Sabato 18 Maggio 2024

20.08.24 Sinagoga di GrazSi incomincia con gli insulti scritti sui muri e si prosegue con le minacce via Facebook e i sassi lanciati contro le finestre. L’antisemitismo si manifesta in questi modi e ogni volta si tende a minimizzare, forse perché si è convinti che si tratti di semplici goliardate di ragazzi che non conoscono la storia e non sanno bene chi sono gli ebrei e che cos’è stato l’antisemitismo. O forse perché se ne comprende la gravità e si tende a chiudere gli occhi, sperando che facendo finta di nulla episodi del genere non si ripeteranno più. I pogrom del passato sono avvenuti perché molti hanno chiuso gli occhi, quando invece avrebbero dovuto tenerli bene aperti.

Forse anche gli austriaci hanno chiuso gli occhi, quando ignoti qualche tempo fa hanno imbrattato le pareti esterne della sinagoga di Graz con scritte antisemite. Quel luogo di culto era stato dato alle fiamme nella “notte dei cristalli” tra il 9 e il 10 novembre del 1938, in un’Austria da pochi mesi annessa al Reich. Dell’edificio erano rimaste macerie e cenere. Soltanto nel 2000 era stato ricostruito e per una parte erano state usate le stesse pietre recuperate dall’edificio distrutto dai nazisti.

Le scritte antisemite erano state tracciate proprio su quelle pietre storiche, come se 82 anni fossero passati invano. Poi erano venute le sassate contro le vetrate della sinagoga. Le lastre erano andate in frantumi, come era già accaduto in quella notte del ’38, che per questo i nazisti con inconsapevole ironia avevano chiamato “dei cristalli”.

Fine della storia? No, quando si lascia che queste cose avvengano e quando si consente a predicatori d’odio di vedere ovunque complotti giudaici orditi da Soros e sodali o si spacciano per veri i “Protocolli dei Savi di Sion” è inevitabile che vi sia una escalation e che dopo le cose si colpiscano anche le persone.

È andata così anche questa volta. Ad essere preso di mira è stato il presidente della Comunità israelita di Graz, Elie Rosen. Sabato, verso le 18, era andato in auto a prendere un conoscente venuto da Vienna. I due poi si erano recati insieme alla sinagoga, ricostruita 20 anni fa. Erano ancora in auto, quando hanno visto un giovane avvicinarsi in bicicletta, fermarsi e raccogliere da terra una pietra. Rosen ha subito pensato che potesse trattarsi dello stesso che qualche giorno prima aveva mandato in frantumi una vetrata della sinagoga, scagliando dei sassi.

È sceso dall’auto e ha chiesto allo sconosciuto che cosa stesse facendo. Questi gli si è rivolto contro brandeggiando una mazza da baseball. Il presidente della Comunità israelita ha fatto appena in tempo a barricarsi nell’auto, bloccando le portiere con la chiusura centralizzata. Nel frattempo il giovane aveva incominciato a colpire con la mazza la vettura, per poi rinunciare all’aggressione a allontanarsi sulla bicicletta con cui era venuto.

Nel frattempo Elie Rosen aveva allertato la polizia. Sono subito intervenuti uomini della Polizia criminale e della sezione Antiterrorismo. In meno di 24 ore sono riusciti identificare e arrestare il presunto colpevole: si tratterebbe di un siriano di 26 anni, giunto in Austria sei anni fa, come richiedente asilo. Il giovane è accusato anche per altri sette episodi di vandalismo.

Già sabato sera il presidente della Repubblica, Alexander Van der Bellen, in un tweet, aveva duramente condannato l’episodio. “L’odio verso gli ebrei e l’antisemitismo – aveva scritto – non hanno posto nelle nostra società”. Erano seguiti altri messaggi di condanna e solidarietà da parte di altri esponenti politici austriaci, tra cui il cancelliere Sebastian Kurz.

Dopo l’identificazione del presunto aggressore, il ministro degli Interni, Karl Nehammer, ha telefonato a Elie Rosen, che nel frattempo era stato messo sotto protezione. Nehammer ha annunciato per questa mattina un vertice con il presidente della Comunità israelita in Austria, Oskar Deutsch, con la ministra Karoline Edtstadler, con il direttore dell’Antiterrorismo, Johannes Freiseisen, e con lo stesso Rosen. L’incontro ha un importante valore simbolico, perché vorrebbe fare intendere che questa volta lo Stato non se ne starà con le mani in mano di fronte all’antisemitismo crescente. In cinque anni le manifestazioni gravi e meno gravi di odio nei confronti degli ebrei sono raddoppiate di numero in Austria. Il fenomeno pertanto va preso sul serio.

 

NELLA FOTO, la sinagoga di Graz, ora sorvegliata permanentemente dalla polizia. Si intravvede la scritta con cui era stato imbrattato il muro nella parte inferiore, costruito con le pietre originali della precedente sinagoga, bruciata nel 1938 nella “notte dei cristalli”.

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