Sabato 18 Maggio 2024

11.04.26 Klagenfurt; Josef Ostermayer, Valentin Inzko, Gerhard Dörfler, Marjan Sturm, Bernard SadovnikSe si tratti davvero di un evento storico, come viene definito, lo si vedrà nel tempo, ma l’accordo politico raggiunto l’altra sera a Klagenfurt, dopo 8 ore di discussione, segna una svolta profonda nei rapporti con la minoranza slovena che vive nella fascia meridionale della Carinzia, tra Hermagor e Bleiburg. Esso prevede finalmente una segnaletica bilingue nei luoghi dove vive una popolazione di lingua slovena e un maggiore sostegno alle sue istituzioni (asili, scuole, stampa ecc.).

 L’intesa è importante, perché per la prima volta vede la convergenza di tutte le forze politiche carinziane (comprese quelle liberalnazionali, che ai tempi di Haider avevano scritto nel loro programma elettorale un no categorico alla segnaletica bilingue) e le tre organizzazioni che rappresentano gli sloveni in Carinzia. Ed è importante perché risponde a un’esigenza di tutela rimasta insoddisfatta da oltre mezzo secolo.

Risale infatti al 1955 il Trattato di Stato che all’art. 7 dispone la tutela delle minoranze croata nel Burgenland e slovena in Carinzia. Il dettato di quella norma ha trovato applicazione soltanto nel primo Land. In Carinzia si è scontrato con un nazionalismo tedesco trasversale a tutti i partiti, persino a quello socialdemocratico. Jörg Haider, leader per certi versi così aperto ai rapporti internazionali (si pensi solo all’Euroregione, di cui fu uno strenuo fautore), aveva sempre manifestato una ferma opposizione alla segnaletica bilingue, probabilmente per il suo valore simbolico. La “sua” Carinzia doveva essere “einsprachig”: vi si doveva parlare cioè una sola lingua, il tedesco, quasi che il bilinguismo potesse costituire una minaccia e non invece un arricchimento per un Land di frontiera, che ha bisogno di convivere e collaborare con chi sta al di là dei propri confini.

L’altra sera la Carinzia ha deciso di voltare pagina. La segnaletica bilingue si farà tenendo conto del peso demografico degli sloveni che vi risiedono. Il difficile compromesso è stato raggiunto sulla percentuale. L’ultima stabilita per legge dal governo Kreisky era del 25%, quota ormai quasi irraggiungibile in un Land dove l’assimilazione ha ridotto gli sloveni a circa 12.000 in tutto. Nel 2001 una sentenza della Corte costituzionale aveva ridotto quella percentuale a 10, incontrando però una feroce resistenza persino nei sindaci socialdemocratici della zona slovena.

L’altra sera l’intesa è stata raggiunta sul 17,5%, che comporterà la doppia toponomastica, in tedesco e in sloveno, in 164 località. Tutti i partiti politici si erano detti d’accordo e così pure due delle tre organizzazioni slovene. Mancava l’assenso della terza, quella più importante, di ispirazione cattolica, guidata da Valentin Inzko, un diplomatico di carriera appartenente alla minoranza slovena, che attualmente è alto rappresentante dell’Ue in Bosnia. Le otto ore di discussione dell’ultima giornata di trattative, presieduta dal sottosegretario alla cancelleria Josef  Ostermayer (socialdemocratico), sono servite a trovare un compromesso, attraverso la firma di un memorandum che dovrebbe offrire sufficienti garanzie alla minoranza slovena.

Un ruolo determinante nell’accordo lo ha avuto il governatore del Land Gerhard Dörfler, che si è avvalso della sua autorevolezza per imporre il compromesso anche agli esponenti più recalcitranti del suo partito, come i fratelli Uwe e Kurt Scheuch, considerati gli “uomini forti” dell’Fpk. È probabile che con Haider in vita una simile soluzione non sarebbe stata possibile.

Nella foto, da sinistra, il sottosegretario Josef Ostermayer, l’ambasciatore Valentin Inzko, il governatore Gerhard Dörfler e i due rappresentanti delle organizzazioni slovene Marjan Sturm e Bernard Sadovnik esibiscono il memorandum appena sottoscritto.

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