Sabato 18 Maggio 2024

11.09.26 Braunau, casa natale di Hitler 3889173205_2f3690e132Che cosa hanno in comune cittadine così distanti tra loro come Braunau, Predappio, Gori, Kaufering, Kielce? Quelle appena nominate – ma l’elenco potrebbe continuare – si trovano in Austria, in Italia, in Georgia, in Polonia, in Germania.. Digiti il loro nome su Google e scopri subito la risposta: una è la patria di Hiler, l’altra di Mussolini, l’altra ancora di Stalin, Kaufering è una delle succursali di Dachau, Kielce è il teatro dell’ultimo pogrom in cui 50 ebrei furono uccisi da una folla inferocita nel luglio 1946, a guerra finita da oltre un anno.

È il peso di queste tragiche coincidenze della storia che grava su di loro. A lungo i loro abitanti hanno tentato di rimuovere il passato, di far finta che nulla fosse mai accaduto. Ma quel “passato che non passa” si è ripresentato inesorabilmente. C’è voluto oltre mezzo secolo perché le nuove generazioni riuscissero finalmente, ma non senza difficoltà, a fare i conti con la loro storia.

Una tappa importante di questa rielaborazione del passato si è svolta in questo fine settimana proprio a Braunau, la cittadina sull’Inn dell’Alta Austria, che diede i natali ad Adolf Hitler. È qui che da venerdì si è tenuto un convegno (si è concluso ieri) dal titolo significativo: “Una difficile eredità”. Quella di Braunau, dove dopo oltre sessant’anni non si sa ancora cosa fare della casa natale di Hitler, e quella delle altre località menzionate.

Per questo all’incontro hanno partecipato per portare la loro testimonianza il sindaco di Predappio Giorgio Frassineti, il direttore del museo di Tiflis, Lasha Bakradze, che ha competenza sul museo di Gori dedicato a Stalin, il professor Stanislav Meducki dell’Università di Kielce e altri colleghi universitari di Austria e Germania, per parlare delle succursali della morte del campo di Dachau in Baviera, del castello di Etzelsdorf in Alta Austria, uno dei tanti ospizi in cui i nazisti rinchiusero e lasciarono morire oltre 200.000 bambini strappati alle prigioniere costrette ai lavori forzati, del castello di Hartheim, dove fu messo in atto il programma di eutanasia noto con il nome in codice “Aktion T4” per eliminare gli handicappati, “vite non degne di essere vissute”, dell’Obersalzberg del Berchtesgaden, il “nido delle aquile”, arroccato luogo di ritiro di Hitler.

Tre giorni intensi in cui i relatori hanno riferito come è stata gestita la “loro pesante eredità”. Una straordinaria occasione di confronto – impensabile in Austria fino a pochi anni fa – ma anche di stimolo per Braunau, che invece non sa ancora che fare della “sua” eredità, la casa natale di Adolf Hitler.

La proprietaria dell’immobile, Gerlinde Pomper, non vuol saperne di cederlo e di vederlo trasformato in un luogo della memoria. Già 28 anni fa non consentì che sulla facciata che dà sulla strada fosse apposta una lapide commemorativa (il Comune fu costretto a ripiegare con la posa sul marciapiede antistante di una pietra della cava di Mauthausen, con la scritta: “Per la pace, la libertà la democrazia. Milioni di morti ammoniscono: mai più il fascismo”.

Finora l’edificio era stato preso in affitto dallo Stato e subaffittato al Comune per un servizio diurno di assistenza sociale. Il contratto è giunto a scadenza e il Comune vorrebbe approfittarne per acquisire l’edificio e cambiarne destinazione. Ma, a parte l’indisponibilità della proprietaria, quale destinazione?

Da un lato c’è la proposta della storica tedesco-americana Anna Rosmus di farne un “museo dei liberatori americani”, intitolandolo al gen. Reinhart, comandante della divisione Usa entrata per prima in Alta Austria, che il 2 maggio 1945 sventò il tentativo di un commando nazista di far saltare in aria la casa di Hitler. Dall’altro, la proposta di uno storico locale, Andreas Maislinger, di farne una “Casa della responsabilità” – anziché un centro di documentazione su Hitler e sul nazionalsocialismo – dove “possano incontrarsi i giovani di tutto il mondo”.

Il sindaco Hannes Waidbacher nicchia. L’idea di una “casa della responsabilità” non lo convince molto (“Che c’entra con il luogo dove è nato Hitler? la si può fare ovunque”). Ma suscita perplessità anche il progetto di un museo. Si teme che, a prescindere dalle finalità educative dei suoi contenuti, possa diventare meta di pellegrinaggio di fanatici neonazisti. Ma il ragionamento che taglia la testa al toro è finanziario: il Comune non ha i soldi per acquistare l’edificio. Se le cose stanno così, si può dar credito alle voci che già circolano: la casa di Hitler potrebbe diventare presto sede degli uffici del fisco.

 

Nella foto, la casa di Braunau in cui nacque Adolf Hitler. Sul marciapiede si vede la pietra della cava di Mauthausen che, chissà perché, anziché condannare il nazismo, condanna il fascismo, che in Austria era perseguitato dal nazismo.

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