Sabato 18 Maggio 2024

Masked Palestinian Members of Islamic JihadAnche la piccola Austria è terreno di coltura di terroristi islamici. Finora si era avuta notizia di singoli o di piccoli gruppi fermati dalla polizia, mentre stavano per partire per la Siria e unirsi ai miliziani dell’Isis. Ora dal Ministero degli interni sono filtrate notizie più precise circa la dimensione del fenomeno.

Al momento 174 persone risulterebbero partite dall’Austria per andare a combattere per la Jihad. Non tutti cittadini austriaci. Più della metà sono ceceni, che erano entrati in Austria per chiedere asilo politico e proprio nel Paese che aveva dato loro ospitalità erano entrati in contatto con esponenti della Jihad. Il secondo gruppo più numeroso è costituito da bosniaci, la cui adesione all’Islam si era radicalizzata durante e a causa della guerra nei Balcani. Ad essi si aggiunge un certo numero di austriaci doc (il ministero non ha voluto precisare quanti) convertiti all’Islam, di cui hanno abbracciato la linea più fanatica e violenta.

Da fonti di intelligence, al Ministero degli interni risulterebbero ormai 29 i miliziani di provenienza austriaca caduti combattendo in Siria. E mentre nuovi adepti sono pronti a partire, 67 altri hanno fatto ritorno in patria. Si assiste cioè a un fenomeno imprevedibile di “reducismo”, che crea non pochi grattacapi alla polizia. Quanti non avevano la cittadinanza austriaca, ma lo status di “Asylanten” (erano stati riconosciuti, cioè, come rifugiati politici), hanno perduto tale qualifica e sono stati rispediti al Paese di origine.

Per tutti gli altri il Verfassungsschutz (servizio antiterrorismo) del Ministero ha dovuto disporre un programma di sorveglianza, fatto di pedinamenti e intercettazioni. Molti sono tornati dalla guerra traumatizzati e decisi a non imbracciare più le armi. Ma si teme che alcuni, al contrario, abbiano fatto ritorno appositamente per reclutare altri combattenti. Tredici di essi sono finiti in carcere, tra essi il ragazzo di 14 anni, di cui abbiamo riferito nei giorni scorsi, che si preparava a collocare una bomba nella stazione occidentale di Vienna.

La gestione del fenomeno sta creando tensioni tra polizia e magistratura. Le forze dell’ordine accusano le Procure della Repubblica di avere la mano leggera nei confronti delle persone sospettate terrorismo e di rimettere subito in libertà le persone fermate. I magistrati, a loro volta, sostengono di non poter incarcerare persone nei cui confronti non vi sono sufficienti prove di colpevolezza. La polemica più recente riguarda un tale che aveva postato sue foto in Facebook, dove appariva armato di kalashnikov, circostanza non ritenuta sufficiente dal magistrato per un’incriminazione.

Per poter svolgere meglio i propri compiti, il Verfassungsschutz ha chiesto ora una modifica delle norme che disciplinano le registrazioni delle videocamere di sorveglianza. Attualmente il materiale deve essere cancellato dopo 6 mesi. La polizia chiede che possa essere conservato più a lungo.

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