Sabato 18 Maggio 2024

22.03.08 Sberbank Europe AG Vienna - CopiaIn Italia gli oligarchi russi hanno comprato ville e palazzi o vi hanno ormeggiato i loro yacht megagalattici. In Austria hanno fatto le stesse cose, ma anche altro: vi hanno insediato i centri direzionali del loro potere economico, per gestire da lì la loro espansione in tutta Europa. Perché abbiano scelto proprio l’Austria non si sa. Possiamo solo supporre che abbiano giocato un ruolo la neutralità del Paese, la posizione geografica al centro del continente, la discrezione riservata agli affari e soprattutto a chi porta soldi dall’estero (ricordiamo che l’Austria è uno dei pochi Paesi dove fino a non molto tempo fa era ammesso l’anonimato bancario).

Diciamo Austria, ma in realtà dovremmo dire Vienna. Perché è qui, in questa capitale, che il potere economico e finanziario russo ha scelto di piantare le tende per condurre i propri affari. Negli altri Länder ha comprato immobili e ha investito in centri turistici, mentre a Vienna ha aperto le sedi direzionali delle sue società all’estero. Molte di queste, sicuramente le più importanti, gravitano intorno alla Schwarzenbergplatz, la grande piazza dove l’Unione Sovietica, alla fine della Seconda guerra mondiale, volle erigere l’imponente monumento all’Armata Rossa, in memoria dei 17.000 soldati caduti nella liberazione di Vienna.

È su questa piazza che si affaccia il palazzo della Sberbank Europe Ag, società bancaria interamente controllata dalla banca di Stato russa Sberbank. Fino a pochi giorni fa da questa sede venivano gestiti gli affari in una gran parte dell’Europa, attraverso le controllate in Croazia, Cechia, Bosnia, Serbia, Slovenia e Ungheria. Le sanzioni inflitte alla Russia in conseguenza della guerra in Ucraina hanno da un giorno all’altro sballato i conti dell’istituto, portandolo sulla soglia dell’insolvenza. Dal 1. marzo il Finanzmarktaufsicht (Fma), che assomiglia alla nostra Consob, ne ha ordinato la cessazione di ogni attività.

Per Sberbank Europe Ag ciò equivale al fallimento. Un duro colpo per l’istituto e per chi ci lavorava: 284 dipendenti nella sede austriaca, 3.900 nelle 188 filiali, che servivano 740.000 clienti. Il bilancio 2020 si era chiuso con un volume di affari di poco meno di 13 miliardi. Un duro colpo per Sberbank, ma anche per il sistema bancario austriaco, chiamato a intervenire con il proprio fondo di garanzia. Quando una banca fallisce ogni cliente è assicurato fino a un importo di 100.000 euro. Nel caso dei 740.000 clienti di Sberbank, le altre banche austriache dovranno sborsare 913 milioni.

A dirigere la banca russa, o quel che resta, è l’austriaca Sonja Sarközi, che si era fatta le ossa lavorando in precedenza per Bawag-Psk e per Easy Bank, Gli altri nomi del management sono tutti russi, meno uno: Siegfried Wolf, austriaco della Stiria, presidente del consiglio di sorveglianza. Il suo nome era tornato alla ribalta della cronaca di recente, perché sospettato di aver ottenuto indebitamente dal Ministero delle Finanze uno “sconto” fiscale di svariate centinaia di migliaia di euro, tramite una funzionaria, alla quale poi – grazie ai suoi agganci con il “cerchio magico” dell’ex cancelliere Kurz – era riuscito a far ottenere in premio una promozione.

Le connessioni di Wolf con la Russia risalgono tuttavia a molto prima, già al tempo in cui era Ceo di Magna International, l’industria automobilistica con sede nella Stiria dell’investitore austro-candese Frank Stronach. In quella veste aveva operato sul mercato russo, convincendo l’oligarca Oleg Deripaska a entrare nel capitale di Magna con una quota del 17% (1,5 miliardi di dollari).

Nel 2010 aveva lasciato il timone di Magna, per andare a dirigere Russian Machines, società di Deripaska. