Sabato 18 Maggio 2024

Doppio passaporto (Pismestrovic) 20181221_16511371 - CopiaI quasi 100.000 austriaci di origine turca, che rischiavano di perdere la cittadinanza (a 70 di essi era stata già tolta) e di essere rispediti in Turchia, possono tirare un sospiro di sollievo: piaccia o no al governo di destra guidato dal cancelliere Sebastian Kurz, resteranno austriaci e non dovranno fare le valigie per tornare in un Paese che avevano lasciato tanti anni fa o che addirittura non conoscono, essendo nati in Austria. Così ha deciso, infatti, la Corte costituzionale, chiamata ad esprimersi sulla legittimità di sentenze pronunciate da alcuni Tribunali amministrativi regionali e confermate in ottobre dal Consiglio di Stato.

Tutto nasce da una denuncia sollevata in primavera dall’Fpö, il partito della destra populista: in Austria vivono migliaia di cittadini di origine turca, che hanno mantenuto la  doppia cittadinanza o che, dopo aver rinunciato inizialmente a quella turca, per acquisire la cittadinanza austriaca, avrebbero richiesto e ottenuto nuovamente quella della patria di origine. La prova? Una serie di liste elettorali, con i nomi di quasi 100.000 cittadini austriaci, che avrebbero avuto diritto di esprimere il loro voto in occasione di recenti elezioni in Turchia. Se potevano votare – questo il ragionamento – possedevano evidentemente la cittadinanza turca (oltre a quella austriaca).

A parte il paradosso che a pretendere la mono-cittadinanza austriaca è proprio quel partito sovranista austriaco che vorrebbe invece concedere la seconda cittadinanza agli italiani di lingua e tedesca o ladina residenti del Sud Tirolo, a parte questo paradosso, dicevamo, quale valore probatorio hanno le liste da essi esibite nei vari Tribunali amministrativi regionali chiamati a decretare la revoca della cittadinanza austriaca? Sono documenti attendibili? Chi lo certifica? E se fossero semplici liste di cittadini austriaci di origine turca, compilate dall’ambasciata e dai consolati della Turchia, per orientare la propaganda della campagna elettorale, senza avere certezza che i destinatari fossero anche cittadini turchi e quindi con diritto di voto?

I Tribunali amministrativi regionale e, da ultimo, anche il Consiglio di Stato, avevano riconosciuto valore probatorio a quelle liste, pretendendo che dovessero essere le persone in esse elencate a dover dimostrare di non avere la cittadinanza turca. Un’operazione praticamente impossibile. Proviamo immaginarci se a noi fosse chiesto di dimostrare di non avere, per esempio, la cittadinanza inglese. Che cosa faremmo? Scriveremmo a Londra per avere un documento che lo attesti? E se fossimo in 100.000 a farlo, quale speranza avremmo di ottenere risposta?

La conseguenza era stata che già nelle scorse settimane a 70 persone era stata revocata la cittadinanza austriaca e, in mancanza di altro titolo di soggiorno, queste avrebbero dovuto cessare la loro attività lavorativa in Austria e lasciare il Paese. La stessa sorte sarebbe toccata prima o poi anche alle altre migliaia di persone menzionate negli elenchi scovati chissà dove dall’Fpö.

Nei giorni scorsi, invece, è avvenuta la svolta clamorosa. Uno degli austriaci privati della cittadinanza si è rivolto alla Corte costituzionale, che ha rovesciato la sentenza del Consiglio di stato. Il giudice supremo ha ritenuto che le liste elettorali non costituissero una prova sufficiente per ritenere la sussistenza della doppia cittadinanza e che non era compito dell’imputato dimostrare di non avere quella turca.

Fine di un incubo per il cittadino che aveva fatto ricorso e per le altre migliaia che si erano trovate o che presto si sarebbero trovate nella sua stessa condizione.

 

NELLA FOTO, la vignetta di Petar Pismestrovic, pubblicata tempo fa dalla “Kleine Zeitung”. Si vede al centro il vicecancelliere Heinz-Christian Strache, leader dell’Fpö, che strappa il passaporto al cittadino turco, mentre invece lo consegna a quello sudtirolese, che ha già in mano il passaporto italiano. La vignetta ha per titolo: “Doppio gioco”.

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