Sabato 18 Maggio 2024

11.06.24 Klagenfurt, Gerhard Dörfler (Foto Daniel Raunig)La Carinzia ha detto “sì” alla segnaletica bilingue nei comuni meridionali del Land, dove è presente una minoranza slovena. La Carinzia? Non tutta la Carinzia, perché dei 442.287 aventi diritto il voto (dai 16 anni in su) soltanto 146.836 (il 33,2%) hanno rispedito in busta chiusa la scheda del referendum postale voluto dall’Fpk, il partito liberalnazionale che ha la maggioranza assoluta nel governo regionale, contro il parere di tutti gli altri. E delle schede pervenute 5.560 sono risultate nulle. Delle restanti 141.276 valide, il 67,9% ha approvato lo storico accordo raggiunto in maggio per porre fine a una vicenda travagliata che durava da 67 anni, mentre il 32,1 per cento lo ha bocciato.

Il risultato effettivo dunque è che non la Carinzia, ma soltanto il 22,8% della popolazione carinziana (meno di un quarto) ha approvato l’accordo che prevede l’installazione di 164 cartelli stradali bilingui nei  24 comuni in cui la presenza slovena raggiunge il 17,5% della popolazione e dispone altre misure di tutela nel campo della scuola, della lingua in uso negli uffici pubblici, della stampa e della cultura.

Quale significato dare a questo risultato? I commentatori austriaci hanno avanzato le interpretazioni più diverse. La scarsa partecipazione era scontata per varie ragioni. Perché è normale che sia così in tutti i referendum. Perché la segnaletica bilingue non è più un tema scottante come lo era stato negli anni ’70 e soprattutto le nuove generazioni, che viaggiano in tutto il mondo, non riescono nemmeno a capire perché la presenza di una minoranza e di un bilinguismo sia vista come un problema e non come una opportunità. Perché infine il referendum era giudicato da molti come un inutile spreco, avendo valore consultivo. Soltanto un parere, dunque, di cui non si sarebbe tenuto alcun conto: mentre le schede di voto erano in viaggio il governo federale aveva già approvato il disegno di legge costituzionale che dà attuazione all’accordo.

Nel voto a favore o contro l’accordo, poi, possono aver giocato altri fattori. In fin dei conti la consultazione è apparsa a molti un referendum non tanto sulla segnaletica bilingue, quanto sul governatore Gerhard Dörfler, convinto sostenitore dell’accordo con le rappresentanze slovene. Dörfler è riuscito dove erano falliti fior di cancellieri, a cominciare da Bruno Kreisky, e di governatori, da Sima ad Haider. Il suggello referendario avrebbe iscritto il suo nome nei libri di storia della Carinzia. La conseguenza è che alcuni hanno votato a favore dell’accordo per sostenere Dörfler, mentre altri, pur essendo a favore dell’accordo, potrebbero aver votato contro o addirittura essere rimasti a casa per non fare un piacere al Landeshauptmann.

Il quale Landeshauptmann ha trascorso le ultime settimane viaggiando in lungo e in largo per tutta la Carinzia, per convincere sindaci e cittadini a votare “sì”, compresi molti amministratori locali socialdemocratici contrari al bilinguismo (è noto che la socialdemocrazia carinziana è stata per decenni bacino di raccolta di ex nazisti e questo spiega la loro responsabilità se nel mezzo secolo in cui hanno governato la Carinzia non maggioranza assoluta non hanno potuto o voluto affrontare il tema della minoranza). Un risultato largamente favorevole avrebbe rafforzato la sua leadership nel partito, dove oggi chi comanda realmente è Uwe Scheuch. Il 67,9% non è un gran che, ma Dörfler lo ha letto in ogni caso come un successo. Tant’è vero che ha voluto anticiparne l’annuncio pubblico, senza attendere il ritorno dell’amico-rivale Scheuch da Graz, dov’era impegnato nel congresso nazionale del partito.

Non è stato un trionfo, ma è valso comunque a salvare a Dörfler la poltrona di governatore. Un “putsch” di Scheuch per prenderne il posto non sarebbe accettato oggi dagli elettori dopo il risultato referendario. Scheuch dovrà piuttosto preoccuparsi del processo che lo attende il 6 luglio davanti ai giudici di Klagenfurt: aveva promesso di far avere la cittadinanza austriaca a imprenditori russi in cambio di soldi, quella cittadinanza che il suo partito nega ai rifugiati politici. Una sua condanna potrebbe influire notevolmente sulla scena politica carinziana.

Nella foto, Gerhard Dörfler annuncia visibilmente soddisfatto il risultato del referendum, senza attendere il ritorno da Graz dell’amico-rivale Uwe Scheuch.

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