Sabato 18 Maggio 2024

18.04.26 Günther AlbelLa Procura federale austriaca anticorruzione ha chiesto il rinvio a giudizio di circa 250 tra scrutatori e presidenti di seggio per le irregolarità riscontrate nelle elezioni presidenziali del 2016, conclusesi con la vittoria dell’ex leader dei Verdi Alexander Van der Bellen. Le accuse vanno dal falso in atto pubblico all’usurpazione di funzioni pubbliche, alla falsificazione di prove, a false deposizioni, alla violazione del segreto d’ufficio e ad altri reati minori. Le pene possono arrivare a 5 anni di reclusione.

A suo tempo molti in Italia avevano parlato di “brogli elettorali”. In realtà – come era stato accertato dalla Corte costituzionale investita del caso – non c’era stato alcun broglio, ma soltanto molta sciatteria nelle operazioni di spoglio dei voti inviati per posta, oltre 700.000 (circa il 13% del totale). La legge prevedeva che lo scrutinio dovesse incominciare alle 9 del lunedì (dopo che alla domenica erano stati scrutinati i voti espressi normalmente ai seggi), mentre per accelerare i tempi in molti seggi era stato anticipato già alla domenica sera. Inoltre non tutti gli scrutatori erano stati sempre presenti allo spoglio, pur avendo alla fine firmato falsamente i verbali.

Nelle audizioni davanti alla Corte costituzionale erano stati sentiti 67 testimoni, i quali avevano candidamente ammesso che si era sempre fatto così, per finire prima il lavoro e perché da Vienna il ministero dava fretta, per poter comunicare i risultati alla stampa. Non secondaria la motivazione economica: in Austria gli scrutatori non sono pagati o ricevono soltanto un piatto di wurstel e crauti o un panino. Lavorare gratis la domenica d’accordo, ma il lunedì diventa un problema. Ecco perché molti avevano preferito far notte la domenica o avevano disertato il seggio al lunedì, fidandosi dei colleghi presenti o addirittura dei soli funzionari degli uffici elettorali.

Perché allora questa volta era scoppiato il caso e in tutte le elezioni precedenti nessuno aveva avuto nulla da obiettare, benché fosse noto a tutti come andavano le cose? Perché il candidato dell’estrema destra, Norbert Hofer, aveva perso al ballottaggio per soli 30.863 voti (su oltre 4 milioni), e aveva tutto l’interesse a far ripetere la consultazione, confidando di farcela in un ballottaggio bis. Per ottenere l’annullamento aveva convinto gli scrutatori del suo partito ad autodenunciarsi, “svelando” ufficialmente ciò che tutti già sapevano: cioè che lo scrutinio era stato fatto fuori orario e senza l’osservanza rigorosa delle norme. L’obiettivo dell’annullamento era stato raggiunto, ma a prezzo dell’incriminazione degli scrutatori.

Tra gli accusati figura anche il sindaco di Villaco Günther Albel, socialdemocratico, responsabile dell’ufficio elettorale mandamentale, dove erano confluiti i voti inviati per posta. Una sua condanna potrebbe avere anche un costo politico: le dimissioni. Ma il legale del sindaco ha già fatto sapere che tenterà la strada della “diversione”, un istituto del diritto penale austriaco che consente di evitare il processo, sostituito da un lavoro socialmente utile. In tal caso non viene pronunciata alcuna condanna e il nome dell’imputato non compare nel casellario penale: la carriera politica è salva.

 

  NELLA FOTO, il sindaco di Villaco Günther Albel, sotto accusa nel suo ruolo di responsabile dell’Ufficio elettorale mandamentale, dove confluivano i voti inviati per posta.

______________________

Austria Vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.

 

Lascia un commento