Sabato 18 Maggio 2024

11.05.19 Hypo Bank Italia, Simone Caraffini (2)Nel panorama buio e tempestoso di Hypo Group Alpe Adria, che ha chiuso il bilancio 2010 con un disavanzo di oltre un miliardo, una sola luce di speranza brilla all’orizzonte. Non ci crederete, ma è quella di Hypo Bank Italia. La controllata di Tavagnacco è la sola società del gruppo che non dà pensieri a Gottwald Kranebitter, il boss della holding carinziana alle prese con un disastro internazionale di cui soltanto nell’esercizio finanziario appena chiuso si sono definiti finalmente i contorni.

Hypo Italia non ha alcuna parte in questo disastro. Non è stata coinvolta in scandali finanziari, non ha nascosto scheletri negli armadi, non ha mai chiuso i conti in rosso. Anzi, nel 2010, nonostante l’economia ancora traballante, l’utile è aumentato a 10,8 milioni e la raccolta di liquidità ha sfiorato i 2 miliardi, con un aumento del 10% rispetto all’anno precedente. Merito del management, merito del personale. Probabilmente anche merito di Bankitalia, che ha dimostrato di saper svolgere i propri compiti di sorveglianza meglio della Nationalbank austriaca, consentendo al sistema bancario italiano – non soltanto a Hypo Bank – di reggere meglio all’urto della crisi di tre anni fa.

Hypo Bank Italia appare oggi in controtendenza non soltanto nei confronti del gruppo di cui fa parte, ma anche di altre banche e non soltanto in termini di volume di affari, utile, capitalizzazione. Mentre la Kärntner Sparkasse, per esempio, taglia il personale e chiude alcune delle sue sedi in Italia – ne abbiamo riferito l’altro giorno – Hypo assume e aumenta le proprie filiali. Una banca che sembrava paralizzata dai guai della casa madre austriaca ora sembra essersi ripresa dallo choc e predispone addirittura piani quinquennali di sviluppo, che prevedono l’apertura di 5 filiali all’anno, per cinque anni. La prima sarà a Varese; e quest’anno seguiranno due in Lombardia e altre due in Veneto.

Cos’è cambiato così radicalmente? “Per oltre due anni – spiega Simone Caraffini, da gennaio vicedirettore generale di Hypo Italia – la banca ha subito le traversie della holding. Si è come rinchiusa in se stessa, non sapendo che cosa sarebbe accaduto al gruppo. Poi a Klagenfurt è arrivato Kranebitter, che, oltre a occuparsi del risanamento della holding, ci ha dato indicazioni chiare di strategia: pianificare un’espansione quinquennale nel Nord Italia, potenziando la raccolta che finora era stata trascurata, progettando nuovi prodotti per la clientela, razionalizzando gli uffici e assumendo nuovo personale”.

In questa strategia rientra la stessa “assunzione” di Caraffini, laurea in ingegneria, quattro anni di esperienza negli Stati Uniti, nove anni in Mc Kinsey, gigante nella consulenza finanziaria, per il quale nel 2009 ha aperto l’ufficio di Kiev. È a lui che Hypo Bank ha affidato il compito di incrementare la presenza sul territorio (raddoppio delle filiali in 5 anni) e di equilibrare l’attività dell’istituto, che finora era sbilanciata sugli impieghi e nel leasing. Il lavoro è appena cominciato e i risultati si leggeranno nel bilancio 2011. Intanto già si vede l’aria che tira. Al bando di assunzioni di qualche mese fa hanno risposto in 5.300; 15 sono già stati assunti (tre sono esuberi della Sparkasse). La campagna verso i risparmiatori privati, avviata a fine marzo, ha portato in due soli mesi all’apertura di 700 nuovi conti correnti, con una raccolta media di 700.000 euro al giorno.

Disturba soltanto l’idea che Hypo Group abbia annunciato l’intenzione di vendere le controllate in Austria e in Italia. “Ma – osserva Caraffini – è un annuncio che potrebbe rimanere tale”. In altre parole, è più probabile che Hypo Group venda Hypo Austria (che anche nel 2010 era in rosso e che sta già chiudendo sedi e licenziando personale) e si tenga invece Hypo Italia, che il personale invece lo sta assumendo e intende raddoppiare le filiali.

Nella foto, Simone Caraffini, vicedirettore generale di Hypo Bank Italia.

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