Sabato 18 Maggio 2024

07.06.04 01 Passo Pramollo, Wulfenia Carinthiaca (f. Gianni Dose, Feletto Umberto)C’è un fiore in Austria che anche i profani di botanica conoscono: è la Wulfenia. Forse perché è anche il nome di un coro, di una cioccolata, perfino di un particolare tipo di salsiccia. A Nassfeld-Pramollo, località turistica al confine tra Austria e Italia, ci sono addirittura due hotel che portano il nome di questo fiore: uno si trova in territorio italiano ed è lo storico hotel di Livio Fedrigo; l’altro, sul versante austriaco, era stato costruito molti anni fa da Arnold Pucher, pioniere di Pramollo, e ora è in mani russe.

La compresenza di due strutture ricettive con lo stesso nome in un territorio così ristretto è facile da spiegarsi: in questa zona – soltanto in questa zona – fiorisce a metà giugno la Wulfenia. Si può girare in lungo e in largo le Alpi e l’intero territorio austriaco, ma altrove Wulfenie non se ne trovano. Oppure bisogna viaggiare fino ai Balcani (tra l’Albania e il Montenegro) e in Siria. Pare che questi siano i soli altri posti al mondo dove fiorisce la Wulfenia.

Il perché di questa limitata distribuzione territoriale – in tre aree geografiche distanti tra loro – rimane un mistero. Anche a Pramollo, del resto, le Wulfenie non si trovano ovunque, ma soltanto sulle pendici del Gartnerkofel. Chi volesse vederle con i propri occhi ed eventualmente fotografarle deve affrettarsi, perché sono sbocciate proprio in questi giorni e la fioritura non dura molto, una settimana o due al massimo.

Per raggiungerle bisogna salire al passo e poi prendere la strada che dal valico, a ridosso dell’edificio un tempo utilizzato per i controlli di polizia (oggi trasformato nel bar “Kabrio”), sale verso il Gartnerkofel. La strada è asfaltata e può essere percorsa fino all’Alpenhof Plattner. Da lì si può incominciare la ricerca sui prati adiacenti. La Wulfenia è facilmente riconoscibile. La pianta ha un’altezza di 30-40 centimetri e i fiori di colore blu-violaceo intenso sono disposti a spiga, tipica delle plantaginacee.

Wulfenia è il nome scientifico dalla pianta, perché individuata e catalogata per la prima volta dal gesuita tedesco (ma nato a Belgrado) Franz Xaver von Wulfen oltre 240 anni fa. Insegnava materie scientifiche nei vari collegi dell’Austria Interiore, tra cui quello di Gorizia. La soppressione del suo ordine religioso disposta da papa Clemente XIV lo rese “disoccupato”, ma il tanto tempo libero a sua disposizione lo impiegò in ricerche mineralogiche e botaniche in tutto l’arco alpino orientale. Fu così che un giorno Wulfen fece conoscenza della Wulfenia.

Naturalmente non fu così narcisista da assegnarle il suo nome. Nelle relazioni scientifiche che scrisse le chiamò con il nome che avevano dato loro i valligiani della zona di Pramollo: “Kuhtritt”. Solo in seguito il botanico Nikolaus Joseph von Jacquin pensò di assegnare loro il nome Wulfenia, in onore dello studioso che le aveva scoperte.

Il nome popolare “Kuhtritt”, peraltro, è ancora in uso localmente. Significa “zampata di vacca”. Pare infatti che le mandrie al pascolo non danneggino con i loro zoccoli i prati ricoperti da Wulfenie, ma al contrario, smuovendo il terreno, ne favoriscano la diffusione. Una minaccia maggiore potrebbe essere rappresentata invece dagli umani, che frequentano la zona per escursioni alpine.

Per questo eravamo incerti se pubblicare o no questo articolo, che inevitabilmente costituirà un incentivo a precipitarsi a Pramollo per un incontro ravvicinato con questa meraviglia della natura. Alla fine ci siamo azzardati a farlo. È stato un atto di fiducia nei frequentatori della montagna del terzo millennio, che, per l’esperienza che ne abbiamo, sono più rispettosi della natura dei loro padri e nonni. Raramente ritornano a casa con il famoso “mazzolin di fiori che vien dalla montagna”. Hanno capito che i fiori stanno bene dove sono nati e vanno lasciati al loro posto. Ci si può accontentare di portare a casa una fotografia.

Le nuove tecnologie ci consentono di poterlo fare facilmente – e senza spendere nulla – persino con il telefonino. Suggeriamo di fare la stessa cosa anche con le Wulfenie, dono prezioso che la natura ha voluto riservare a Pramollo.

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