Sabato 18 Maggio 2024

16.06.17 Vienna; Heinz-Christian Strache con Marine Le PenLa proposta avanzata da Norbert Hofer di indire un referendum sulla permanenza dell’Austria nell’Unione Europea non ha trovato grande eco nella stampa austriaca. È stata ripresa da tutti i giornali, questo è vero, ma senza che le fosse attribuita eccessiva importanza. Eppure la fonte è autorevole: Hofer è il numero due dell’Fpö, il Partito liberalnazionale austriaco, ricopre ancora la carica di terzo presidente del Parlamento e soprattutto potrebbe diventare tra non molto presidente della Repubblica, se la Corte costituzionale accoglierà il ricorso che contesta il risultato delle elezioni, da cui è uscito vincitore per una manciata di voti il candidato avversario Alexander Van der Bellen.

Insomma, la fonte è autorevole e l’annuncio che ha dato – un referendum sul modello britannico, se entro un anno non vi sarà una riforma radicale dell’Ue, che ne ridimensioni l’assetto istituzionale e che restituisca agli Stati membri gran parte dei poteri che ha loro tolto – è di straordinaria importanza. Da esso può dipendere il futuro dell’Austria, ma anche, indirettamente, il futuro della stessa Europa e di noi, che viviamo a diretto contatto con l’Austria e che ne siamo il principale partner commerciale.

L’impressione che se ne ricava è che nessuno abbia creduto effettivamente alle intenzioni di Hofer. Non perché le ha manifestate in un’intervista a “Österreich”, quotidiano viennese dai titoli strillati e dalle notizie gonfiate, non sempre attendibili, ma perché quelle intenzioni non appaiono convincenti. In questo caso non si dubita dell’autenticità dell’intervista. Ieri non ne è stata chiesta alcuna rettifica, come era accaduto invece in gennaio per un’intervista di “Österreich” all’allora cancelliere socialdemocratico Werner Faymann, che annunciava la sospensione di Schengen (mentre non era vero). In questo caso si dubita che Hofer e il partito di cui fa parte abbiano realmente in animo di affrontare una consultazione popolare così destabilizzante.

Il dubbio nasce dalla posizione assunta fin qui dall’Fpö, che è sempre stato critico nei confronti della “burocrazia di Bruxelles”, ma non ha mai proposto l’uscita dell’Austria dall’Ue. Ieri avevamo accennato a una consultazione popolare promossa nel luglio dello scorso anno da un comitato di cittadini euroscettici a cui l’Fpö si era ben guardato dall’aderire. E anche tre giorni fa, dopo il risultato della Brexit, il leader dei liberalnazionali austriaci Heinz-Christian Strache si era congratulato con i britannici per “la sovranità riacquistata”, ma non aveva manifestato alcun proposito di seguirne l’esempio, come avevano fatto, invece, Matteo Salvini e Marine Le Pen.

La conferma di questo atteggiamento ambivalente – critici con l’Ue, ma per restarci – ci viene dal sito web del partito. Se la stampa austriaca non ha dato molto rilievo all’ipotesi di referendum lanciata da Hofer, il sito ufficiale dell’Fpö l’ha del tutto ignorata, come se il suo candidato alla presidenza non avesse aperto bocca. I tre messaggi principali diffusi ieri via internet riguardavano “la primavera patriottica contro il profondo inverno dell’Ue” (si riferiva a un incontro della scorsa settimana in una località fuori Vienna dei rappresentanti dei partiti nazionalisti europei, compresa la Lega Nord, per festeggiare l’anniversario di costituzione del loro gruppo parlamentare), la Brexit vista come “segno di democrazia e contro il centralismo dell’Ue” e un intervento di Strache sugli immigrati e la sicurezza. Non un cenno al referendum proposto da Hofer.

Bisognerà attendere qualche giorno per capirne di più, ma l’interpretazione che ne danno gli osservatori austriaci è che si tratti di un gioco delle parti. Strache punta a vincere le elezioni politiche del 2018 e a diventare cancelliere. Può farcela, perché tutti i sondaggi danno in crescita il suo partito e in testa alla classifica ormai da oltre un anno. La strategia seguita con metodo scientifico da quasi quattro anni è di abbandonare ogni atteggiamento radicaleggiante, per conquistare consensi tra gli elettori moderati, che un tempo votavano per i popolari (Övp) e per i socialdemocratici (Spö). I voti della destra Strache li ha già in tasca, ma da soli non bastano per vincere le elezioni.

Per questa ragione ogni atteggiamento eccessivamente nazionalistico è stato bandito e sono stati addirittura cacciati dal partito quanti erano stati sorpresi a rimpiangere il Reich (tra questi, il vecchio sindaco di Gurk, che aveva definito i partigiani “traditori e assassini di patrioti”). E per questa stessa ragione l’Fpö non mette in discussione l’appartenenza dell’Austria all’Ue, per non allarmare i suoi nuovi elettori potenziali.

Può farlo, invece, Norbert Hofer, a titolo personale e probabilmente con il tacito consenso di Strache. Hofer ha bisogno di comparire nei titoli dei giornali, per l’eventualità che siano ripetute le elezioni presidenziali. Libero di dire ciò che vuole, per guadagnare voti, ma senza compromettere la linea del partito, che, come abbiamo visto, è un’altra.

 

NELLA FOTO, Heinz-Christian Strache con Marine Le Pen, in occasione della “festa patriottica” di due settimana fa, uniti nel dir male dell’Unione Europea ma di diverso avviso sulla opportunità di uscirne.

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