Sabato 18 Maggio 2024

11.02.20 Lenzing (Alta Austria), stabilimento gruppo LenzingAl passaggio da un anno all’altro c’è la consuetudine, anche in Austria, di fare un po’ di bilanci e di previsioni. Esperienze anche recenti dovrebbero indurci alla prudenza, poiché molti calcoli in passato si sono spesso rivelati sbagliati. Ma, se sui pronostici si possono nutrire legittimi dubbi, sui consuntivi non si può dir nulla, se non limitarsi a prenderne atto. Tra questi riveste un particolare interesse quello che riguarda la produzione industriale austriaca, perché conferma finalmente una svolta positiva e incoraggiante: nel 2010 le imprese dei nostri vicini di casa sono tornate a crescere, dopo un 2009 in cui si era toccato il fondo.

Il dato è abbastanza significativo: il fatturato complessivo è cresciuto del 6% e ha contribuito a una crescita del Prodotto interno lordo che si aggira intorno all’1,9%, il doppio quasi di quanto è previsto in Italia. Il buon andamento della produzione non è stato determinato da un aumento della domanda interna, ma dalle esportazioni. Non è un caso, quindi, che tra le prime dieci società quotate alla Borsa di Vienna le performances migliori si siano registrate in sei di esse: Schoeller Blackmann, Rhi, Andritz, Semperit, Voest e Zumtobel. Non è un caso, perché sono proprio le aziende che esportano l’80% della loro produzione. E, grazie all’export, nel 2010 hanno avuto una crescita dal 36 all’80%.

Che cos’hanno in comune queste società, oltre alla elevata quota di prodotto destinata all’estero? Sono tutte aziende che già prima della crisi avevano investito molto in ricerca e sviluppo. Il segreto è tutto lì, nell’innovazione, per essere competitivi sul mercato globale, unica via d’uscita dalla crisi. È un “segreto” peraltro condiviso in Austria da molte aziende, tant’è vero che la ricerca assorbe il 2,7% del Pil, segno che tutte le imprese – chi più, chi meno – fanno la loro parte. E la fa la sua anche lo Stato, che per favorire la ricerca consente detrazioni dagli utili di bilancio fino al 135% delle spese sostenute (in altre parole, si può detrarre più di quanto si è speso e, se nel bilancio non ci sono utili da cui detrarre, si può chiedere l’8% in contanti dall’erario).

Un altro elemento distintivo della crescita industriale austriaca riguarda il personale. Qui, negli anni di crisi, le aziende non hanno tagliato posti di lavoro (o non lo hanno sempre fatto), ma hanno puntato piuttosto sul “Kurzarbeit”, cioè sul “lavoro ridotto”. Lavorare un po’ di meno, percependo salari minori, ma lavorare tutti o quasi tutti. Il vantaggio è stato che, al momento della ripresa, le aziende si sono trovate pronte immediatamente a rimettersi in moto, perché avevano la manodopera già in casa e non dovevano appena andarsela a cercare. Un atteggiamento nei confronti del personale che punta anche sulla fidelizzazione (l’operaio si sente partecipe dei successi e delle difficoltà dell’azienda) e sulla conservazione delle professionalità.

Se la crescita della produzione è stata del 6%, non significa che tutti i settori siano cresciuti allo stesso modo; in alcuni, anzi, la stagnazione è continuata. E così, mentre vi sono imprese come la Lenzing e l’Andritz, proiettate sui mercati dell’Asia, il cui fatturato ha superato quello che avevano prima della crisi, molte altre sono ancora lontane da questo traguardo. L’Industrielle Vereinigung (la Confindustria austriaca) ha calcolato che nel 2010 sia stata sfruttata all’83% la capacità produttiva degli impianti esistenti. Molta strada resta ancora da fare. In difficoltà si trova ancora il settore dell’edilizia, il cui fatturato nel 2009 era crollato di oltre l’11% e da allora non si è più ripreso. Gli investimenti nel settore sono molto cauti e prima di costruire nuovi immobili si cerca di utilizzare al meglio quelli esistenti.

La previsioni, tuttavia, inducono all’ottimismo e, pur con la prudenza richiamata all’inizio, poggiano su fondamenta solide. Da un’analisi effettuata l’estate scorsa dall’Industrielle Vereiningung a livello mondiale, risultavano essere 58 i Paesi con un tasso di crescita superiore al 4%; negli ultimi mesi il loro numero è salito a 70. Significa che nel mondo attualmente vi sono 70 “locomotive” grandi o piccole pronte a comprare. I Paesi che saranno in grado di vendere loro i prodotti di cui hanno bisogno possono guardare il futuro con speranza. L’Austria è tra questi.

Nella foto, lo stabilimento principale del gruppo Lenzing, nella cittadina dallo stesso nome in Alta Austria.

 [Questo articolo è stato pubblicato anche nella rivista “Realtà Industriale” della Confindustria di Udine]

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