Domenica 19 Maggio 2024

Fl?chtlinge arbeiten in ihren Unterk?nften“Un anno straordinario lo si può reggere, ma molti anni straordinari metterebbero l’Austria sotto stress”. Lo ha dichiarato Heinz Fassmann, presidente del consiglio di esperti per l’integrazione, nel presentare il Rapporto sull’integrazione relativo al 2016. L’anno straordinario a cui si riferiva è il 2015, quando 88.340 persone giunte in Austria dalla rotta balcanica chiesero asilo. Un numero enorme per la piccola Austria (fatto il rapporto con la popolazione, è come se iIn Italia in un solo anno avessero chiesto asilo oltre 600.000 profughi), che non ha precedenti nel passato. Corrisponde alle richieste di asilo dei cinque anni precedenti sommate insieme.

La sfida più grande, secondo Fassmann e secondo il ministro degli esteri Sebastian Kurz, che è anche ministro per l’integrazione, è integrare questa gente nel mercato del lavoro e nella società austriaca. L’Austria marcia decisa in questa direzione. Da un lato sta introducendo norme più rigorose nell’accoglienza degli stranieri e nei respingimenti di chi non ha i requisiti per rimanere sul territorio nazionale, dall’altra lavora intensamente sul fronte dell’integrazione, nella convinzione che un rifugiato ben inserito nel tessuto sociale ed economico nazionale sia un vantaggio per il Paese e non soltanto un problema e un costo.

Nel 2015 Kurz aveva presentato un piano in 50 punti per l’integrazione degli stranieri. Alcuni di questi punti stanno già trovando attuazione. Al primo posto vengono i corsi di lingua tedesca: nel 2016 sono stati messi a disposizione di 25.000 stranieri, perché la conoscenza della lingua è necessaria per il dialogo e il presupposto di ogni successiva misura di integrazione.

Poi vengono i corsi che Kurz chiama “sui valori”. Insegnano ai nuovi arrivati quali sono le regole per vivere in Austria, i diritti e i doveri, ma anche i comportamenti e i valori della società austriaca.

Un altro fattore importante è il lavoro. Gli austriaci non amano vedere stranieri, per lo più giovani, starsene oziosi nei parchi e nelle piazze delle loro città, sempre con il telefonino in mano. Ma sono gli stranieri per primi a non voler starsene con le mani in mano. I richiedenti asilo che hanno ottenuto il riconoscimento di rifugiati possono cercare un lavoro, ma, se non lo trovano, dovrebbero essere impiegati in servizi di pubblica utilità. Questo è il parere del ministro, condiviso da Fassmann. È in discussione l’ammontare del compenso. Kurz ha indicato la formula “Ein Euro Jobs”, lavori da un euro: un compenso simbolico. Per Fassmann è importante soprattutto che le barriere di accesso al mercato del lavoro siano abbassate.

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