Sabato 18 Maggio 2024

21.09.30 Elke Kahr intervistata dall'OrfElke Kahr, che sta per diventare sindaca comunista di Graz, destinava due terzi della sua indennità di carica per aiutare famiglie in difficoltà. Non è poco, se si considera l’ammontare delle indennità di carica in Austria, anche a livello comunale, ben superiori a quelle in Italia. Kahr lo faceva senza battere la grancassa e senza pubblicare selfie in Facebook. Anche gli altri consiglieri comunali del Kpö, il Partito comunista austriaco, si comportavano allo stesso modo. Avevano imparato la lezione dal “grande vecchio” del Kpö di Graz, Ernest Kaltenegger, che al tempo in cui era assessore al comune andava in bicicletta nelle case popolari a riparare impianti elettrici e a sturare i gabinetti. Anche lui senza grancassa e senza fotografi al seguito.

Crediamo che ora si possa capire meglio perché i comunisti a Graz siano votati da anni da oltre il 20 per cento degli elettori. Alle elezioni di domenica sono arrivati quasi al 29, aggiudicandosi la guida della città, che con i suoi quasi 300.000 abitanti è la seconda dell’Austria. Un risultato sorprendente dovuto a un concatenamento di circostanze, che vanno dalle difficoltà legate al Covid alla sfiducia nei partiti tradizionali finora al governo della città, in particolare nell’Övp (o nel sindaco indicato dall’Övp, ormai in carica da quattro tornate amministrative). Probabilmente ha contato anche il basso afflusso alle urne (46%), che in genere favorisce ovunque i partiti comunisti, per i cui militanti il voto è un imperativo categorico, come per i cattolici praticanti la messa alla domenica.

Sbaglieremmo tuttavia e credere che il Partito comunista di Graz sia una specie di Caritas, che aiuta i diseredati, presentandosi loro con il volto sorridente e generoso di Elke Kahr. Potremmo essere indotti in questo errore dall’evoluzione che abbiamo conosciuto nel Pci in Italia, i cui epigoni oggi sono un’immagine sbiadita dei “compagni” di un tempo.

No, i “compagni” di Elke Kahr (nella foto, intervistata dall’Orf), al di là del loro apparire simpatici, sono marxisti-leninisti ortodossi, che non hanno cambiato di una virgola la loro ideologia, nemmeno dopo la caduto del muro. Nel programma del loro partito, approvato nel 2012 e tuttora in vigore, viene denunciato “il capitalismo neoliberale, che produce forti diseguaglianze economiche e fa prosperare la grande finanza”. Per rimediare a tutto ciò c’è una sola parola: socialismo. Altrimenti si va alla “barbarie”. Lo strumento per raggiungere l’obiettivo – richiamandosi a Marx ed Engels – è la nazionalizzazione dei mezzi di produzione”.

Un’eco del documento di nove anni fa si avverte anche nel programma delle recenti elezioni, dove si propone, per esempio, il ritorno all’amministrazione comunale delle aziende che in passato erano state privatizzate. Nel comizio tenuto in chiusura di campagna elettorale, Kahr aveva annunciato il ritorno a una gestione diretta dei mezzi di trasporto pubblici locali, ora affidati a una holding esterna. Un altro capitolo del programma riguarda lo sviluppo di nuovi settori di attività, svolte da aziende comunali, che dovrebbero migliorare le entrate nel bilancio.

L’Unione Europea non rientra tra le competenze di un Comune, ma il programma del Kpö non manca di esprimersi in termini molto critici in proposito (all’Ue viene attribuito un “carattere imperialistico”). La soluzione migliore sarebbe uscirne. Parte del programma riguarda l’aumento dell’imposizione fiscale, per consentire trasporti pubblici gratuiti o finanziare l’edilizia abitativa.

Insomma, Graz nei prossimi quattro anni sarà amministrata da comunisti dal cuore d’oro, ma sempre comunisti.

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21.09.30 Ernest Kaltenegger KpoeNel 2005, in occasione delle elezioni regionali in Stiria, avevamo intervistato Ernest Kaltenegger (nella foto), che, come abbiamo scritto qui sopra, è un esponente “anziano” del Kpö di Graz. A quel tempo era assessore al Comune. Il testo di quell’intervista non è presente nel blog, che esiste soltanto dal 2009. Per questo riteniamo che possa essere interessante riproporlo oggi, così come lo avevamo scritto 16 anni fa, perché le risposte che Kaltenegger aveva dato allora alle nostre domande ci paiono molto attuali.

– Qual è la ragione del suo grande successo? In Austria il Partito comunista raggiunge appena lo 0,2% degli elettori, mentre qui in Stiria è arrivato al 6,34% (è il risultato delle elezioni regionali, mentre a quelle comunali già allora il risultato era intorno al 20%, nda).

