Sabato 18 Maggio 2024

21.07.01 Vienna; lumini e fiori su luogo ritrovamento ragazza assassinata DonaustadtUna ragazza di 13 anni è stata strangolata e il suo corpo è stato abbandonato su un prato, accanto a un albero, nella Donaustadt, il quartiere di Vienna che si espande sulla sponda sinistra del Danubio. Sale così a 15 il numero dei femminicidi commessi quest’anno, che collocano l’Austria in testa alla classifica per questo genere di delitti.

L’ultimo doloroso caso sta facendo molto discutere, non solo per la gravità del fenomeno in sé e non solo per la giovanissima età della vittima. Fa discutere perché le persone sospettate sono due afghani, anch’essi molto giovani. Alla loro identificazione la polizia sarebbe giunta grazie alle immagini riprese nella notte tra venerdì e sabato dalla videocamera di sorveglianza di una farmacia della zona, l’”Apotheke Neu Kagran”.

I presunti assassini sono stati arrestati martedì e hanno rispettivamente 16 e 18 anni. Il primo, ancora minorenne, era giunto da poco in Austria e aveva presentato richiesta di asilo. Il secondo vi era arrivato con l’ondata migratoria del 2015, non aveva ottenuto asilo, ma un permesso di soggiorno per protezione sussidiaria (essendo 6 anni fa minorenne, in base alle norme internazionali non poteva essere rimpatriato).

Sulle circostanze dell’omicidio la polizia sta ancora indagando. Gli inquirenti propendono a credere che sia stato commesso in una casa o in un appartamento della Donaustadt e che solo successivamente il cadavere sia stato trasportato sul prato. La vittima era una ragazza di Tulln (località della Bassa Austria, situata lungo il Danubio a monte di Vienna), che più volte si era allontanata da casa. L’identificazione non è stata semplice. I genitori si sono fatti avanti quando hanno appreso la descrizione diffusa dalla polizia. Non si sa se la giovane abbia subito violenza sessuale prima di essere uccisa.

Quanto ai presunti assassini, la discussione a livello politico e mediatico riguarda soprattutto quello maggiorenne. Aveva già subito una condanna per rapina e altre due per traffico di stupefacenti. Su di lui pendeva inoltre una dozzina di denunce per episodi di violenza. E ora questo omicidio (per il momento solo presunto). L’opinione pubblica si chiede che cosa ci facesse ancora in Austria e perché non fosse stato rispedito al suo Paese. Il primo e il secondo governo Kurz non avevano promesso il pugno di ferro nei confronti degli immigrati responsabili di gravi reati? Il femminicidio della Donaustadt ha in un certo senso reso evidente quanto fumo e quanta propaganda ci sia in chi dichiara guerra all’immigrazione illegale, ma in realtà non è capace di assumere i provvedimenti necessari per arginare realmente il fenomeno.

Al giovane afghano arrivato in Austria nel 2015 era stata concessa la protezione sussidiaria, in quanto minorenne. Nel 2019 quella protezione gli era stata revocata, perché per due volte era stato condannato per reati di droga. Tuttavia non era stato possibile avviare le procedure di rimpatrio, perché ancora minorenne.

Soltanto al compimento del 18. anno l’ufficio competente per questi adempimenti (il Bundesamt für Fremdenwesen und Asyl) era potuto intervenire, ma si era trovato subito bloccato. Il giovane aveva presentato ricorso al Tribunale amministrativo federale, sostenendo che il disconoscimento della “protezione sussidiaria” fosse una misura sproporzionata per i reati commessi. La sentenza del tribunale sarebbe dovuta arrivare entro tre mesi, in base alla legge sull’immigrazione. Ma anche in Austria la giustizia non è così rapida come molti propendono a credere: dopo un anno e mezzo l’organo giudiziario amministrativo deve ancora esprimersi. Nel frattempo l’afghano si è reso responsabile di altri reati, è stato arrestato e poi rilasciato. Era a piede libero quando si presume che abbia ucciso la ragazza di Tulln.

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Quindici femminicidi in sei mesi. L’ultimo attribuibile a due immigrati, i precedenti tutti commessi da austriaci, per lo più in ambito familiare (in due casi si è trattato di omicidio-suicidio). Significa dunque che la violenza non è un’esclusiva di chi arriva da lontano e da un’altra cultura, ma che anche nella società austriaca la donna è meno protetta e spesso vittima?

Sì e no. Le semplificazioni sono sempre ingannevoli. Non è vero che tutti gli afghani o, più in generale, tutti gli immigrati abbiano una propensione a delinquere, come asseriscono esponenti della destra sovranista, in Italia e in Austria. Ma è vero che negli afghani la propensione a delinquere è superiore a quella delle comunità che li accolgono. È superiore anche a quella di altre comunità di immigrati, che vivono anch’esse le stesse condizioni di emarginazione e che pure non uccidono, non rubano, non spacciano droga.

In Austria gli afghani rappresentano lo 0,49% della popolazione, ma dei 276.344 delitti denunciati nel 2020, l’1,8% erano attribuibili ad essi: quasi 4 volte più della media nazionale. Statistik Austria (ovvero l’istituto di statistica del Paese) ci fornisce altri interessanti elementi di confronto. Uno dei delitti più frequenti in Austria è quello di lesioni personali: su questo fronte il “contributo” degli afghani sale al 2,78%. Nei reati per spaccio di droga siamo al 2,47%. Nel campo dei reati a sfondo sessuale la percentuale degli afghani è del 3,28%. Per gli stupri sale addirittura al 5,42%.

NELLA FOTO, lumini e fiori portati dalla gente sul prato della Donaustadt, dove è stato ritrovato il corpo della ragazza di 13 anni assassinata.

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