Domenica 2 Giugno 2024

Dr. Rudolf Haberleitner, Nahversorger " dayli ", Wien 2012È sempre uccel di bosco il misterioso “uomo d’affari” che il 27 giugno aveva lestamente sottratto un milione di euro in contanti a un imprenditore austriaco, incontrato nell’american bar Insolito Moret di viale Tricesimo, ed era fuggito poi con un’auto su cui lo attendeva un complice. Non sono più tanto misteriose, invece, le circostanze che hanno portato al clamoroso colpo, che non ha precedenti, almeno dalle nostre parti, per l’ammontare della somma rubata.  

 

La vittima, come si è appreso nei giorni successivi, si chiama Rudolf Haberleitner, 68 anni, di Pucking (Alta Austria), molto noto nel suo Paese per molteplici iniziative imprenditoriali e di consulenza aziendale. Noto soprattutto, dallo scorso anno, per aver tentato il salvataggio della catena di negozi Schlecker. Al fallimento della casa madre tedesca, nell’agosto 2012, s’era fatto avanti lui, subentrando nella Schlecker austriaca (buco di 55 milioni nel bilancio 2011) e, già che c’era, anche nelle società che gestiscono le filiali in Belgio, Polonia, Lussemburgo e Italia compresa.

 

L’arrivo di Haberleitner, con la sua “srl” che si chiama Tap (Turnaround Plattform), dovrebbe segnare il risanamento e il rilancio del gruppo commerciale. Haberleitner annuncia investimenti per 500 milioni, bilancio in pareggio già alla fine di quest’anno e addirittura un raddoppio delle filiali. Un programma ambizioso, che però non decolla, perché i finanziatori previsti si sono defilati, le banche non concedono alcun credito e l’unica novità che il nostro “salvatore” riesce a introdurre è il marchio, che da Schlecker diventa Dayli.

 

A undici mesi dall’inizio della sua avventura commerciale, Rudolf Haberleitner è con l’acqua alla gola. Ha già detto addio ai progetti mirabolanti da 500 milioni di euro, ma ha bisogno urgente di almeno 50 milioni, per la ristrutturazione e il rilancio della rete di vendita. Soldi che non riesce ad avere dalle banche e men che meno dagli incassi dei suoi negozi, che non bastano neppure per pagare gli stipendi e i fornitori, i quali ormai consegnano la merce soltanto contro pagamento cash.

 

Rudolf Haberleitner è in questa drammatica situazione, quando all’alba del 27 giugno affronta il lungo viaggio da Pucking a Udine per incontrare l’uomo che dovrebbe aiutarlo a venirne fuori. L’interlocutore italiano è un imprenditore di Seriate (Bergamo) e si chiama Ermanno R. Non ne conosciamo il cognome, ma che importa? Probabilmente neanche Ermanno è il suo vero nome. E probabilmente non è nemmeno un imprenditore e non è di Seriate.

 

Il titolare della Dayli, ex Schlecker, però, non ha di questi dubbi. L’italiano gli è stato presentato da un mediatore austriaco di Vorchdorf (cittadina dell’Alta Austria come Pucking). Ha avuto con lui scambi di mail e di telefonate. Due settimane prima, il 14 giugno, lo ha conosciuto personalmente a Mestre, ricavandone un’ottima impressione. Ermanno R. appare come una persona molto seria, discute con competenza di questioni aziendali e finanziarie e, per giunta, parla fluentemente sia il tedesco che l’inglese. Il disperato Haberleitner ne è conquistato. I due raggiungono un’intesa che dovrebbe togliere la Dayli dai guai. L’italiano si dichiara disposto a concedere un prestito di 26 milioni, da restituire in 5 anni, al tasso più che conveniente del 3%.