«Sicuramente è stato apprezzato il fatto che noi ci siamo concentrati sulla politica comunale, attraverso la quale la gente ci conosce e vede che operiamo ragionevolmente. E, se lo si fa con continuità, si ottengono risultati anche a livello sovra comunale. Ma la base è sempre il lavoro a livello di Comune».

– Il Kpö è rappresentato anche in altri Comuni della Stiria, oltre a Graz?

“Sì, siamo presenti anche a Judenburg, Zeltweg, Knittelfeld, Leoben, Mürzuschlag e in altri Comuni, una dozzina in tutto. Nei classici comprensori industriali abbiamo avuto un aumento di voti di oltre il 10%”.

– Crede che questa “politica comunale” possa essere adeguatamente esercitata anche a livello regionale? Il Kpö è riuscito a far eleggere 4 consiglieri regionali, ma nessun assessore (la ripartizione dei seggi di giunta, in base alla legge, è stabilita da un calcolo matematico e non è frutto di accordi politici, nda)?

“Naturalmente. Ne sono convinto. Un assessorato non è decisivo. Una buona opposizione può essere più efficace di un cattivo lavoro di governo. Attraverso un’adeguata pressione sugli altri partiti si può riuscire a far accettare determinate proposte”.

– Che cosa potrà cambiare nell’amministrazione della Stiria, dopo la vittoria socialdemocratica? Prima la giunta era composta da 5 membri dell’Övp e 4 dell’Spö, ora da 4 dell’Övp e 5 dell’Spö: praticamente è tutto come prima, cambia soltanto la targhetta su una porta.

“Esatto. Un cambiamento può avvenire soltanto se i due partiti maggioritari, Övp ed Spö, capiscono che cosa gli elettori hanno voluto intendere con il loro voto. C’è bisogno che i temi sociali siano al centro della politica. E qui sta la mia speranza che il Kpö possa mettere in moto qualche cosa. Io penso, per esempio, alla situazione che si era creata negli anno ’80, quando i Verdi erano diventati una presenza forte in Parlamento e l’ecologia improvvisamente era diventata un tema importante per tutti i partiti, perché si era capito che era emerso un fenomeno nuovo. Un simile effetto potrebbe derivare anche dal nostro successo nei riguardi dei problemi sociali”.

– Ma quali sono gli obiettivi cui mira il Partito comunista austriaco oggi? Un movimento che si definisce “Aktion gegen eine kommunistische Steiermark” (Azione contro una Stiria comunista) vi ha accusato, in inserzioni a pagamento sulla stampa, di volere l’abolizione della proprietà privata, la collettivizzazione dei terreni agricoli e dei suoli, la sostituzione della democrazia con la dittatura del proletariato, la lotta di classe eccetera…

“Dietro il movimento “Azione contro una Stiria comunista” stava l’Övp, che ha finanziato questa propaganda. Nell’ultima settimana pagine simili sono apparse ogni giorno. L’Övp ha investito nella campagna contro il Kpö più denaro di quanto avessimo a disposizione noi per la nostra propaganda”.

– Ma al di là dei contenuti propagandistici di questa campagna, come potrebbe definire l’identità e la politica del Partito comunista austriaco di oggi? Si rifà ai modelli dell’ex Unione Sovietica, di Cuba che mette in carcere i dissidenti, della Cina che resta comunista, ma che si apre in qualche modo all’economia di mercato?

“Non vogliamo orientarci ad alcuno dei modelli citati. Va detto chiaramente che non c’è alcun socialismo senza democrazia, non può funzionare. Non vogliamo la statalizzazione dell’economia. Vogliamo che restino in mano pubblica solo i settori fondamentali per i servizi che vanno garantiti ai cittadini: per esempio i servizi di acquedotto, lo smaltimento dei rifiuti, il campo dell’energia, il servizio sanitario, per citarne alcuni”.

– La scuola?

“Anche la scuola, naturalmente”.

– Siete contrari alle scuole private?”.

“No, le scuole private possono esserci, ma lo Stato deve investire molto nel campo della formazione. Si deve evitare che chi non ha denaro debba frequentare una scuola pubblica scadente, mentre chi ha denaro possa frequentare una buona scuola privata. Nell’istruzione, insomma, devono esserci pari opportunità per tutti e assicurare ciò dev’essere un compito prioritario dello Stato. Quindi, se qualcuno vuole istituire una scuola confessionale, lo faccia. Ma ciò non deve avvenire a scapito della scuola pubblica”.

– Il Kpö era sempre stato contrario all’Unione Europea?

“Sì, è vero. In occasione del referendum del 1994 sull’adesione noi ci eravamo schierati per il no”.

