Sabato 18 Maggio 2024

09.11.11 02 Klagenfurt, sede centrale di Hypo Group Alpe AdriaIl Land Carinzia e Hypo Alpe Adria Bank hanno due storie parallele, che spesso – ahimè troppo spesso – si sono intersecate, e un epilogo in comune: il fallimento. Stava per fallire Hypo Bank, stava per fallire la Carinzia. Sono state salvate entrambe per il rotto della cuffia grazie all’intervento dello Stato e, in definitiva, dei contribuenti austriaci.

Negli ultimi mesi abbiamo seguito giorno per giorno le vicende della banca e del Land, ma l’accavallarsi degli eventi è stato così impetuoso da confonderci le idee, tanto da non sapere più chi è stato causa di che cosa. È giunto allora il momento di riordinare le idee, limitandoci a indicare soltanto i passaggi essenziali dell’intricata storia.

Lo facciamo cominciando da Hypo Bank. La holding finanziaria carinziana, a cui facevano capo le Hypo Bank in Italia, nel Sud-Est Europa e nella stessa Austria, entra in crisi in contemporanea con la crisi finanziaria ed economica globale innescata dalla Lehman Brothers. La banca è esposta su vari fronti con finanziamenti avventurosi che, all’emergere delle difficoltà, non si possono più recuperare. Alla gestione a dir poco allegra del rischio si aggiungono poi comportamenti criminali da parte dei suoi amministratori, soprattutto in Croazia, che erodono le risorse del gruppo.

La truffa dei leasing dopati per oltre 80 milioni, perpetrata da Hypo Italia, appartiene a questa seconda categoria. 80 milioni rappresentano una somma considerevole, ma sono solo una minima parte delle sofferenze del gruppo, per le quali finora lo Stato austriaco ha già sborsato oltre 5 miliardi, ma che alla chiusura dei conti potrebbero superare i 18.

Hypo Bank è stata per oltre un secolo di proprietà del Land Carinzia, ma quando a fine 2009 sta per fallire l’azionista di maggioranza è un altro: la Bayern Lb. Come è noto, lo Stato austriaco si precipita in soccorso, rilevandone la proprietà in cambio di un euro simbolico a ciascuno dei tre azionisti di allora (Bayern Lb, Land Carinzia e Grawe, Grazer Wechselseitigungseversicherung), facendosi carico di tutte le sue sofferenze. Che all’inizio non sembrano ingenti, ma che si rivelano tali nel tempo. Ogni giorno si scoprono nuovi scheletri nei tanti armadi che il gruppo bancario ha disseminato in 8 Stati.

C’è da chiedersi: se proprietari erano i bavaresi, l’Austria non poteva lavarsene le mani e lasciare che fossero loro, i tedeschi, a farsene carico? No, per due ragioni: la prima è che il fallimento avrebbe avuto un effetto domino su tutto il sistema bancario centro-europeo, su cui erano state collocate le obbligazioni Hypo; la seconda è che il Land Carinzia si era fatto garante di buona parte di quelle obbligazioni. Se Hypo fosse stata lasciata fallire, i creditori si sarebbero rifatti sul Land.

Qual era l’ammontare delle garanzie? Si stenta a crederlo: nell’era Haider il Land Carinzia – che ha un bilancio di poco superiore ai 2 miliardi e un debito di oltre 3 – aveva concesso garanzie per 27 miliardi, ridotte nel tempo solo grazie al veto posto dall’Ue; oggi ammontano a 10,2 miliardi. In altre parole, se Hypo Bank fosse fallita, anche la Carinzia sarebbe finita in bancarotta.

Così nel 2009. Passano 5 anni, nei quali lo Stato austriaco si dissangua per saldare i conti in rosso della banca che emergono ogni giorno, finché al governo arriva un nuovo ministro delle finanze, Hans-Jörg Schelling, che pone fine al dramma, trasformando il gruppo bancario carinziano in una bad bank (il nome nuovo è Heta Asset Resolution); sopravvive autonoma soltanto Hypo Italia, che non fa più capo alla holding carinziana, ormai inesistente, ma direttamente a Vienna.

Ma anche la bad bank ha bisogno di soldi e quando in marzo sopravviene una emergenza valutata intorno ai 6-7 miliardi, Schelling dice basta: d’ora in avanti il governo austriaco non pagherà più un euro. Il provvedimento immediato, assunto con legge, è una moratoria di tutti i debiti di Heta fino al giugno 2016, quando entrerà in vigore una direttiva Ue, che consente di ripartire le perdite su tutti gli interlocutori della banca (azionisti, obbligazionisti, clienti).

Accade allora quel che sarebbe accaduto già nel 2009, se Hypo fosse fallita: scattano le garanzie offerte irresponsabilmente dalla Carinzia. Ma il Land non ha nemmeno i soldi per tirare avanti, figuriamoci se li ha per saldare i buchi miliardari della sua ex banca! Le agenzie di rating ne prendono atto e nell’arco di una notte decidono il downgrade di tre punti del Land, che in questo modo non riesce più ad accedere al credito, come la Grecia, perché nessuno si fida più a prestargli soldi.

È l’effetto domino della mossa di Schelling. La Carinzia rischia il fallimento. Deve rinunciare e tutte le spese facoltative, ma i soldi in cassa sono così pochi che rischia di non poter più pagare stipendi, pensioni e servizi. Le servono urgentemente 343 milioni, per arrivare alla fine dell’anno, e a questo scopo chiede al governo di andare lui sul mercato dei capitali a cercare i soldi. Segue un tira e molla di alcune settimane, che si conclude con l’assenso del governo (che, del resto, non poteva lasciare che un suo Land finisse in bancarotta), subordinato tuttavia a condizioni da lacrime e sangue. La Carinzia deve ridurre il suo debito di 50 milioni, tagliando servizi, chiudendo scuole, tagliando letti negli ospedali, addirittura riducendo la carreggiata delle strade regionali meno frequentate da 6 a 4,5 metri, per risparmiare sull’asfaltatura.

“Dovremo tirare la cinghia di alcuni buchi”, ha dichiarato il governatore Peter Kaiser, ma si riferiva solo a quest’anno, quando i soldi da recuperare erano 343 milioni. Che accadrà nel 2016, quando scatteranno i 10,2 miliardi di garanzie sulle obbligazioni di Hypo Bank?

 

[Questo articolo è già apparso in “Realtà Industriale”, mensile di Confindustria Udine]

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