Sabato 18 Maggio 2024

15.05.12 Giocatore neonazi con 88 (Heil Hitler) sui calzettiCalcio e nostalgie naziste. Accade in Carinzia, nella Unterliga Ost, che è un campionato minore (potrebbe corrispondere alla nostra Seconda categoria). Un giocatore di 25 anni del Wölfnitz, piccolo comune alla periferia nord di Klagenfurt, scende sempre in campo con calzetti che hanno dipinto sul retro il numero “88”.

In Austria tutti capiscono cosa vogliono dire quelle due cifre, perché sono in uso nel gergo dei neonazisti. Indicano l’ottava lettera dell’alfabeto, la “acca”, e due “H” affiancate vengono interpretate come “Heil Hitler”. Ciononostante il calciatore del Wölfnitz, pur esibendo da sempre quelle due cifre eloquenti sui polpacci, può giocare indisturbato, senza che nessuno gli dica nulla.

Finché un bel giorno – o un brutto giorno – dell’ottobre scorso la squadra del Wölfnitz incontra quella dello Zell, piccolo comune ai piedi delle Caravanche, abitato per lo più da gente della minoranza slovena (tant’è che la località porta anche il nome sloveno di “Sele”). Durante un’azione piuttosto concitata, il nostro giovane “nazi” si scaglia contro gli avversari, pronunciando nei loro confronti insulti pesanti, su cui i dirigenti della squadra locale non intendono transigere.

Ne segue una denuncia per violazione della legge sul nazismo (la cosiddetta “Verbotsgesetz”) e il rinvio a giudizio. Nel capo di imputazione si leggono le parole che il calciatore avrebbe pronunciato: “C’è un solo Führer. Voi, jugoslavi di m… dovete essere tutti gassati e fucilati”. A conclusione della frase, inoltre, il giovane avrebbe alzato il braccio nel gesto del saluto al Führer.

Nel processo, che si è celebrato nel tribunale di Klagenfurt, i giudici hanno ascoltato vari testimoni, tra cui due giocatori dello Zell, che hanno confermato le parole lette nel capo di imputazione, nonché l’arbitro, vari compagni di squadra e parenti del giocatore sotto accusa. Questi ultimi hanno negato di aver udito l’imputato pronunciare le parole incriminate. Avrebbe detto soltanto “Jugoslavi di m…” e nient’altro. Non hanno potuto negare, tuttavia, la presenza di quell’”88” sui calzetti, di fronte all’evidenza della documentazione fotografica.

Perché quel numero? L’imputato ha candidamente spiegato che era soltanto un numero portafortuna, con cui fin da bambino aveva marchiato tutto il suo equipaggiamento sportivo. E le foto trovate nel suo computer, dove appare sorridente davanti a una bandiera con la croce uncinata? Niente di strano: le aveva scattate in un museo in Australia, doveva aveva trovato esposta quella bandiera.

A conclusione dell’udienza, il tribunale ha mandato assolto il calciatore, che fin da domenica prossima potrà scendere di nuovo in campo con la propria squadra. In calendario c’è la partita contro il St. Andrä im Lavantal, dov’è presente la minoranza linguistica slovena. Chissà se il nostro indosserà di nuovo i calzetti con il saluto al Führer o se, a scanso di altre denunce, ne avrà acquistati di nuovi senza la doppia “H”. In ogni caso potrà di nuovo apostrofare gli avversari come “jugoslavi di m…”. Tanto quelle parole non costituiscono reato, almeno secondo i giudici di Klagenfurt.

 

NELLA FOTO, il numero “88” dipinto sui calzetti indossati dal calciatore del Wölfnitz.

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