Sabato 18 Maggio 2024

06.10.01 33 Vienna; René Siegl direttore generale dell'Austrian Business Agency - CopiaC’è un capitolo nel programma del nuovo governo austriaco che è passato del tutto inosservato. Riguarda il fisco, la competitività del settore produttivo, la semplificazione della burocrazia. La stampa internazionale si è soffermata soprattutto sulle implicazioni della presenza nella “stanza dei bottoni” di un partito di estrema destra, euroscettico e xenofobo, che in passato aveva suscitato allarme con atteggiamenti antisemiti, pangermanici, se non addirittura filonazisti. La stampa italiana ha reagito soprattutto al proposito di estendere la cittadinanza austriaca ai tedeschi e ladini del Sud Tirolo, che in 182 pagine di programma occupa 8 righe ed è formulato non come richiesta categorica, ma solo come ipotesi da prendere in considerazione (e se così sarà – come ha assicurato il neocancelliere Sebastian Kurz – verrà fatto solo d’intesa con il governo italiano).

È sfuggita all’attenzione dei media, invece, quella parte del programma che affronta la materia economica e che occupa ben 50 pagine, con l’obiettivo di semplificare la vita delle imprese, accrescere la loro competitività internazionale e favorire gli investimenti dall’estero. In altre parole, fare in modo che aziende straniere scelgano di delocalizzare parte della loro produzione in Austria, come già hanno fatto alcune aziende italiane. Ce lo ricorda ora l’Aba-Invest in Austria, l’agenzia creata dal Ministero austriaco dell’Economia proprio con questo obiettivo.

Il nuovo governo federale guidato da Kurz intende trasformare l’Austria in una business location di punta a livello europeo, leader nell’innovazione. Tra i punti allettanti: minore tassazione del reddito d’impresa e riduzione dei costi del lavoro, semplificazione del diritto fiscale. Il carico fiscale complessivo (per le società e per le persone fisiche) dovrebbe scendere al 40%. Per ora è soltanto un proposito, su cui molti osservatori hanno già espresso forti dubbi (dovrebbero essere tagliati 14 miliardi di imposte, soltanto attraverso uno snellimento della burocrazia e tagli di spesa, che sono i buoni propositi di tutti i governi, quando entrano in carica), ma vale almeno come indicazione di tendenza.

“Il programma presentato – osserva René Siegl, managing director di Aba – lancia un segnale importante per l’Austria quale business location. Oltre alla minore tassazione del reddito d’impresa e alla riduzione dei costi del lavoro, che sgrava le nostre imprese, attirando al contempo gli investitori esteri, la certezza di disporre di personale specializzato nel lungo termine rappresenta un punto chiave per garantire la nostra competitività e forza innovativa”.

Sì, perché uno dei punti menzionati nel programma di governo è la formazione duale (alternanza tra scuola e azienda), che anche in Italia si è tentato di attuare, incontrando qualche resistenza negli studenti. Il nuovo governo austriaco prevede invece di “sviluppare ulteriormente l’apprezzato sistema duale di formazione e training per il personale qualificato”.

Un altro punto a favore delle imprese è la ridefinizione delle norme relative all’orario di lavoro, reso più flessibile, a seconda delle esigenze produttive. Si punta ad estendere l’orario giornaliero a 12 ore e il limite massimo dell’orario settimanale a 60 ore, naturalmente con recupero delle ore di riposo, in modo che sia assicurato l’orario settimanale medio di 48 ore. In passato la disciplina in questo campo era sempre frutto di concertazione tra le parti sociali – da un lato la Camera dell’economia, dall’altro la Camera del lavoro – con risultati spesso inconcludenti. Ora il governo di centrodestra sembra voler agire in piena autonomia. Le contestazioni saranno inevitabili.

Un altro punto importante del programma riguarda la ricerca. È previsto un aumento annuale delle spese in questo settore, che ora raggiunge il 3,09% (quindi già superiore al livello posto dall’Europa), ma che nelle intenzioni dovrebbe salire al 3,76%. I finanziamenti alla ricerca e sviluppo costituiscono già ora un importante incentivo per le imprese straniere a investire in Austria. E lo sarà ancor di più in futuro, ammesso però – e su questo punto l’Aba non si esprime – che Kurz riesca davvero ad attuare il suo ambizioso progetto di riforma dell’Austria.

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Un lettore molto attento di questo blog ci segnala una contraddizione tra le parole pronunciate dal responsabile di Aba-Invest in Austria, René Siegl, citate nel pezzo di oggi, e quelle pronunciate da Johannes Kopf, direttore dell’Ams (Arbeitmarktservice), che avevamo menzionato in questo blog il 15 luglio, in un articolo dal titolo “Le aziende non trovano apprendisti, potrebbero assumere i profughi”. L’Ams è l’agenzia che opera a livello nazionale e locale per favorire l’assunzione di chi è senza lavoro. In quell’articolo di luglio Kopf aveva dichiarato che “attualmente in tutta l’Austria ci sono 1.075 posti di apprendista non coperti in più rispetto all’anno scorso e 133 giovani austriaci in meno in cerca di quei posti”. Insomma, parole che sollevano qualche dubbio sulla “certezza di disporre di personale specializzato” espressa da Siegl. Non sappiamo chi dei due abbia ragione. La situazione nell’apprendistato non può essere cambiata così rapidamente tra luglio e oggi, per cui chi vorrà investire in Austria farà bene a verificare sul posto l’effettiva disponibilità di manodopera specializzata, che per Siegl c’è e per Kopf non c’è.

 

NELLA FOTO, René Siegl, managing director di Aba-Invest in Austria.

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