Contrordine compagni! Il vincitore del congresso del Partito socialdemocratico austriaco (Spö) ha perso, mentre lo sconfitto ha vinto. Nell’arco di 48 ore il risultato del voto di sabato è stato capovolto. Si è trattato di un banale quanto incredibile errore tecnico della commissione elettorale, che, dopo aver contato le schede di voto dei delegati e fatto le somme, ha scambiato i due risultati.
In seguito a questa fatale svista, sabato pomeriggio era stato proclamato eletto segretario dell’Spö Hans Peter Doskozil, attuale governatore del Burgenland, con il 52,7%. Si era imposto – così almeno sembrava in quel momento – al rivale Andreas Babler, sindaco in carica di Traiskirchen, dato al 47,3%.
I due candidati rappresentano due mondi diversi e contrapposti nell’area socialdemocratica austriaca. Il primo è considerato un esponente pragmatico, piuttosto populista, pronto a governare con chiunque (nel Burgenland, dove l’Spö è maggioritario, ha formato una coalizione con l’estrema destra dell’Fpö). Il secondo è il portabandiera dell’estrema sinistra dura e pura, qualche giorno fa si era definito marxista e un paio di anni fa si era espresso contro l’Ue, definendo la politica estera dell’Europa peggiore di quella della Nato.
Da quanto detto appare evidente che, a seconda di chi dei due avesse preso le redini dell’Spö, il partito avrebbe affrontato le elezioni politiche del prossimo anno con strategie, candidati e programmi completamente diversi. E con diverse possibilità di stringere alleanze e tentare la scalata alla cancelleria federale. In quest’ottica il presunto vincitore Doskozil fin da sabato sera si era messo al lavoro, per modellare il partito a sua immagine e somiglianza.
Già per domani era stata convocata una direzione nazionale, che sarebbe servita a Doskozil per nominare suoi uomini di fiducia nei posti chiave, a cominciare da quello di capogruppo in Parlamento (di norma è lo stesso segretario a svolgere questo ruolo, se sta all’opposizione, ma Doskozil non è deputato). In questa prospettiva, molti compagni erano subito saltati sul carro del vincitore, mentre altri, di diverso orientamento, si erano dimessi o avevano addirittura restituito la tessera, non volendo aver nulla a che fare con un leader che flirta con l’estrema destra, di cui condivide quasi alla lettera la politica anti-immigrazione. Ora si deve ricominciare tutto daccapo, con i posti sul carro del vincitore che dovranno essere lasciati liberi per altri viaggiatori.
Alla commissione elettorale va riconosciuta l’onestà di aver ammesso l’errore. Il quale errore è stato scoperto per puro caso, come ha spiegato in una conferenza stampa la presidente Michaela Grubesa. I delegati al congresso erano 609, ma avevano votato in 608, perché la segretaria uscente Pamela Rendi-Wagner aveva preferito disertare i lavori. Dal conteggio finale era risultata mancante una scheda.
Una sola scheda non avrebbe fatto la differenza, ma per un eccesso di scrupolo la commissione elettorale aveva deciso ieri mattina di ripetere comunque lo spoglio. E, grazie a questo bis, ha scoperto la madornale svista di sabato: i voti di Babler erano stato attributi a Doskozil. Se non fosse mancata quell’unica scheda (risultata peraltro nulla), le schede dei delegati sarebbero rimaste nel cassetto e nessuno mai avrebbe saputo dello scambio.
Un errore e un imbarazzo del genere – ci ha fatto osservare un collega austriaco – sarebbe stato risparmiato all’Spö, se si fossero applicate le sagge regole che la Chiesa cattolica romana applica da secoli nel Conclave: brucia subito le schede, dopo ogni votazione, sia che il papa sia stato eletto, sia in caso contrario. Servono per produrre il fumo, bianco o nero, per comunicare ai fedeli in piazza San Pietro l’esito della votazione. Ma servono anche a cancellare ogni traccia di come hanno votato i reverendi cardinali.
NELLA FOTO, Andreas Babler, a sorpresa nuovo segretario dell’Spö, mentre saluta con il pugno alzato.
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