Sabato 18 Maggio 2024

16.01.26 Ministra degli Interni Johanna Mikl-LeitnerChe le ondate migratorie stiano mettendo in crisi l’Europa non deve sorprendere nessuno. Di fronte a un flusso di uomini delle dimensioni a cui stiamo assistendo dovremmo stupirci del contrario. Purtuttavia le conclusioni che se ne traggono sono ben lontane dalla realtà.

Non appartiene alla realtà l’affermazione – udita anche ieri, dopo il vertice di Amsterdam dei ministri degli Interni dei 28 Paesi dell’Ue – che l’Austria ha ripristinato i controlli alle frontiere, mandando in soffitta il trattato di Schengen. Lo hanno scritto molte testate nei loro siti on line e lo ha ribadito persino l’Ansa, in un servizio delle 21.35, indicando anche l’Austria (accanto a Germania, Svezia, Norvegia, Francia e Danimarca) tra “i sei Paesi che attualmente hanno ripristinato i controlli”.

Ora è vero esattamente il contrario. L’Austria non ha ripristinato alcun controllo alle sue frontiere. Non occorre un atto di fede in questo blog per convincersene, basta entrare in Austria da Tarvisio (ma anche dalla Svizzera, dal Liechtenstein, dalla Germania, dalla Cechia, dalla Slovacchia) per rendersi conto che non ci sono posti di blocco, con poliziotti, e non occorre esibire documenti.

Certo, gli austriaci controllano i profughi provenienti dalla Slovenia, attraverso i valichi di Spielfeld (di nuovo in piena efficienza) e, in misura minore, anche da Jesenice, ma non da ora. La situazione era la stessa anche una settimana fa, un mese fa, mezzo anno fa. Insomma, non è cambiato nulla che giustifichi l’allarme di questi giorni.

A margine del vertice di Amsterdam di ieri, la ministra austriaca degli Interni, Johanna Mikl-Leitner ha dichiarato che “lo spazio di Schengen è seriamente minacciato”. E ha aggiunto: “Ognuno deve essere consapevole che l’esistenza dello spazio di Schengen è in bilico e che bisogna subito fare qualcosa”.

Quando parla un ministro deve essere preso molto sul serio, perché le sue non sono chiacchiere da bar sport. Così come la scorsa settimana avevamo preso molto sul serio il cancelliere Werner Faymann e il suo annuncio della sospensione di Schengen. Salvo apprendere il giorno dopo dal portavoce della cancelleria che non era niente vero e che le sue dichiarazioni erano state male interpretate.

Insomma, la situazione attuale non è cambiata rispetto a ieri. Confini ancora aperti, controlli sui migranti lungo la rotta dei Balcani, che dalla Croazia, per la Slovenia, arrivano in Austria e in Germania. La sola novità, per il momento, è il maggior rigore nei respingimenti di chi non ha diritto all’asilo (in Austria o in Germania) o ha diritto all’asilo, ma nel primo Paese dell’Ue dov’era stato registrato. Ma questi provvedimenti riguardano mediamente 200 persone che dalla Germania vengono rimandate in Austria e un numero analogo che dall’Austria vengono rimandate indietro: una quantità insignificante rispetto al totale di quelli che sono stati accolti.

Domani le cose potrebbero cambiare. Basterebbe, per esempio, che la Germania chiudesse le sue porte, per avere un effetto domino lungo tutta la rotta dei Balcani. Ma oggi non è così o non è ancora così. L’annuncio che viene dato a giorni alterni della sospensione di Schengen rischia di diventare una di quelle profezie che si autoavverano.

 

NELLA FOTO, la ministra degli Interni dell’Austria, Johanna Mikl-Leitner.

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