Sabato 18 Maggio 2024

15.10.30 Spielfeld; tende per identificazione profughi al confineCi vorranno dieci giorni per capire in che modo l’Austria intenda creare l’annunciata barriera al confine con la Slovenia, in prossimità del valico di Spielfeld, attraversato attualmente da 4 o 5 mila persone al giorno. È questo il termine che la ministra degli interni Johanna Mikl-Leitner si è posta per dare il via alla realizzazione dell’opera. E nel frattempo ha cercato di smorzare le reazioni che la sua proposta ha scatenato in Austria e all’estero.

Basti dire che per domani sono annunciate in Stiria tre manifestazioni, tutte a ridosso del confine, presumibilmente per protestare contro l’erezione di nuove barriere. È prevista la partecipazione di un migliaio di persone, che marceranno lungo la statale B67, quella stessa che porta a Graz e che viene usata abitualmente in senso inverso dai profughi più impazienti, che decidono di mettersi in viaggio a piedi, senza aspettare gli autobus dell’esercito. L’intasamento è garantito, con un problema in più per le forze dell’ordine, già stremate dal lavoro richiesto per accogliere e indirizzare i migranti in arrivo.

A 24 ore dall’annuncio del proposito di creare un filtro al confine, la questione sta diventando lessicale. La prima definizione usata dalla ministra era stata di “bauliche Massnahmen” (“provvedimenti costruttivi”), poi di “technische Sperre” (“sbarramento tecnico”), infine di “intelligente Grenze” (“frontiera intelligente”). Di tutto e di più, per non dover usare l’abborrita definizione di “barriera”. Del resto era stato lo stesso cancelliere Werner Faymann, intervistato al telegiornale dell’Orf della tarda sera, a dichiarare che “non sarà creata nessuna barriera né verso la Slovenia, né verso l’Ungheria” e che “a nemmeno un singolo migrante sarà impedito di entrare in Austria”.

A questo punto vien da chiedersi che cosa avesse in mente Mikl-Leitner. La quale, comunque, ha spiegato che la sua sola preoccupazione è che i controlli dei profughi in arrivo possano essere svolti in piena sicurezza e senza incidenti. In alcuni momenti – questo l’esempio portato dalla ministra – la ressa è tale che chi si trova in prima fila, soprattutto donne e bambini, rischia di rimanere schiacciato sotto la spinta di chi sta dietro. Insomma, la recinzione che si intende costruire – e che nessuno ormai sa più come chiamare – dovrebbe servire soltanto a incanalare i profughi verso i centri di identificazione al confine e non impedire il loro passaggio. Il ministro degli esteri Sebastian Kurz, accorso in aiuto della collega Mikl-Leitner, ha portato l’esempio dei grandi concerti, nei quali l’afflusso del pubblico è guidato da recinti e transenne, proprio per esigenze di sicurezza.

Al lavoro della polizia si affianca quello dell’esercito, soprattutto nel trasporto dei migranti. Sono oltre 1500 i militari, tutti professionisti, impegnati in quest’opera di assistenza. Ma il fatto che ogni giorno decine e decine di bus militari e civili facciano la spola tra il confine sloveno e quello tedesco non deve trarre in inganno: l’Austria non è soltanto un Paese di transito, ma anche un Paese dove in queste ultime settimane 63.000 profughi si sono fermati e hanno chiesto asilo.

 

NELLA FOTO, la ressa dei migranti in attesa di identificazione alla periferia di Spielfeld, al confine tra Stiria e Slovenia

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