Domenica 2 Giugno 2024

18.04.01 Cardinale Christoph SchönbornNel giorno di Pasqua i giornali austriaci hanno scelto di intervistare il cardinale Christoph Schönborn (nella foto), arcivescovo di Vienna e massima autorità della Chiesa cattolica in Austria. Non è la prima volta che accade: interviste congiunte di più testate alla stessa personalità sono abbastanza frequenti nella stampa austriaca. Questa volta l’iniziativa è partita dai cosiddetti “giornali regionali”, ossia dai quotidiani locali presenti in quasi tutti i Länder (in Carinzia e in Stiria è la “Kleine Zeitung”), cui si è associata la testata nazionale “Die Presse”.

Con il cardinale il pool di intervistatori ha parlato di temi teologici e pastorali, come la resurrezione di Cristo e il ruolo della donna nella Chiesa (potrà mai diventare diacono, sacerdote o vescovo? potranno diventare preti gli uomini sposati?), ma anche di temi legati all’attualità sociale e politica austriaca. Uno, particolarmente scottante, ha riguardato il ruolo della Caritas.

A Schönborn è stato chiesto se all’istituzione di assistenza della Chiesa sia consentito esprimere valutazioni politiche. “La Caritas – ha risposto l’arcivescovo – svolge un servizio enorme a livello nazionale e internazionale. Interviene su temi politici a ragione. Una Caritas che non è di disturbo non fa bene il suo lavoro. Altrimenti, chi parlerebbe per i senzatetto? Chi, per gli uomini che da lungo tempo sono senza lavoro?”.

E gli interventi nei confronti del governo in materia di profughi sono opportuni? “Noi siamo in dialogo con il governo. Concordiamo fondamentalmente che l’immigrazione debba avvenire in modo ordinato, ma tuttavia vi sono alcuni punti deboli. Abbiamo bisogno di corridoi umanitari. Uno di questi ha funzionato bene e ha consentito a 2500 persone di raggiungere direttamente l’Austria dalla Siria. Ma che delle persone che da noi sono state bene integrate vengano improvvisamente rimpatriate, solo perché così lo prevede la legge, lo considero controproducente. Così si rispetta la legge, ma non si rispetta l’umanità”.

All’osservazione che questa era un’affermazione pericolosa, il presule ha replicato: “C’è a questo proposito uno strumento legale, che è il diritto di restare per ragioni umanitarie. Questo principio può essere applicato legalmente. E poi vi sono motivi di preoccupazione per quegli islamici che si sono convertiti alla fede cristiana e che sono minacciati di rimpatrio. Questi uomini si troverebbero in pericolo di vita, se ritornassero nei loro Paesi”.

Quanto al nuovo governo di centrodestra, propenso a chiudere la porta a nuovi profughi e a respingere quelli già arrivati, il cardinale Schönborn è apparso fiducioso. “Sono convinto – ha dichiarato agli intervistatori – che anche con l’attuale governo, ferma restando la sua politica restrittiva in materia di immigrazione, vi sia una buona base di dialogo su questioni umanitarie. Lo è anche con il ministro degli Interni (Herbert Kickl, dell’Fpö, nda).

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