Paralizzati tra l’utopia di una raccolta differenziata al 100 per cento e l’accecamento ideologico contro gli inceneritori, continuiamo a smaltire i rifiuti nelle discariche. Quando le discariche sono piene e i rifiuti incominciano ad accumularsi lungo le strade e sui marciapiedi, allora la soluzione di emergenza è l’esportazione. Esportiamo i rifiuti, come altri prodotti industriali, ma il conto lo paghiamo noi, non chi li riceve. E chi li riceve non è un Paese del terzo mondo, ma della civilissima Europa centrale.
L’ultimo “affare” lo sta facendo l’Austria, verso cui sono in viaggio, in questo momento, i rifiuti di Battipaglia (Salerno). L’Austria, come è noto, è un Paese che ha molta cura dell’ambiente e della salute dei suoi cittadini. In 5 Länder su 9 (tra cui la capitale Vienna, che ha lo statuto di un Land) i Verdi sono al governo, a Innsbruck sono il primo partito e hanno espresso il sindaco, presto forse entreranno anche nel governo dello Stato (le trattative sono in corso). Questo per dire che il Paese dove saranno bruciati i nostri rifiuti non sottovaluta i rischi della diossina e delle polveri sottili.
Eppure proprio l’Austria ha eliminato ormai da oltre dieci anni le discariche, sostituendole ovunque con inceneritori. A Vienna ce ne sono quattro, uno in centro città, non lontano dall’Ospedale generale, il più grande ospedale d’Europa. Vi lavorano un paio di migliaia di medici: nessuno ha mai sollevato obiezioni sulle esalazioni del vicino inceneritore. Non perché non ce ne siano, ma perché sono di gran lunga inferiori a quelle prodotte dal traffico veicolare lungo il vicino Donaukanal.
I rifiuti di Battipaglia, tuttavia, non arriveranno a Vienna, ma a un impianto di Sankt Pölten, capoluogo della Bassa Austria. La società che si occuperà dello smaltimento è la Zöchling Abfallverwertung GmbH, che si è aggiudicata l’appalto, vincendo una gara internazionale. Il nome della ditta è illuminante: “Abfallverwertung” significa “utilizzazione”, ma anche “valorizzazione” dei rifiuti. La Zöchling, infatti, ci guadagnerà non soltanto con i soldi che incasserà dal “fornitore” italiano, ma anche vendendo l’energia termica ed elettrica che ricaverà dalla combustione dei rifiuti importati. In questo senso avevamo parlato sopra di “affare”. La Zöchling se ne intende: opera in questo settore da trent’anni e attualmente ha 400 dipendenti.
L’operazione – come già in passato per precedenti rifiuti spediti in Austria dall’Italia – è avvenuta nel rispetto delle norme in materia. In particolare la Zöchling Abfallverwertung GmbH ha chiesto preventivamente l’autorizzazione del Ministero per l’Ambiente. Solo dopo averla ottenuta è stato dato il via alla spedizione dei rifiuti: 7.000 tonnellate, che teoricamente dovrebbe richiedere l’impiego di 300 camion, ciascuno caricato con 24 tonnellate.
Una “follia” è stato il commento di Helga Krismer, portavoce dei Verdi della Bassa Austria, che “nessun uomo può comprendere in tempi di crisi climatica”. Krismer ha invocato a questo proposito l’intervento dell’Europa, per costringere ciascun Paese a risolvere in casa propria il problema dello smaltimento rifiuti. Ciò che preoccupa l’esponente dei Verdi, infatti, non è l’impiego dell’inceneritore di Sankt Pölten, ma l’inquinamento prodotto dal viaggio dei rifiuti in camion per migliaia di chilometri. Una “follia”, infatti.
Idea condivisa, peraltro, dalla ditta Zöchling, il cui titolare, Johann Zöchling, proprio a questo proposito ha fatto presente che i rifiuti provenienti dal Sud Italia faranno gran parte del viaggio su carri ferroviari.
Sembrano tante le 7.000 tonnellate di Battipaglia, ma in realtà sono poche se messe a confronto con Roma, che produce ogni giorno 1.100 tonnellate. Anche la nostra capitale è da tempo in una situazione di emergenza. In luglio il Comune capitolino aveva lanciato un sos all’impianto di incenerimento rifiuti di Zwentendorf (anche questo situato in Bassa Austria, lungo le rive del Danubio), dove già nel 2017 erano state spedite 70.000 tonnellate. Qui a occuparsi dei rifiuti è la Energieversorger Evn, una società pubblica, con principale azionista il Land Bassa Austria.
Questa volta, però, la risposta è stata negativa, perché l’impianto di Zwentendorf, pur nato sovradimensionato per le esigenze originarie del suo territorio, è già utilizzato al massimo della sua capacità. Il che la dice lunga sulla tesi sostenuta in Italia da chi si oppone agli inceneritori, secondo cui sarebbero ormai sottoutilizzati e resi pressoché inutili dalla raccolta differenziata. L’impianto di Zwentendorf dimostra proprio il contrario: anche con una differenziata spinta il residuo da bruciare resta sempre tanto e, anzi, cresce ogni anno.
NELLA FOTO, l’incendio divampato in un deposito di ecoballe di Battipaglia nell’agosto scorso, l’ennesimo – si legge nella stampa locale – nell’arco dell’ultimo anno e mezzo. L’inquinamento provocato da ciascuno di questi incendi non sarà prodotto dall’inceneritore di Sankt Pölten nell’intero ciclo della sua attività di smaltimento.
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