Sabato 18 Maggio 2024

11.12.14 Refrion 100813-21169Siamo abituati agli annunci di aziende italiane che hanno delocalizzato parte della loro produzione in Austria. Questa volta però l’annuncio va oltre: c’è un’azienda italiana – la Refrion di Talmassons (Udine) – che nove anni fa aveva aperto uno stabilimento a Hermagor e che ora ha deciso di chiuderlo. In agosto si trasferirà armi e bagagli in Serbia. L’Austria è un Paese in grado di sedurre le aziende italiane, ma poi si finisce per scoprire che esistono al mondo altri Paesi ancor più “seducenti” dell’Austria.

Perché questa decisione di andarsene? Forse che le condizioni che avevano consigliato il trasferimento a Hermagor nel 2010 non erano poi così vantaggiose come sembravano? Ne abbiamo parlato con Daniele Stolfo, amministratore delegato del gruppo Refrion.

“No, l’Austria non c’entra. C’entra il fatto che la nostra produzione nella sede di Hermagor (la Refrion ha altri due stabilimenti a Flumignano di Talmassons e uno a Villa Santina, nda) ha un basso valore aggiunto. Lì produciamo scambiatori di calore per banchi frigorifero, in cui l’apporto della manodopera è importante. Il lavoro in Austria ha un costo come in Italia, per cui eravamo ormai fuori mercato”.

– In che senso?

“Abbiamo due o tre concorrenti che fanno lo stesso prodotto in Polonia, dove la manodopera costa un quarto. Non potevamo competere con loro. A Hermagor abbiamo lavorato gli ultimi tre anni in perdita. Finché abbiamo deciso che dovevamo andarcene per non fallire”.

– Dev’essere stato un duro colpo per i lavoratori.

“Abbiamo sempre avuto un buon rapporto con il personale. I dipendenti hanno capito che la situazione era insostenibile, dopo tre anni di perdite. Il problema è che siamo in un’Unione Europea dove non esiste una univoca politica sociale, economica e fiscale. Il nostro diretto concorrente in Polonia ha aperto il suo stabilimento con sovvenzioni dell’Ue e beneficia di tutte le agevolazioni, ma siccome la Polonia fa parte dell’Unione, può esportare i suoi prodotti dove vuole in Europa, senza dogane, perché è un unico mercato libero. Gli scambiatori di calore prodotti a Hermagor, costando il quadruplo, non potevano competere”.

– Che accadrà ora delle vostre maestranze carinziane?

“In questi tre anni avevamo gradualmente ridotto i dipendenti da 22 a 15. Tre di questi, il responsabile dello stabilimento e due altri collaboratori, verranno con noi in Serbia. Rimangono 12, per i quali è stato concordato un piano di sostegno, in attesa che possano trovare una nuova occupazione. Anche l’azienda ha fatto la sua parte, erogando a ciascuno una sorta di buonuscita”.

– Nove anni fa avevate messo piede in Austria con tanto entusiasmo. All’inaugurazione avevano partecipato addirittura il governatore della Carinzia, Gerhard Dörfler, e il presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo. Era solo un miraggio?

“Non era un miraggio. L’Austria è davvero un Paese dove è più facile fare impresa. Mi riferisco alla burocrazia efficiente e ai servizi erogati, ma soprattutto al fatto che qui, in Austria, l’imprenditore è considerato una risorsa che porta vantaggi a tutto il territorio e non un fastidio, come in Italia. Ma ci sono anche svantaggi, per esempio con i fidi bancari limitati nel tempo (mentre in Italia i pagamenti possono avvenire anche dopo 120 giorni) e, naturalmente, con il costo della manodopera, che ci costringe ora a fare le valigie”.

– Vi viene rinfacciato di aver tradito le aspettative, pur avendo beneficiato di finanziamenti agevolati?

“Tutti i finanziamenti ricevuti li avevamo restituiti da tempo”.

– Rimangono in attività gli stabilimenti in Italia, dove la manodopera costa come in Austria. Soffrono anch’essi della competitività dei Paesi dell’Est Europa?

“No, il gruppo sta andando bene. Nel 2018 abbiamo superato i 28 milioni di fatturato, di cui 4 in Austria e il resto il Italia. I nostri prodotti di punta sono gli scambiatori ventilati, destinati per l’80% all’esportazione su tutto il territorio europeo. In questo settore registriamo di anno in anno una crescita tra il 15 e il 20 per cento, nel 2018 addirittura del 24%. Quest’anno abbiamo commesse fino a tutto settembre e l’aumento del fatturato è già del 17%.

 

 

NELLA FOTO, l’amministratore delegato della Refrion, Daniele Stolfo, al centro, tra l’allora presidente del Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, e l’allora governatore della Carinzia, Gerhard Dörfler. La foto è stata scattata il 9 luglio 2010, in occasione dell’inaugurazione dello stabilimento di Hermagor, che appare alle spalle del gruppo.

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