Sabato 18 Maggio 2024

19.07.27 Klagenfurt, Eduard Lassnig padre figlioin tribunaleA vederli quei due, padre e figlio, si direbbero persone assolutamente innocue, incapaci di far del male a una mosca. E probabilmente lo sono. Ma, in circostanze su cui la giustizia austriaca ora cercherà di far luce, si sono trovate al centro di un vorticoso traffico d’armi tra la Carinzia, il Land dove vivono, e Napoli. Si procuravano clandestinamente armi da fornitori balcanici e le rivendevano alla camorra napoletana, che qui, in Austria, viene con grande approssimazione definita “mafia”, anche se noi sappiamo che la mafia è un’altra cosa.

Portano entrambi lo stesso nome, Eduard Lassnig, il padre ha 73 anni, il figlio 47, e vivono a Völkermarkt, comune della Carinzia orientale, dove hanno un negozio di armi, per lo più pistole e fucili da caccia. Questa la loro attività legale, con cui si guadagnavano il pane. Per rendere più saporito il companatico, nel retrobottega avevano avviato anche un’attività illegale di import-export di Kalashnikov, mitragliatrici Skorpion, altre armi da guerra e pistole, con le relative munizioni. Le facevano arrivare dall’ex Jugoslavia e, dopo aver abraso il numero di serie, le consegnavano a corrieri che arrivavano fin qua dalla lontana Napoli.

Il servizio di consegna era ben oliato e dal 2011 al dicembre scorso aveva consentito di far avere alla camorra oltre 800 armi di vario tipo. Ma nel febbraio 2017 qualcosa dev’essere andata storta, al punto da insospettire le forze dell’ordine italiane. Da quella data i carabinieri di Torre Annunziata, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia, avevano incominciato a svolgere indagini, che due anni dopo hanno portato all’arresto di 16 esponenti della camorra, coinvolti nel traffico. La notizia era stata data dalla stampa a metà marzo.

Gli inquirenti hanno lavorato in stretto contatto con i colleghi austriaci, che a loro volta hanno arrestato i fornitori delle armi, Lassnig senior e junior. La fase delle indagini nel Napoletano è ancora in corso, mentre in Carinzia, forse perché gli imputati sono soltanto due, si è già giunti al processo.

I due Lassnig, come si è detto, hanno tutta l’apparenza di persone tranquille e la Carinzia è per definizione un Land tranquillo. Tuttavia il coinvolgimento di esponenti della camorra ha indotto inquirenti e giudici a prendere tutte le misure precauzionali necessarie per la prima udienza, tanto che il palazzo di giustizia, nel centro di Klagenfurt, è stato presidiato da poliziotti del reparto speciale “Cobra” armati fino ai denti e con giubbotto antiproiettile.

La prima udienza è stata dedicata all’interrogatorio degli imputati, i quali hanno ammesso candidamente di aver venduto illegalmente le armi, ma senza immaginare che fossero destinate alla mafia (anche in questa fase processuale è stata usata erroneamente la parola mafia al posto di camorra). “Non c’era alcun indizio che lo facesse pensare – hanno sostenuto entrambi – Se avessimo saputo che le armi dovevano servire per scopi criminali, non le avremmo mai vendute”. Loro erano convinti che il compratore fosse un commerciante di ortaggi.

A questo punto il presidente del Tribunale, Christian Liebhauser-Karl (che nel tempo libero fino all’anno scorso è stato direttore del Kammercohr Klagenfurt Wörthersee), ha perso la pazienza: “Ma come potevate pensare che un commerciante di verdure siciliano (anche il giudice sembra qui aver confuso la camorra napoletana con la mafia siciliana, nda) voglia comprare armi senza numero di serie anziché pomodori?”. Lassnig senior ha tentato di trovare una spiegazione: “Forse voleva procurarsi un reddito aggiuntivo…”.

La data della prossima udienza non è stata ancora fissata. Per quell’occasione la difesa ha chiesto di convocare dall’Italia come testimone uno dei capi della camorra napoletana, attualmente in carcere. Difficile che la richiesta possa essere esaudita. Probabilmente ci si accontenterà di leggere i verbali del suo interrogatorio.

 

 

NELLA FOTO, l’aula del Tribunale di Klagenfurt, dove si è svolto il processo. Di spalle gli imputati Eduard Lassnig, padre e figlio, affiancati da due poliziotti dell’unità speciale Cobra.

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