Sabato 18 Maggio 2024

22.07.21 Imposta di successione, denaro, eruo, banconoteIn Austria esiste una imposta di successione? Se l’è chiesto un lettore di questo blog, dopo aver letto l’articolo di lunedì scorso, in cui davamo notizia che il 10% del patrimonio privato austriaco è in mano a sole 100 persone. Cento “signori Bonaventura” che vedono ogni anno aumentare la loro ricchezza, nonostante il Covid, l’Ucraina, il caro energia e l’inflazione.

Un bel giorno o un brutto giorno questi Paperon de’ Paperoni moriranno. Quanto dovranno versare all’erario gli eredi del loro patrimonio? La risposta è: niente. L’Austria ha abolito l’imposta di successione nel 2008 e contemporaneamente ha abolito anche l’imposta sulle donazioni. La ricchezza, quindi, si tramanda da una generazione all’altra senza dover pagare alcun dazio.

È curioso ricordare come si addivenne nel 2008 all’abrogazione delle due imposte. Non fu necessaria una legge del governo, bastò l’inerzia. Qualcuno aveva sollevato davanti alla Corte costituzionale la disparità di trattamento tra chi eredita beni immobili (terreni, edifici) e chi eredita beni di altro genere (gioielli, partecipazioni azionarie, depositi bancari ecc.). Per i primi l’imposta era calcolata sull’estimo catastale che in Austria, come in Italia, non corrisponde affatto al loro valore di mercato, ma è enormemente inferiore. Gioielli, titoli azionari, quote di fondi di investimento, depositi in conti correnti e libretti di risparmio, invece, hanno un valore “reale” e su questo veniva calcolata l’imposta. Mentre i primi potevano cavarsela con un’imposta di ammontare ridicolo, i secondi dovevano sobbarcarsi un costo salato o salatissimo.

Tenendo conto di questa diversità di trattamento, costituzionalmente non accettabile, la Corte aveva invitato il Governo e il Parlamento a provvedere con opportuni correttivi per rendere omogenea la base imponibile e, come capita anche da noi, aveva fissato un termine per farlo. Governo e Parlamento, invece, non fecero nulla, per cui nel 2008 le norme sull’imposta di successione e di donazione decaddero automaticamente.

Questo non significa, tuttavia, che gli eredi non debbano nulla al fisco. Essi sono tenuti a versare l’imposta prevista per l’acquisto di terreni. Ciò significa: chi eredita una collana di diamanti non paga nulla, chi eredita una casa paga l’imposta sul trasferimento di immobili, come se l’avesse acquistata.

Ma c’è un altro adempimento a cui gli eredi o i donatari sono tenuti. Devono dichiarare al fisco i beni ricevuti per successione o in dono, pur non dovendo pagare nulla. Non tutti, naturalmente. Non serve perdere tempo con i beni di scarso valore, basta farlo per quelli che superino i 15.000 euro di valore o, se si è imparentati, i 50.000 euro. E, per evitare che qualcuno faccia il furbo, suddividendo le donazioni in più tranche inferiori rispettivamente ai 15.000 o ai 50.000 euro, la legge prevede che tale ammontare non debba essere superato nell’arco di 5 anni.

A quali conseguenze possa portare l’inosservanza della norma lo si è visto nelle vicende giudiziarie che hanno coinvolto negli ultimi anni l’ex ministro delle Finanze Karl-Heinz Grasser, condannato due anni fa per una tangente di 9,6 milioni di euro. Gli inquirenti erano giunti a lui indagando su un labirinto di conti anonimi aperti in banche nel Liechtenstein, in Svizzera e in Austria. Avevano scoperto, in questo modo, un trasferimento non giustificato di 500.000 euro in contanti. Il sospetto era che fossero parte della tangente. L’ex ministro aveva spiegato, invece, che quei soldi gli sarebbero stati donati dalla suocera (l’italiana Marina Giori, madre dell’ultima moglie Fiona Swarovski), perché voleva mettere alla prova il genero e vedere se questi, da ex ministro, fosse capace di investirli bene e farli fruttare.

Gli inquirenti avevano chiesto conferma alla suocera, ma questa aveva risposto di non saperne nulla. Forse avrebbe preferito mentire, per togliere dai guai il genero (che due anni fa è stato condannato a 8 anni di reclusione), ma così facendo sarebbe finita nei guai lei, perché avrebbe ammesso di avergli donato 500.000 euro, senza notificare la donazione al figlio.

Chiudiamo questa breve dissertazione avvertendo che l’imposta di successione, quando era ancora in vigore, dava un gettito ridicolo, variabile da 110 a 150 milioni all’anno. L’averla abolita, quindi, non ha causato una perdita rilevante alle casse dello Stato. Il problema vero, infatti, non è l’imposta in sé, ma la possibilità offerta dal sistema fiscale austriaco ai contribuenti più danarosi, assistiti da plotoni di commercialisti, di eludere il pagamento delle tasse.

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