Sabato 18 Maggio 2024

09.11.11 02 Klagenfurt, sede centrale di Hypo Group Alpe AdriaI verbali dei consigli di amministrazione di una società servono a raccontarne la storia, a lasciare traccia delle decisioni prese, a individuarne i responsabili. Non sono documenti pubblici, come i bilanci annuali e le relazioni ai bilanci, ma alle volte possono diventarlo e allora consentono di capire meglio quel che è accaduto e perché è accaduto. Se poi riguardano non una società qualsiasi, ma Hypo Group Alpe Adria,  la loro importanza è più che evidente, per il ruolo che la holding bancaria ha avuto, nel bene e nel male, in patria e all’estero.

 

Il settimanale austriaco “Profil” è venuto in possesso di 17 di quei verbali e ne ha dato notizia in sintesi nel suo ultimo numero. Riguardano altrettante sedute del consiglio di amministrazione che si erano svolte tra il marzo 2007 (vale a dire poco prima dell’arrivo della Bayern Lb, quando azionista di controllo era ancora il Land Carinzia) e il dicembre 2009 (quando la banca stava per fallire e fu salvata dallo Stato). Sono gli anni drammatici in cui si delinea il disastro a cui sarebbe giunto il gruppo bancario.

 

A rileggere quei documenti si prova un brivido alla schiena, perché si conosce già l’epilogo della storia e al tempo stesso se ne avverte l’ineluttabilità, mentre si vorrebbe far qualcosa per interrompere o modificare il racconto. Hypo Bank è in un certo senso una catastrofe annunciata. Non ci sono cadaveri, ma vittime sì, tante vittime, a cominciare dai contribuenti austriaci, chiamati a pagare il salvataggio di una banca regionale, che alla fine costerà il doppio di quanto all’Austria è costato il salvataggio della Grecia. Ma ci sono soprattutto i dipendenti, quelli già licenziati (come i 97 esuberi in Italia dello scorso anno) e quelli che prima o poi ne seguiranno la sorte.

 

* * *

 

Giovedì, 26 aprile 2007. Il consiglio si riunisce sotto la presidenza di Wolfgang Kulterer. Le autorità di vigilanza l’anno prima lo avevano costretto a dimettersi dalla direzione del gruppo, in seguito allo scandalo delle operazioni “swap”, che nel 2004 avevano causato una perdita di 328 milioni. Come “premio di consolazione” Haider lo ha ricollocato al vertice del consiglio di amministrazione, su cui le autorità di vigilanza non possono interferire. Da poco nel capitale della banca è entrato Tilo Berlin con un gruppo di investitori che hanno conferito 250 milioni di capitale fresco. Le quote della holding a questa data sono così suddivise: 44,91% al Land Carinzia, principale azionista, 41,45% alla Grazer Wechselseitige Versicherung (Grawe), 9,09% al gruppo Berlin e 4,55% alla fondazione costituita tra i dipendenti.

Nella seduta si dà conto dei risultati del 2006, che danno un utile di 83,5 milioni e un volume di bilancio di 31 miliardi. L’operatività è cresciuta di un quarto, ma i guadagni si sono ridotti del 40%. La cosa tuttavia non preoccupa: nel 2007 si prevede di far meglio, raggiungendo un utile di 200 milioni. Viene deliberato un dividendo di 9,6 milioni (di cui 4,75 destinato al Land Carinzia).

Hypo Group beneficia di una garanzia del Land, che in quel momento ha raggiunto il suo massimo storico: 24,7 miliardi.

 

Giovedì 26 luglio 2007. I risultati del primo semestre sono meno favorevoli del previsto (criticità si manifestano nelle controllate in Austria, Croazia e Serbia), ma si confida che a fine anno saranno raggiunti gli obiettivi previsti. La direzione del gruppo è stata assunta dal 1. giugno da Tilo Berlin, mentre la Bayern Lb ha ormai deciso l’ingresso in Hypo, per assumerne il controllo al posto del Land Carinzia.