– Perché?

“Non perché ci piacciano i piccoli Stati o perché vogliamo governare tutto a livello locale. Non è questo dunque il motivo principale, ma il fatto che l’Unione Europea, così come funziona oggi, serve soprattutto agli interessi dei grandi gruppi industriali. Questa è una delle ragioni per cui la popolazione in molti Paesi europei è così scontenta dell’Ue e lo ha manifestato in occasione dei referendum sulla Costituzione europea in Francia e in Olanda. Dobbiamo fare in modo che in Europa il problema sociale diventi centrale, mentre ora è lasciato in secondo piano. Si bada molto che funzioni il libero transito delle merci, che vi siano molte libertà per i capitali, mentre ci si preoccupa di meno che vi sia anche un equilibrio sociale, una sicurezza sociale. Inoltre nell’Ue c’è poca democrazia. I commissari hanno più poteri dello stesso Parlamento”.

– Per la verità la nuova Costituzione doveva innovare proprio in questa direzione…

“Sì, ma ciò che della nuova Costituzione ci ha disturbato è stata la tendenza a una militarizzazione, a fare dell’Europa una potenza militare”.

– Lei da giovane era socialdemocratico. Perché a un certo punto ha deciso di diventare comunista?

“Per me si trattava di una contraddizione tra le parole e i fatti. L’azione politica dell’Spö non corrispondeva alle buone parole che venivano annunciate”.

– Cinque anni fa tutta l’Europa si era spaventata di fronte al successo elettorale dell’Fpö, il partito di Jörg Haider (al tempo dell’intervista Haider era ancora vivo e attivo in politica, nda), diventato il secondo partito austriaco dopo quello socialdemocratico. Ora l’Fpö si è spaccato in due e alla prima prova elettorale dopo la scissione, domenica scorsa in Stiria, nessuno dei due ha raggiunto il quorum per entrare nel consiglio regionale. Crede che il fenomeno politico della destra austriaca sia giunto al capolinea?

“Lo spero, ma non ne sono sicuro. Se si acuiscono i contrasti sociali, se la disoccupazione continua a crescere allora c’è ancora molto spazio per gruppuscoli di estrema destra, che offrono soluzioni semplici a problemi complessi: come quella di cacciare gli stranieri. Lo si è visto ora nelle elezioni in Sassonia, dove il partito di estrema destra ha ottenuto molti consensi. Si deve quindi essere molto cauti: il problema non è stato ancora eliminato. Certo, siamo giunti a una situazione consolante: l’Fpö si trova in una posizione molto difficile”.

– È possibile che questi voti si spostino o si siano spostati verso il Partito comunista o verso i Verdi?

“Sì, se noi riusciamo a capire i problemi di questi cittadini. Se non ci limitiamo a apostrofare come razzismo l’ansia che essi provano di fronte a certi nuovi fenomeni di immigrazione, ma cerchiamo di trovare una soluzione per essi. La semplice emarginazione degli stranieri non rappresenta una soluzione. Gli austriaci non ne trarrebbero alcun giovamento”.

– Nella recente campagna elettorale, il Kpö ha usato volantini, distintivi, t-shirt con lo slogan “vota comunista”, in lingua italiana. Come mai?

“Non c’è stata una particolare strategia: quest’idea era piaciuta molto ai nostri giovani. Forse è dipeso dalla grande tradizione del Partito comunista italiano, forse dal fascino che l’Italia esercita su di noi, forse da entrambe le cose”.

– In Italia il Pci non esiste più. Come giudica l’evoluzione dal vecchio partito comunista verso il nuovo movimento di tipo socialdemocratico?

“Non spetta a me commentare ciò che è avvenuto in Italia. Sarebbe un’intrusione e noi non siamo gli arbitri per dire se è stato un bene o un male. Ogni partito deve decidere per sé e noi dobbiamo limitarci a prenderne atto”.

– Il Kpö attualmente ha ancora rapporti con i comunisti italiani?

“Sì, con il partito di Fausto Bertinotti”.

– È venuto qui qualche volta Bertinotti?

“Non qui a Graz, ma a Vienna”.

– Ci sono esponenti del comunismo italiano che lei apprezza particolarmente?

“Non posso esprimermi sugli attuali dirigenti comunisti, ma considero un grande personaggio del comunismo italiano Enrico Berlinguer”.

– Lei condivide l’atteggiamento che Berlinguer assunse a suo tempo nei confronti dell’Unione Sovietica?

“Sì, seppe fare una giusta politica”.

– Il Partito comunista austriaco invece fu sempre schierato con l’Urss, anche dopo Budapest e Praga?

“Abbiamo commesso molti errori”.

 

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