Sabato 18 Maggio 2024

21.11.10 Namensmauer (muro dei nomi) Ostarrichipark ViennaAlcuni hanno ricordato che ieri ricorreva l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, ma quasi a nessuno è venuta in mente un’altra tragica ricorrenza nello stesso giorno: il “pogrom” del novembre 1938, in Germania e in Austria, passato alla storia come “Kristallnacht”, la “notte dei cristalli”. In quella notte tra il 9 e il 10 novembre di 83 anni fa milizie naziste devastarono e incendiarono migliaia di case abitate da ebrei, negozi, cimiteri, luoghi di incontro e di culto, tra cui 1.400 sinagoghe. Centinaia di ebrei rimasero vittime negli scontri, circa 300 si tolsero la vita e nei giorni che seguirono oltre 30.000 furono avviati ai campi di concentramento. Quella notte segnò il definitivo passaggio da un regime di discriminazione razziale alla deportazione degli ebrei e al loro vero e proprio sterminio. L’Italia non conobbe episodi del genere, ma di lì a pochi giorni, il 17 novembre 1938, furono introdotte le leggi razziali, che costrinsero gli ebrei a registrarsi in elenchi speciali, emarginandoli dalla vita sociale. Il peggio sarebbe venuto anche per essi qualche anno dopo.

21.11.10 Kurt Yakov Tutter (Namensmauer)A Vienna, complice anche il Covid, è passata quasi in sordina l’inaugurazione di un monumento che ricorda le vittime austriache dell’Olocausto. Si tratta di un ellisse formata da 160 grandi lastre di granito, su cui sono incisi i nomi degli ebrei austriaci avviati dal nazismo ai campi di sterminio, da cui non fecero mai ritorno, 64.435 nomi di uomini, donne, vecchi e bambini.

Iniziatore del progetto è Kurt Yakov Tutter, 91 anni, uno dei pochi sopravvissuti all’Olocausto ancora in vita. Nel 1939, all’età di 9 anni, era fuggito con la sua famiglia da Vienna, trovando rifugio in Belgio. Ma presto anche quel Paese era diventato insicuro. Nel 1942 era stato deportato con i suoi ad Auschwitz, dove i genitori erano morti.

Da vent’anni Tutter si era battuto perché le vittime del nazismo fossero ricordate. Fossero ricordate singolarmente, con i loro nomi, perché soltanto in questo modo, a suo dire, la dimensione dell’Olocausto diventava comprensibile a tutti e non era soltanto un’idea astratta. Da ciò il progetto di un “Namensmauer”, un “muro dei nomi”, la cui realizzazione tuttavia ha richiesto quattro lustri, consumati in lunghe discussioni sulla localizzazione e nella ricerca dei finanziamenti.

Alla fine i soldi sono stati trovati (4,46 milioni di euro, di cui 600.000 dai Länder, 230.000 dall’Associazione industriali e il resto dalla Cancelleria federale) ed è stato scelto il luogo: l’Ostarrichi Park, al limite del centro storico, tra la Banca nazionale, il Tribunale regionale e l’ex Ospedale generale di Vienna. Tutter avrebbe preferito un altro collocamento, di fronte alla stazione di Aspang, luogo di partenza dei treni diretti ad Auschwitz.

Alla fine è stato preferito l’Ostarrichi Park, un parco il cui nome rimanda al “certificato di nascita” dell’Austria (citata per la prima volta nel 996 con il nome “Ostarrichi” in un documento conservato all’Archivio di Stato di Monaco di Baviera). L’accostamento a quel toponimo acquista in questo caso un imprevedibile significato simbolico, perché ci ricorda come la comunità ebrea sia stata parte integrante della storia austriaca, fin dalle origini. Anzi, prima delle origini: la presenza ebraica è documentata nella cosiddetta “Raffelstettner Zollordnung” dell’inizio del X secolo, ovvero quasi un secolo prima del documento conservato a Monaco.

L’inaugurazione del “Namensmauer” è avvenuta ieri pomeriggio. Hanno parlato, tra gli altri, il cancelliere Alexander Schallenberg, il presidente del Parlamento Wolfgang Sobotka, l’assessora alla cultura di Vienna Veronica Kaup-Hasler, il presidente della Comunità israelitica Oskar Deutsch e infine l’anziano Tutter. Mancava il Capo dello Stato, Alexander Van der Bellen, che avrebbe voluto essere presente alla cerimonia, ma che si è visto costretto a rimanere in quarantena a casa, dopo che una delle sue segretarie alla Hofburg era stata contagiata dal Covid-19.

 

NELLA FOTO, uno scorcio delle lastre di granito dell’Ostarrichi Park, su cui sono incisi i nomi delle 64.435 vittime austriache dell’Olocausto, e il promotore del monumento, Kurt Yakov Tutter, 91 anni, superstite dei campi di sterminio. L’elenco comprende soltanto nomi di persone appartenute alla comunità ebraica e non anche le migliaia di vittime rom e sinti, omosessuali, handicappati, oppositori politici. Questa assenza era stata criticata da alcuni storici.

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