Domenica 2 Giugno 2024

20.08.02 Vienna, ospedale Covid in Fiera (Messe Wien) - CopiaAnche Vienna nei giorni più drammatici dell’epidemia da Coronavirus aveva avuto l’idea di affrontare l’emergenza allestendo un nuovo ospedale nei padiglioni della sua Fiera, al Prater. Non proprio dello stesso tipo di quello venuto in mente a Guido Bertolaso, per la Fiera di Milano, ma con sorprendenti analogie: la prima è il costo esorbitante, la seconda è che, come quello di Milano, non è servito a nulla. Dell’ospedale di Bertolaso sappiamo già tutto, per cui non intendiamo tornarci sopra. Qui ci limitiamo a parlare dell’ospedale di Vienna.

L’annuncio della sua realizzazione venne dato a metà marzo. Gli austriaci guardavano con angoscia e trepidazione le immagini che giungevano dall’Italia, dove gli ospedali e le terapie intensive erano al collasso e dove i medici dovevano scegliere tra chi curare e chi lasciar morire. Parve subito necessario fare in modo di non ripetere gli errori che si erano visti in Italia. In primo luogo separare nettamente gli infetti da Coronavirus dagli altri malati, per evitare il diffondersi del contagio. Così, per esempio, fu deciso di riservare l’ospedale “Kaiser MichaeFranz Joseph” esclusivamente ai contagiati, trasferendo in altri nosocomi tutti gli altri pazienti. E fu messo in conto anche di dover procedere allo stesso modo con altri ospedali minori, qualora la capienza del “Franz Joseph” non fosse bastata.

In questa logica, ai responsabili della sanità viennese venne in mente l’idea di trasformare tre padiglioni della Fiera in ospedale provvisorio. Non come quello della Fiera di Milano, pensato per le terapie intensive, ma come luogo di degenza per tutti i contagiati che non potessero chiudersi in quarantena a casa loro e avessero bisogno di cure.

Vedendo quel che era capitato in Italia, ci si preparava dunque a una valanga di ricoveri. E proprio per questo vennero montate 880 cuccette nei padiglioni A e C della Fiera, cui furono aggiunte altre 480 nel padiglione D. In tutto dunque 2.240 posti letto, facilmente aumentabili a 3.000, se necessario, utilizzando lo spazio residuo.

Fortunatamente – o forse per le misure messe tempestivamente in campo – il disastro italiano qui non si è ripetuto. Non c’è stata la valanga di ricoveri e non ci sono state terapie intensive sature. Anzi, in segno di solidarietà verso l’Italia, si è trovato posto anche per ricoverare alcuni pazienti del nostro Paese.

E del “lazzaretto” allestito in Fiera che ne è stato? Tra marzo e luglio sono stati ricoverati solo 294 pazienti. Ora è completamente inutilizzato e si pensa ormai al suo smantellamento. L’operazione è costata complessivamente 19,29 milioni, più 5,43 milioni per l’esecuzione dei test sulle persone sospette di contagio. Praticamente per un ospedale inutile si sono spesi giornalmente 160.000 euro.

Ne valeva la pena? Il sindaco di Vienna, Michael Ludwig, e il suo assessore alla salute, Peter Hacker, non vogliono sentir parlare di sprechi. L’operazione è stata decisa in un momento di grande incertezza, come misura preventiva, quando si temeva il peggio. Grazie a Dio il peggio non è venuto. Chi ora parla di sperpero di denaro pubblico – osserva il sindaco – sarebbe stato il primo a denunciare la mancanza di posti letto, se la città non vi avesse provveduto.

 

NELLA FOTO, una panoramica dall’alto del padiglione fieristico di Vienna, trasformato temporaneamente un luogo di degenza e cura per contagiati da Coronavirus.

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