Sabato 18 Maggio 2024

89.06.27 Sopron; Alois Mock-Gyula HordGli articoli di giornale non sempre raccontano le cose come stanno. A volte rileggono i fatti attraverso le lenti di chi li descrive. Le foto invece no, quelle ripropongono la realtà così com’è. Sono, per definizione, la “fotografia” della realtà, senza trucchi e senza inganni. La stragrande maggioranza della gente almeno la pensa così. Ma non è così. Anche attraverso le immagini fotografiche la realtà a volte ne può uscire distorta.

 

Gli esempi non mancano, ma quello di cui vogliamo occuparci oggi è la famosa foto in bianco e nero che ritrae l’allora ministro degli esteri austriaco Alois Mock mentre, affiancato dal collega ungherese Gyula Horn, impugna potenti cesoie con cui taglia il filo spinato al confine tra il Burgenland (Austria Orientale) e l’Ungheria. Quella foto fu scattata il 27 giugno del 1989, proprio 25 anni fa, e per questo ne riparliamo oggi, perché quell’immagine, che nell’arco di poche ore fece il giro del mondo, segna un momento storico dell’Europa: il filo spinato tagliato dalle cesoie dei due ministri simboleggia la caduta della cortina di ferro, che da Stettino a Trieste, per usare le parole di Winston Churchill, per oltre quarant’anni aveva diviso l’Europa in due blocchi. L’episodio del 27 giugno di 25 anni fa anticipa la caduta del muro di Berlino, che sarebbe seguita di lì a pochi mesi.

 

Ebbene, quella foto non ci propone un fatto reale, ma, per così dire, lo ricostruisce. La foto è autentica, sia ben chiaro, non è stata trattata con Photoshop o con altri artifizi, ma l’episodio raffigurato non è reale. E quindi la foto non racconta una storia ma, se così possiamo dire, la crea. E, al tempo stesso, ci offre un esempio interessante di come funziona il mondo della comunicazione e della sua capacità (o incapacità) di stabilire che cosa sia interessante e che cosa non lo sia.

 

L’autore della foto si chiama Bernhard Holzner. Faceva il fotoreporter già allora, quando aveva 32 anni, e lo fa ancor oggi, collaborando tra l’altro con la “Kleine Zeitung”. Il 2 maggio di 25 anni fa gli era giunta voce che reparti militari ungheresi stavano aprendo varchi lungo il reticolato del confine, un confine che fino a quel giorno era stato soprannominato “Todesgrenze”, “confine della morte”, vigilato giorno e notte da poliziotti armati che avevano l’ordine di sparare a chiunque avesse tentato di attraversarlo. Holzner ha il fiuto per le notizie e non intende lasciarsene sfuggire proprio questa. Raggiunge il confine e non crede ai suoi occhi: i soldati stanno effettivamente smantellando i reticolati.

 

Scatta le foto e le vende immediatamente a un’agenzia di stampa internazionale, ma non accade nulla. Nessun giornale le pubblica, né in Austria, né nel resto del mondo. Si sta liquefacendo la cortina di ferro, quella barriera impenetrabile che aveva diviso l’Europa in due, e sembra che non gliene importi nulla a nessuno.

 

Ma Bernhard Holzner non è tipo da perdersi d’animo. La stampa mondiale non ha capito l’importanza di quelle immagini? Basta riproporgliele in altra forma. Va dal ministro Mock, lo informa di quel che sta succedendo e lo convince a incontrarsi al confine con il collega Horn: saranno loro due ad armarsi di cesoie e a tagliare il filo spinato. Lo faranno insieme, proprio per voler sottolineare che si tratta di un gesto condiviso.

 

Mock è un politico di lungo corso (sarà l’uomo che nel 1995 guiderà l’Austria nell’Unione Europea) e capisce il valore mediatico della proposta. Capisce soprattutto ciò che i giornalisti non avevano capito: il significato storico di quel filo spinato reciso. E così fissa l’appuntamento al 27 giugno. I due ministri si incontrano al confine a metà mattina, armati di cesoie. Holzner scatta foto a raffica. Nelle prime i rappresentanti dei due Paesi indossano guanti da lavoro. Nelle successive, quelle che poi faranno il giro del mondo, afferrano le cesoie a mani nude.

 

Siamo di fronte a un falso storico, perché la notizia che quelle immagini trasmettono (e che viene diffusa dai media) è di due ministri, rappresentanti di due Europe diverse e fino a quel momento l’una contro l’altra armate, che hanno dato il via allo smantellamento della cortina di ferro. Non è così, perché l’operazione era incominciata già due mesi prima, ma così viene percepita.

 

Si può dire che la foto non è storica, ma che in un certo qual modo ha fatto la storia. Il 28 giugno è su tutti i giornali del mondo e quella immagine, ritrasmessa nei telegiornali, arriva anche in Ungheria. Come in ogni estate, anche in quella del 1989 molti cittadini della Repubblica democratica tedesca sono in villeggiatura sul Balaton, con un visto turistico. Vedono quella foto di Holzner e decidono, lì per lì, che non torneranno più nella loro grigia patria, ma approfitteranno di quei varchi nel filo spinato per raggiungere l’Occidente e chiedere asilo politico. Da quel giorno incominciano i transiti clandestini attraverso il confine austro-ungherese, un flusso che in breve tempo diventa un fiume in piena. Finché l’11 settembre l’Austria dichiara aperti i confini per quei cittadini della Ddr che si trovano ancora in Ungheria.

 

Oggi Bernhard Holzner ha 57 anni ed è ovviamente molto orgoglioso di quella foto che nessun giornale voleva pubblicare. Ha contribuito a scrivere la storia d’Europa o, quanto meno, ad accelerarne i tempi. L’Ungheria ha ben compreso l’importanza del suo gesto e gli ha conferito la Croce di servizio d’oro. Anche la Germania riunificata gli è stata riconoscente, attribuendogli le insegne di un ordine al merito federale. Soltanto in Austria non ha ricevuto alcun riconoscimento. Sono cose che succedono in patria. In tutte le patrie.

 

Nella foto di Bernhard Holzner del 27 giugno 1989, i ministri Alois Mock (a sinistra) e Gyula Horn mentre con le cesoie aprono un varco nel reticolato tra Austria e Ungheria.

 

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