Domenica 19 Maggio 2024

13.01.03 291 Valico di frontiera secondario del Principato del LiechtensteinSpesso capita che chi arriva per ultimo superi in volata tutti gli altri. E accaduto, per esempio, nell’accordo fiscale con la Svizzera, per far tassare i capitali nascosti nei forzieri delle banche elvetiche, rinunciando a identificarne i titolari. In altre parole, una nuova fonte d’entrata per le casse dello Stato, altrimenti irraggiungibile, in cambio di un salvacondotto per gli evasori.

 

Per prime si erano fatte avanti Germania e Gran Bretagna, che avevano stipulato un accordo in tal senso con Ginevra. Poi si era mosso anche il governo Monti. Infine si era fatta avanti anche l’Austria. Al momento in cui scriviamo, la Germania non ha ratificato l’accordo, per l’opposizione del Bundesrat (la camera dei Länder) contraria a premiare gli evasori fiscali. L’accordo con la Gran Bretagna dovrebbe essere in vigore. Le trattative con l’Italia sono state avviate, ma già interrotte a causa delle elezioni in corso.

 

E l’Austria? L’Austria, che si era mossa per ultima, incomincia già a incassare le prime tasse sui capitali austriaci in trasferta nella repubblica elvetica, che dal prossimo anno diventeranno tasse sugli interessi. Nel frattempo però ha avviato trattative anche con il Liechtenstein, per introdurre un sistema analogo anche per i depositi austriaci presenti in quel principato. L’accordo sarà firmato ufficialmente martedì prossimo, a Vaduz, dalla ministra delle finanze Maria Fekter ed entrerà in vigore nel 2014. Le stime sul gettito che potrebbe derivarne sono indicate dal ministero delle finanze piuttosto vagamente: alcune centinaia di milioni nel primo anno.

 

Il fatto è che, a differenza della Svizzera, nel Lichtenstein accanto ai depositi bancari classici esistono numerose fondazioni, amministrate da società fiduciarie, create di proposito per mettere al sicuro patrimoni “importanti” e farli beneficiare di un trattamento fiscale molto conveniente. Di fondazioni del genere ne esistono attualmente 32.000, di cui fra le 3.000 e le 6.000 fanno riferimento a cittadini austriaci. Da ciò l’interesse a farle ricomprendere nell’accordo fiscale, che prevede una loro tassazione, ma anche la tutela dell’anonimato.

 

Inizialmente il capitale depositato nelle banche e quello gestito da fondazioni verrebbe tassato con un’aliquota del 25%. Negli anni successivi, invece, il fisco colpirà soltanto il reddito, se prodotto, con un’aliquota che la ministra Fekter non ha ancora indicato. Nell’accordo con la Svizzera questa si aggira tra il 15 e il 38 per cento, una forbice piuttosto ampia, la cui applicazione è legata all’ammontare del deposito e alla sua “anzianità”. Poiché è presumibile che prima del 2014 molti titolari dei conti cerchino di chiuderli e di trasferirli in altre oasi fiscali, per sottrarsi al fisco austriaco, l’accordo impegna le autorità del principato a comunicare in quale Paese siano stati eventualmente dirottati.

 

Nella foto, un valico di frontiera secondario tra l’Austria e il Liechtenstein. Di qua l’Europa, di là il paradiso della criminalità fiscale.

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