 

Lunedì 29 ottobre 2007. La riunione è presieduta per la prima volta da Werner Schmidt, direttore generale della Bayern Lb, che nel frattempo è diventata socio di maggioranza di Hypo Group (avendo acquisito metà delle quote del Land Carinzia e quelle del gruppo Berlin e dei dipendenti). I presenti prendono atto della “buona performance del segmento bancario”, mentre “Hypo Austria e Hypo Croazia sono sensibilmente al di sotto degli obiettivi previsti”, per ragioni riconducibili alla svalutazione per 200 milioni di alcuni crediti. La perdita è di 200 milioni, ma nella seduta viene deliberata comunque una ricapitalizzazione per 600 milioni, di cui si farà carico da sola Bayern Lb.

 

Lunedì 17 dicembre 2007. È l’ultima seduta dell’anno e, anche se i conti non sono chiusi, si sa già che i previsti 200 milioni di utili non ci saranno. Il bilancio chiuderà in pareggio. Ma Tilo Berlin rassicura un ritorno al guadagno nel 2008, addirittura per 355 milioni, spiegando che sono stati avviati programmi molto ambiziosi a lungo termine, nella convinzione che vi sia una crescita potenziale nei mercati in cui la banca opera. Il consigliere della Bayern Lb Kurt Faltlhauser (a quel tempo assessore alle finanze del Land Baviera) esprime qualche dubbio, osservando che i programmi gli sembrano “più che ambiziosi”. Haider, che di solito non prende mai la parola, questa volta interviene per osservare che “le previsioni negli ultimi anni si sono sempre avverate”.

 

Lunedì 6 marzo 2008. Il consiglio si riunisce questa volta a Zagabria, nella sede della controllata che negli ultimi tempi ha dato più preoccupazioni. Nel frattempo la Bayern Lb, avendo conferito da sola i 600 milioni necessari, ha aumentato la sua quota di capitale al 57,31%. Si prende atto che il bilancio 2007 non si è chiuso proprio in pareggio, ma con utile di… 3,1 milioni. Berlin rileva che il risultato non proprio esaltante è stato condizionato da molti fattori, tra cui la crisi dei titoli subprime. Avverte inoltre che alcuni altri titoli in portafoglio suscitano qualche preoccupazione. Haider chiede rassicurazioni su eventuali future perdite. Uno dei dirigenti  risponde che “naturalmente un certo rischio non si può mai escludere”.

 

Giovedì 11 settembre 2008. Il consiglio si riunisce a Belgrado. L’atmosfera è a dir poco tesa, perché i profitti previsti a inizio anno appaiono ormai irraggiungibili. Al contrario: l’inventario dei rapporti in sofferenza renderà quasi inevitabile una nuova iniezione di capitale. Il consigliere Siegfried Naser, rappresentante dell’azionista bavarese, chiede se “dopo le cosiddette pulizie di primavera” i conti siano finalmente in ordine e se non si debbano temere altre emergenze. Tilo Berlin risponde che si sta attraversando un periodo difficile, ma che il caso ormai è chiuso.

 

Giovedì 12 novembre 2008. Il consiglio questa volta si riunisce a Monaco, la città dove ha sede la Bayern Lb, azionista di maggioranza di Hypo Group. Jörg Haider è morto da un mese e il suo posto nel consiglio è stato assunto dall’assessore alle finanze del Land Carinzia Harald Dobernig, che però non è presente. La situazione della holding si è resa critica: servono altri 860 milioni.

Tilo Berlin riferisce di un incontro avuto il giorno prima a Vienna, al Ministero delle finanze, per chiedere un aiuto pubblico di 1,5 miliardi (anche l’Austria aveva disposto strumenti a sostegno delle banche come i nostri Tremonti bond). All’esigenza di capitale fresco si darà risposta in dicembre con un nuovo conferimento di 700 milioni da parte della Bayern Lb e con una partecipazione di capitale dello Stato austriaco per 900 milioni.

