Sabato 18 Maggio 2024

17.04.29 Vienna, aeroporto Schwechat - CopiaLa polizia austriaca, senza saperlo, ha forse sventato un attentato all’aeroporto viennese di Schwechat. In una toilette dell’aerostazione era stata trovata nascosta una pistola carica. Gli agenti l’avevano lasciata dov’era e si erano appostati nei dintorni, per sorprendere il possessore (anche con l’ausilio di una videocamera), quando sarebbe tornato a ritirarla. E così è stato: è arrivato un giovane rifugiato siriano, che è stato subito arrestato e ammanettato.

Ma, alle volte, l’apparenza inganna. L’uomo venuto a riprendersi la pistola aveva sì il permesso di soggiorno, ma non è siriano e non capisce una parola di arabo. È un tenente della Bundeswehr (l’esercito tedesco), in servizio nel 291. Jägerbataillon di stanza nell’Alsazia francese, e vive con la famiglia a Offenbach sul Meno, nel Land dell’Assia.

Ma forse anche l’attentato che gli viene imputato potrebbe non essere un vero attentato. La stampa tabloid di Vienna usava ieri espressioni forti come “bagno di sangue sventato” e “massacro terroristico”. Quasi tutti gli altri giornali, invece, andavano più cauti, perché le indagini sono tuttora in corso e più “sono in corso” più riservano sorprese e colpi di scena.

L’unica cosa certa è che, dopo l’arresto in aeroporto, il tenente è stato denunciato per porto abusivo di arma da fuoco (la pistola non era l’arma di servizio, non risultava denunciata e il giovane non era in possesso di una licenza per detenerla) ed è stato subito rilasciato. Su di lui pende un processo davanti al Tribunale di Klorsterneuburg per violazione della legge sulla detenzione di armi.

I sospetti di un possibile attentato terroristico sono emersi successivamente, quando la polizia criminale austriaca ha inviato il suo rapporto a quella tedesca. Le indagini condotte in Germania nei confronti dell’ufficiale, anche con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e controllo di mail, hanno permesso di scoprire che il tenente stava effettivamente pianificando uno o più attentati con la complicità di un altro giovane di 24 anni, anche lui di Offenbach. Ma – e questo è l’aspetto più sconcertante – hanno portato alla luce anche una doppia vita che l’ufficiale stava conducendo dalla fine del 2015.

Nel dicembre di quell’anno si era presentato a un centro di prima accoglienza per profughi di Giessen, in Assia, dichiarando di chiamarsi David Benjamin (il suo vero nome sarebbe invece Franco A.) e di essere un siriano di religione cristiana, figlio di un fruttivendolo di Damasco. Come fosse riuscito a convincere gli addetti del centro di accoglienza appare inspiegabile. Si può capire la concitazione di quei giorni, dovuta all’arrivo in massa di decine di migliaia di profughi, ma in tutti i centri di accoglienza la polizia era assistita da interpreti di madrelingua, che avrebbero potuto accorgersi facilmente che Franco A. non parlava l’arabo e non era siriano.

Il mese dopo il falso profugo si era presentato in un altro centro di accoglienza, quello di Zirndorf, in Baviera, e qui aveva presentato richiesta di asilo, che era stata in breve accolta, sia pure nella forma di permesso di soggiorno sussidiario. Da quel giorno aveva ottenuto il diritto di vivere nella struttura e aveva fatto la spola tra la caserma in Alsazia, dove vestiva i panni di ufficiale, e il ricovero in Baviera, nei panni di rifugiato. Non solo: in una sede incassava lo stipendio di ufficiale, nell’altra un’indennità mensile di 409 euro (in aggiunta al vitto e alloggio).

Se non fosse stata trovata quella pistola nell’aeroporto di Vienna la doppia vita di David/Franco sarebbe continuata chissà fino a quando. Invece le indagini congiunte delle polizie tedesca e austriaca – con l’impiego di un centinaio di poliziotti, la perquisizione di 16 abitazioni e alloggi di servizio in Germania, Austria e Francia, il sequestro di telefoni cellulari, laptop e documenti – hanno portato alla luce i piani che i due giovani stavano preparando. Sono stati entrambi arrestati.

L’ipotesi degli inquirenti è che il tenente e il suo concittadino di Offenbach, appartenenti entrambi alla destra radicale tedesca, volessero organizzare un attentato (forse all’aeroporto di Vienna o forse altrove), per poi farne ricadere la colpa sugli immigrati. E per questo uno dei due si era finto per mesi siriano, giunto in Germania percorrendo la rotta balcanica.

 

NELLA FOTO, uno degli spazi dell’aeroporto di Vienna-Schwechat.

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