Sabato 18 Maggio 2024

18.06.26 Spielfeld, esercitazione anti migranti - CopiaQuando i migranti non ci sono, bisogna inventarseli. Al valico di Spielfeld, tra Stiria e Slovenia, nell’ottobre 2015 facevano ingresso in Austria 8.000 profughi al giorno, provenienti per lo più da Siria e Afghanistan, lungo la rotta balcanica. Un fiume in piena, che poi però si è lentamente prosciugato. L’ultimo fuggitivo a quel valico si è visto il 6 marzo 2016. Poi più nessuno. Da quella data il vasto complesso di container, tendoni, impianti tecnologici, transenne e recinzioni allestiti nell’inverno di quell’anno con un investimento di una decina di milioni è desolatamente vuoto. I pochi poliziotti rimasti a presidiarlo scrutano al di là del confine, in territorio sloveno, da dove non arriva più nessuno. Il deserto dei Tartari.

Ma proprio lì è andata in scena martedì la più grande esercitazione anti-profughi che si sia mai vista in Austria. Vi hanno preso parte 500 poliziotti e 220 soldati dell’esercito, con schieramento di mezzi, compresi alcuni autoblindo “Pandur” (dello stesso tipo che qualche tempo fa si volevano schierare al Brennero) e alcuni elicotteri. Erano presenti ad assistervi i ministri degli Interni, Herbert Kickl, e della Difesa, Mario Kunasek (entrambi dell’Fpö, il partito della destra nazionalista e populista), un’ottantina di giornalisti e un centinaio di “ospiti”, tra questi anche rappresentanti di corpi di polizia di altri Stati.

L’esercitazione è stata chiamata “Pro Borders”, che significa “per i confini”, ma che in Austria si presta a infelici accostamenti, perché è lo stesso slogan usato a suo tempo contro i profughi dal movimento di estrema destra degli “Identitari”. Una scelta casuale o forse no, ma che ha fatto subito inorgoglire il capo degli “Identitari”, Martin Sellner: “Le nostre parole di protesta sono diventate esercitazioni di truppe”.

Esercitazioni di truppe al confine sloveno, che possono costituire un esempio di ciò che tra qualche giorno potrebbe diventare realtà anche a Tarvisio o al Brennero. Anche dalle nostre parti non si assiste a movimenti in massa di stranieri. Quei pochi che arrivano al confine – per entrare in Austria, ma anche per uscirne – sono immancabilmente intercettati dalle pattuglie miste già in servizio. Ma il governo di centrodestra, come si usa dire in gergo militare, deve “mostrare la bandiera”. Deve far vedere che è pronto a passare dalle parole ai fatti e a sigillare i suoi confini: quelli con la Slovenia e l’Ungheria e quello con l’Italia.

Del resto è quanto aveva annunciato il cancelliere Sebastian Kurz al recente mini-vertice di Bruxelles: se non si raggiungerà un accordo sulla protezione dei confini esterni dell’Ue e se in Germania prevarrà la linea del ministro degli Interni, Horst Seehofer, che vuole sbarrare i confini del suo Paese con l’Austria, si avrà un effetto domino. Vale a dire: se la Germania chiude, subito dopo chiude l’Austria e, a cascata, chiudono poi anche Ungheria, Slovenia, Croazia e i Paesi che seguono.

Le prime reazioni sono venute dal Tirolo. Il governatore di quel Land, Günther Platter (dell’Övp, lo stesso partito di Kurz), evidentemente preoccupato dalle esibizioni muscolari del governo, ha dichiarato che “attualmente non c’è alcuna necessità di controlli al confine”. Ma critiche sono state espresse anche dal governo sloveno, che ha giudicato esagerato lo schieramento di forze a Spielfeld. La risposta a Lubiana è venuta dal gruppo politico dalla Neos (il piccolo partito liberale-conservatore), che, mentre le “truppe” di Kickl e Kunasek stavano smobilitando, ha percorso avanti e indietro la strada che attraversa il confine con un’auto pubblicitaria, con un cartellone sul tettuccio su cui c’era scritto: “Ci scusiamo con i nostri concittadini europei della Slovenia”.

Questa volta si è trattato di una esercitazione. Poi si passerà ai fatti e potrebbe accadere anche prima del previsto, se al Consiglio europeo di oggi non si troverà una soluzione. Qualcuno, anche in Italia, ritiene che vada bene così e che, se l’Austria chiuderà i confini, ce ne faremo una ragione. Sarà davvero divertente, se ciò accadesse proprio in luglio e agosto, i mesi delle ferie, quando migliaia di italiani vanno in Austria per il Kirchtag di Villaco o per una vacanza sui laghi e migliaia, anzi, decine di migliaia di tedeschi e olandesi scendono in Italia per andare al mare. Ai valichi si  formeranno code di ore ma, come diceva quel tale, ce ne faremo una ragione.

 

NELLA FOTO, l’area di accoglienza dei migranti al valico di frontiera di Spielfeld, durante l’esercitazione “Pro Borders” di martedì. Le persone in abiti civili al centro sono allievi della scuola di polizia, che “recitano” la parte di profughi in arrivo.

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