In considerazione della gravità della situazione il consigliere tedesco Klaus Weigert chiede “se, alla luce degli attuali sviluppi, siano previste modifiche negli emolumenti e negli incentivi” concessi ai dirigenti della banca. Berlin risponde che queste remunerazioni extra sono state erogate finora avendo riguardo non agli utili prodotti, ma alla crescita della banca. In altre parole, nel 2007 sono state erogati bonus per un milione di euro, ancorché non sia stato prodotto alcun utile.

 

Giovedì 11 dicembre 2008. Anche questa seduta del consiglio si tiene a Monaco. I conti della banca si rivelano peggiori del previsto. Il bilancio dell’anno si chiuderà con una perdita di 514 milioni, ma il risultato non sembra scuotere la dirigenza del gruppo, secondo la quale si tratta di “fenomeni straordinari non ripetibili”. Tilo Berlin spiega che nel 2008 sono state create le condizioni perché nel 2009 la banca possa dare nuovamente risultati positivi. Ma questa volta l’ostentato ottimismo del direttore generale non sembra convincere i bavaresi.

 

Giovedì 24 aprile 2009. Il consiglio di amministrazione di Hypo Group torna a riunirsi a Klagenfurt. Tilo Berlin sta per andarsene e al suo posto è già stato designato Franz Pinkl, che assumerà l’incarico il 1. giugno. Dovrebbe essere l’uomo in grado di raddrizzare la barca ormai pericolosamente inclinata di Hypo Bank, ma sarebbe bastata una ricerca su Google per scoprire che Pinkl forse non è la persona più adatta a quel compito: ha appena lasciato la direzione generale della Österreichische Volksbank, dopo aver portato quasi al fallimento la controllata Kommunalkredit (salvata dallo Stato con la nazionalizzazione, come accadrà più tardi per Hypo).

Nel corso della seduta si fa cenno per la prima volta alle garanzie offerte a Hypo Bank dal Land Carinzia, che alla fine del 2008 sono stati ridimensionate a 19,4 miliardi. Probabilmente l’ipotesi del fallimento è già nell’aria e qualcuno si chiede chi dovrà farsene carico.

 

Giovedì 16 novembre 2009. La situazione sta precipitando. Nella precedente seduta (del 10 settembre) era emersa l’esigenza di aumentare il fondo rischi di 762 milioni, ma dopo soli due mesi quell’importo non appare più sufficiente. La peggiorata situazione rende inevitabile una nuova ricapitalizzazione.

 

Giovedì 10 dicembre 2009. Il consiglio di amministrazione torna a riunirsi a Monaco in un clima ormai di rottura. I rappresentanti della Grawe (secondo azionista) accusano i colleghi bavaresi di aver avviato a loro insaputa trattative con il Ministero delle finanze per una eventuale nazionalizzazione della banca, dato che per chiudere il bilancio 2009 sono necessari altri 2,1 miliardi di euro. Siegfried Grigg, amministratore della Grawe (condannato al recente processo assieme a Kulterer e ad altri ex dirigenti di Hypo Bank per l’emissione di azioni privilegiate fasulle), rimprovera al collega Stefan Ermisch, dirigente finanziario della Bayern Lb, di aver offerto allo Stato austriaco la propria quota di Hypo Bank, evocando in alternativa uno scenario di bancarotta. Il colloquio di Ermisch con Vienna è avvenuto il 23 novembre e Grigg vuole conoscerne il contenuto. I bavaresi si rifiutano di rispondere, perché su quel colloquio è stato concordato il riserbo.

 

Tre giorni più tardi, al termine di una trattativa durata l’intera notte tra il 13 e il 14 dicembre, Hypo Alpe Adria Bank viene nazionalizzata, appena in tempo prima che la magistratura metta i sigilli alla banca e blocchi tutti i conti.

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