Non occorre avere una ragione particolare per andare a Vienna. Ci si va e basta, perché la città da sola giustifica il viaggio. Soprattutto ora che, per uno strano scherzo della storia, si ritrova al centro di quella Mitteleuropea di cui per secoli era stata la capitale. Solo in questo modo possiamo comprendere perché Vienna è stata ed è oggi una città così aperta al mondo, ospitale, tollerante, multietnica. Perché da secoli è stata costretta o ha beneficiato del confronto con l’”altro”, con i tanti popoli dell’impero, con la loro lingua, con le loro tradizioni, con la loro cultura. Boemi come Kafka, galiziani come Roth, balcanici come Canetti, sloveni come Plecnik e Fabiani, italiani come Biagio Marin o Giovanni Battista Brusin. Per questo oggi Vienna, a differenza degli altri Länder austriaci, non ha paura dell’”altro”, sia esso un polacco, un bosniaco, un turco o un magrebino. Per questo a Vienna si sta bene e non ci si sente mai stranieri.
Le feste di Natale sono un periodo propizio per andarci e infatti, nei giorni che verranno, tra il Ring e la Stephansplatz si sentirà parlare più italiano che tedesco. Ma anche più in là nella stagione Vienna avrà sempre qualcosa da offrire all’ospite. Tra le tante proposte, due vengono dall’Albertina, il museo celebre per la sua straordinaria collezione di opere grafiche che si trova alle spalle dello Staatsoper. Sono previste in calendario tra metà gennaio e maggio, ma è meglio parlarne per tempo, per consentire a chi è interessato di prendersi le giornate libere che servono per un viaggio.
La prima è una mostra dedicata al pittore Warhol e si intitola “Andy Warhol cars” (22 gennaio – 16 maggio). Poco prima della sua morte, l’artista realizzò su incarico della Daimler il suo ultimo monumentale ciclo di opere: 40 tele di grandi dimensioni, che nel loro insieme costituiscono uno dei momenti culminanti dell’operato di questo fondamentale esponente della pop art. La rassegna prevede anche una interessante sezione dedicata alla storia dell’automobile, in cui si potranno vedere immagini che vanno dalle prime automobili di inizio ‘900 fino alle moderne auto da corsa. Integrano il ciclo di Warhol le opere di Robert Longo, nonché un’installazione video lunga 5 metri di Silvie Fleury, un balletto erotico sul processo di produzione di un’automobile.
Più avanti, ma in parte in sovrapposizione temporanea, l’Albertina farà un salto indietro nel tempo con una mostra di acquarelli dell’Ottocento (10 febbraio – 24 maggio). L’arciduca Ferdinando, il futuro imperatore Ferdinando I (quello che precedette sul trono Francesco Giuseppe), commissionò nel 1833 ai migliori acquerellisti della sua epoca un libro illustrato che contenesse immagini dei paesaggi più belli della monarchia austroungarica e dei Paesi limitrofi. L’Albertina conserva 226 delle 300 pitture realizzate per questa panoramica di immagini, le più preziose delle quali sono opera di Jakob e Rudolf von Alt. La mostra nel palazzo dell’Albertina propone ora una selezione di quest’epoca di fioritura degli acquarelli in Austria, che costituisce anche un’interessante documentazione di com’erano i luoghi dell’impero absburgico nella prima metà del 19. secolo, in assenza di immagini fotografiche.