Sabato 18 Maggio 2024

17.06.26 Vienna, asili islamici, scuole materne islamicheLa proposta-annuncio del ministro degli esteri Sebastian Kurz di voler chiudere tutti gli asili islamici dove non si parla il tedesco ha suscitato consensi, ma anche molte critiche in Austria. Anche perché il messaggio è rivolto direttamente al Comune di Vienna, dato che asili islamici con finanziamento pubblico esistono soltanto nella capitale e in nessun altro Land dell’Austria. L’intervento del ministro rappresenta in questo senso un’intrusione negli “affari interni”, su cui il governo federale non ha competenza primaria.

Si chiama “governo federale” (Bundesregierung), perché l’Austria, come è noto, è uno Stato federale e l’autonomia di cui godono i suoi Länder non può essere rivendicata quando fa comodo e violata quando non fa comodo. Quella del Comune di Vienna (che per la Costituzione austriaca ha il ruolo di un Land) non fa troppo comodo a Kurz, probabilmente perché l’amministrazione è da sempre socialdemocratica (attualmente in coalizione con i Verdi) e sul tema profughi, accoglienza, integrazione segue politiche diverse da quelle del ministro. In proposito il commento dell’assessore alle scuole materne Jürgen Czernohorszky (Spö) è stato eloquente: “La politica deve risolvere i problemi, non inventarli”.

Kurz, ovviamente, non ritiene di aver inventato alcun problema e, dopo aver lanciato il sasso sugli asili nido islamici in occasione di un dibattito pubblico organizzato dal quotidiano “Kurier”, ieri è tornato sull’argomento, indicando i criteri che queste scuole dovrebbero rispettare, pena la loro chiusura, e fornendo un elenco delle leggi e dei regolamenti del Comune di Vienna che andrebbero modificati.

Innanzitutto il ministro chiede che vi sia una precisa definizione del termine “confessionale” riferito alle scuole islamiche e che nella legge del Comune di Vienna sulle scuole materne sia imposto l’uso della lingua tedesca. Quelle istituzioni confessionali che non utilizzano il tedesco nell’insegnamento non devono più ricevere finanziamenti pubblici. Agli insegnanti devono essere imposti requisiti più severi, ampliando le cause di esclusione dall’incarico per quanti esprimono “visioni personali di valori che sono in contrasto con un atteggiamento positivo nei confronti dello Stato e della società”. Agli assistenti scolastici dev’essere richiesta una conoscenza del tedesco di livello C1 (quinto, di una scala di sei).

Anche l’autorizzazione all’esercizio di una scuola materna dev’essere più rigorosa. Non basta soltanto la competenza del personale e del responsabile della scuola, anche i contenuti pedagogici devono essere resi pubblici. Se nel nome della scuola appare l’attributo “islamico” o se insorgono dubbi sul concetto pedagogico di una scuola confessionale, l’autorizzazione deve essere preceduta dalla perizia di un comitato di consulenti. Inoltre, il ministro Kurz sollecita l’istituzione di organi di vigilanza e più frequenti controlli, i cui risultati dovranno essere resi pubblici.

Tutto questo nei confronti degli asili islamici. E nei confronti delle altre scuole materne gestite da ordini religiosi cattolici o da altre confessioni religiose non islamiche saranno adottate le stesse misure di vigilanza? Il ministro risponde con un “no”: non servono analoghe misure, perché soltanto le scuole islamiche creano problemi di integrazione.

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