L’Austria da ieri incomincia a conoscere da vicino il Coronavirus. Perché un conto è occuparsene quando colpisce il Paese contermine, un altro conto è quando colpisce in casa. Da ieri anche l’Austria ha i suoi contagiati: sono due italiani di 24 anni, un giovane e una giovane originari della provincia di Bergamo. Vivono e lavorano entrambi a Innsbruck. Ieri mattina si erano svegliati con la febbre e per cautela avevano subito informato per telefono i servizi sanitari. Il tampone effettuato ha confermato poco dopo che si trattava di Coronavirus.
Entrambi sono stati ricoverati in isolamento nella clinica di Innsbruck. Le loro condizioni, anche per la giovane età, non destano preoccupazione. Il problema vero si è presentato subito dopo, quando si è appreso che la ragazza lavorava alla reception del Grand Hotel Europa, storico albergo a 4 stelle nel centro di Innsbruck. Già ieri pomeriggio la struttura è stata chiusa e sono iniziati i controlli di tutti gli ospiti e i dipendenti che avevano avuto contatti con la collega italiana.
Il caso di Innsbruck ha reso chiaro a tutti quanto il fenomeno Coronavirus possa colpire alla cieca ovunque e come siano necessarie misure per prevenirne la diffusione. Si è scoperto, così, che sono decine e decine le persone che nell’ultimo weekend erano scese a Venezia per il Carnevale. Considerate a rischio, sono state messe tutte in quarantena domiciliare.
L’aspetto curioso è che tra gli “isolati” figurano un centinaio di infermieri di vari ospedali, che erano partiti per la città lagunare in gita aziendale, benché ormai si sapesse che uno dei focolai dell’epidemia era proprio nel Veneto. Già lunedì era stata data notizia dei pullman rientrati domenica sera con infermieri degli ospedali di St. Pölten (capoluogo della Bassa Austria) e di Deutschlandsberg (è l’ospedale a servizio della Stiria occidentale). Ieri si sono aggiunti 28 dell’ospedale di Salisburgo e 19 di quello di Zams, in Tirolo. Sono stati messi tutti in quarantena per due settimane, proprio nel momento in cui ci sarebbe più bisogno di loro.
A livello politico l’emergenza, almeno per ora, è affrontata con molta razionalità e buon senso. Al ministero degli Interni è stato istituito un comitato di crisi, con la partecipazione dei ministeri della Sanità e dei Trasporti, affiancato da esperti della sanità e dell’ordine pubblico. Domani è previsto un incontro con i governatori di tutti i nove Länder, per concordare una comune strategia (sulle misure per prevenire il contagio, ma anche sulle strutture per accogliere in isolamento persone contagiate, dato che quelle esistenti potrebbero risultare non sufficienti). Venerdì si riunirà anche il Consiglio per la sicurezza nazionale.
È stata esclusa la proposta di chiudere i confini, nella convinzione che sia inutile controllare chi entra e chi esce (non sarebbe servito nei confronti dei due italiani risultati infetti a Innsbruck, ma apparentemente sani quando erano rientrati dall’Italia). I soli a richiedere una cintura sanitaria lungo la frontiera sono i sovranisti dell’Fpö, che ieri hanno proposto di mettere in quarantena anche tutti i profughi arrivati in Austria, benché si trovino nel Paese chi da settimane e chi da mesi.
NELLA FOTO, l’ingresso del Grand Hotel Europa di Innsbruck, presidiato dalla polizia.
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