Sabato 18 Maggio 2024

17.03.30 Integrazione profughi, divieto velo islamicoCorsi obbligatori di lingua tedesca, divieto del velo integrale in luoghi pubblici, possibilità di svolgere lavori socialmente utili, divieto di distribuzione del Corano per le strade. Sono alcuni dei punti cardine della nuova legge per l’integrazione degli immigrati approvata martedì mattina dal governo austriaco. Si tratta di un provvedimento importante, perché segna una svolta nel rapporto dello Stato con i nuovi arrivati, ma anche perché giunge al termine di una discussione durata mesi tra i due partiti della coalizione di governo, l’Spö (socialdemocratici) e l’Övp (popolari), di opinioni divergenti su molti punti. L’intesa non era affatto scontata.

Che alla fine l’”Integrationspaket” (gli austriaci amano molto definire “paket” un insieme di norme che disciplinano in maniera organica materie differenti, ma in relazione tra loro, come era stato il “pacchetto” per l’Alto Adige), che alla fine, dicevamo, l’”Integrationspaket” sia stato approvato è considerato un grande successo. La sottosegretaria alla cancelleria, Munar Duzdar (Spö), ha parlato addirittura di “una nuova era nella politica dell’integrazione”. Una definizione forse esagerata, ma Duzdar sa di persona che cosa significhi integrazione: la sottosegretaria è di famiglia palestinese, non porta il velo e quando nel settembre scorso, in visita ufficiale a Gerusalemme, le fu chiesto di indossarlo per entrare nella moschea, preferì rinunciare alla visita per non sottoporsi a una misura considerata vessatoria.

Le nuove norme sull’integrazione degli immigrati rappresentano sicuramente una svolta in questo settore, perché tendono a favorire l’inclusione sociale degli stranieri, spiegando loro come si vive in Austria e sottraendoli da una condizione di prolungata oziosità, che è vista con fastidio dall’opinione pubblica e che spesso è all’origine di episodi di conflittualità tra immigrati di etnie diverse, se non addirittura di delinquenza.

D’ora in avanti tutti i rifugiati e anche quelli non ancora riconosciuti tali (ma con alta probabilità di farcela) avranno a disposizione corsi di lingua tedesca, premessa considerata indispensabile per l’integrazione. In concreto, gli stranieri dovranno raggiungere un certo livello di conoscenza del tedesco, prima che abbia inizio il cosiddetto “anno di integrazione”, nel quale dovranno seguire dei corsi “sui valori” (i principi fondamentali della democrazia, i comportamenti sociali, l’equiparazione dei sessi ecc.) e dovranno anche svolgere un lavoro.

In proposito è usata l’espressione “addestramento al lavoro”, per non entrare in conflitto con il mercato del lavoro “normale”. I rifugiati (ma anche i richiedenti asilo) dovranno svolgere lavori socialmente utili gestiti dalla Croce rossa, analoghi a quelli prestati nel servizio civile. Non saranno ricompensati, mentre la Croce rossa (o altri enti analoghi) che gestiranno queste attività riceveranno un indennizzo mensile di 120 euro per lavoratore.

Particolarmente significativo (e molto discusso nei due partiti di governo) il divieto del velo integrale. In pubblico le donne islamiche non si potranno coprire il viso in modo da non rendersi più riconoscibili. Le contravventrici saranno punite con una sanzione di 150 euro.

Nella stessa riunione il governo aveva anche discusso il rifiuto di accogliere profughi da Italia e Grecia, secondo le quote di “ricollocamento” concordate in sede Ue nel 2015. All’Austria sarebbero spettate 1.953 persone. Ieri il cancelliere ha scritto una lettera alla Commissione europea, chiedendo che quel piano, deciso prima dell’ondata di arrivi lungo la rotta balcanica, sia rivisto e tenga conto del fatto che ora l’Austria ha un numero triplo di profughi rispetto all’Italia e quelli entrati illegalmente per chiedere asilo superano di gran lunga le 1.953 unità.

 

NELLA FOTO, donne con il velo sul viso. Il “pacchetto” per l’integrazione ne ha vietato l’uso in pubblico.

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