Sabato 18 Maggio 2024

19.09.27 Manifesti campagna elettoraleIl copione delle elezioni in Austria, dove domani si andrà al voto per il rinnovo del Parlamento, sembrava già scritto da almeno quattro mesi. Da maggio infatti tutti i sondaggi che si sono susseguiti davano sempre in testa con netto distacco il Partito popolare (Övp) di Sebastian Kurz, che avrebbe stravinto, assicurandosi così la riconquista della cancelleria federale. Anche l’ultimo sondaggio di sei giorni fa conferma questa tendenza: Övp 34%, Spö (socialdemocratici) 23%, Fpö (nazionalisti-sovranisti) 21%, Verdi 11%, Neos (formazione conservatrice liberale) 8%.

Tutto lascia supporre che lo scrutinio delle schede di domenica sera confermerà questi dati. Il “rebus” Austria non riguarda dunque il risultato delle elezioni, ma ciò che verrà dopo. Quale sarà la coalizione che governerà l’Austria nei prossimi 5 anni e se vi sarà un riavvicinamento all’Europa o uno scivolamento verso il gruppo di Visegrad.

La soluzione fino a ieri più probabile – una riedizione della coalizione Övp-Fpö – diventa incerta ogni giorno che passa. È chiaro che Kurz la preferirebbe e anche il nuovo leader dell’Fpö, Norbert Hofer, è della stessa idea. Anzi, va dicendo da settimane che il suo partito o governerà con l’Övp oppure andrà all’opposizione. Non prende in considerazioni altre alleanze.

Ma il problema è che Hofer (quello che tre anni fa stava per diventare presidente della Repubblica) rappresenta l’ala moderata dell’Fpö, il suo volto più presentabile. Chi invece comanda veramente nel partito è Herbert Kickl, esponente dell’ala radicale vicina alle “Burschenschaften” neonaziste (a cui peraltro non appartiene). Kurz ha posto il veto su di lui, per alcune discutibili iniziative assunte da ministro degli Interni nel precedente governo, che avevano isolato l’Austria sul piano internazionale (i servizi di intelligence di Vienna non partecipano più alle riunioni del “Club di Berna”, perché i colleghi degli altri servizi europei non si fidano di condividere con l’Austria dati sensibili su terrorismo ed estremismo di destra).

A questa pietra d’inciampo se n’è aggiunta ora un’altra: la mina vagante rappresentata dal predecessore di Hofer, Heinz-Christian Strache, già vicecancelliere, carica da cui si era dimesso in maggio, dopo lo “scandalo di Ibiza” (in un video registrato sull’isola lo si vedeva trattare appalti pubblici con una sedicente miliardaria russa in cambio di tangenti). Strache da allora si era fatto da parte, ma poi è tornato alla carica, pretendendo di ricandidarsi alle elezioni di Vienna del prossimo anno, contro il parere di metà del suo partito. Nei giorni scorsi, inoltre, è trapelata la notizia degli scandalosi compensi percepiti in questi anni: 42.000 euro al mese, tra indennità di carica, somme versate dal partito e rimborsi spese.

È immaginabile l’imbarazzo nell’Fpö, che vorrebbe liberarsi di Strache, ma non osa farlo prima del voto di domani, temendo le reazioni di una parte della base elettorale ancora infatuata di lui. L’espulsione sarà decisa probabilmente in una riunione già convocata per martedì, dopo di che vi sarà un rimescolamento delle carte, perché molti temono che Strache, cacciato dal partito, si presenti alle elezioni di Vienna con una propria lista, spaccando il fronte dell’estrema destra.

Con un partito così disgregato e soprattutto con il veto di Kurz su Kickl, una coalizione tra Övp ed Fpö appare a dir poco problematica e induce a prendere in considerazione altre ipotesi di governo. Che poi, per ragioni matematiche, sono soltanto due ed entrambe prevedono la partecipazione come partner principale dell’Övp.

La prima è un ritorno alla vecchia “Grosse Koalition” con l’Spö, che però nelle sue ultime edizioni era stata un fallimento, per la diversità di vedute tra i due partiti su tutti i temi, in particolare su quello dei migranti. Ora il fenomeno migratorio è quasi inesistente in Austria e non risulta al primo posto nel dibattito preelettorale, ma tra Kurz e la leader dei socialdemocratici, Pamela Rendi-Wagner, vi è un odio viscerale che traspare in tutti i confronti televisivi. Impossibile che governino insieme. Övp ed Spö potrebbero allearsi soltanto se Rendi-Wagner uscisse di scena (eventualità da non escludere dati gli insuccessi del partito sotto la sua guida).

L’altra ipotesi rappresenterebbe una novità assoluta in Austria: una coalizione a tre con Verdi e Neos. Le incompatibilità sono tante, soprattutto con i Verdi, ma non mancano elementi in comune: in primo luogo l’europeismo convinto di tutti e tre. Dai sondaggi, inoltre, risulta che questa sarebbe la forma di governo preferita dagli austriaci.

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