 

Quando la mattina del 27 giugno Haberleitner scende a Udine, ha già in tasca il contratto sottoscritto da entrambe le parti, che dovrebbe preludere – così si legge nelle quattro pagine del testo – a una successiva partecipazione di Ermanno R. al capitale della Tap. Il prestito, dunque, dovrebbe avere soltanto una funzione ponte, per consentire alla società di finanziare l’approvvigionamento delle merci e gli investimenti per il rilancio della Dayli. Nell’accordo, tuttavia, è contemplata anche una condizione, che l’italiano ha posto inequivocabilmente già nel precedente incontro di Mestre: il pagamento di un milione di euro a titolo di garanzia, una sorta di ammortamento anticipato sulle rate di interessi e capitale che l’Haberleitner gli dovrà nei successivi 5 anni.

 

Ecco perché Rudolf Haberleitner arriva all’american bar di viale Tricesimo portando con sé un milione di euro in contanti. Ha ritirato i soldi il giorno prima dal conto corrente della Dayli alla Allgemeinen Sparkasse di Linz: 2000 banconote da 500 euro, raccolte in due mazzette e custodite in una borsa sportiva con il logo della Lufthansa. Non si tratta di soldi “in nero”, come era potuto sembrare in un primo momento (in Austria non esiste la soglia dei mille euro per le transazioni in contanti), bensì di un’operazione un po’ macchinosa, ma legittima, che avrebbe dovuto garantire entrambe le parti.

 

Il piano prevede, infatti, che, dopo l’incontro all’american bar, i due si trasferiscano in un vicino sportello bancario in viale Tricesimo. Lì Ermanno R. avrebbe fatto un bonifico di 26 milioni di euro sul conto della Dayli alla Allgemeinen Sparkasse. L’Haberleitner avrebbe quindi telefonato al direttore della banca austriaca e, avuta conferma dell’avvenuto bonifico, avrebbe consegnato il milione di euro al nuovo partner italiano. I soldi devono essere in contanti, perché Ermanno R. possa vederli prima di fare il bonifico in Austria.

 

Le cose, come è noto, sono andate diversamente. I due si incontrano nel famoso bar, conversano per una ventina di minuti, riesaminano i termini del contratto e poi arrivano al dunque. Haberleitner mostra il milione in contanti. Ermanno R. estrae un apparecchio per la verifica dell’autenticità delle banconote. Ma perché farlo lì, su un tavolino, in mezzo alla confusione dei clienti che a quell’ora affollano il locale? Meglio trasferirsi dietro alla reception, in un luogo più tranquillo per contare duemila banconote.

 

Una proposta convincente, che non insospettisce minimamente l’austriaco, nemmeno quando Ermanno R. afferra la borsa per dirigersi alla reception. La trappola è stata studiata nei minimi dettagli e l’Haberleitner ci casca in pieno, come ci sarebbe cascata qualsiasi persona normale. Perché l’italiano ha anche la perfidia di dirgli: “Venga con me. Non vorrà mica lasciarmi solo con tutto questo denaro?”. L’austriaco lo segue, ma è in quei pochi metri che lo separano dalla reception che l’incanto si rompe: quando arriva davanti alla porta d’ingresso, l’italiano ha uno scatto improvviso e si tuffa all’esterno, scavalca un cespuglio e salta dentro un’auto, che lo aspettava con il motore acceso. Come in un film.

 

Il resto è noto. “Polizei, Polizei!”, urla l’austriaco. Ma è tutto inutile. Arriva la polizia e trova nel bar la borsa che il sedicente Ermanno ha “dimenticato”, con dentro i franchi svizzeri, presumibilmente falsi. A cosa servissero quei soldi non è ancora chiaro. Nel frattempo la Dayli si sta avviando a passi veloci verso il fallimento. L’amministratore nominato dal tribunale di Linz ha trovato un indebitamento per 56 milioni di euro, cui corrispondono beni patrimoniali di valore equivalente, ma che difficilmente si potranno cedere per pagare i 1300 creditori. Nelle poste attive del bilancio, al 30 giugno, si legge anche un credito di un milione. Nel confronti di un certo Ermanno R. da Seriate.

 

Nella foto, Rudolf Haberleitner, titolare della Dayli.

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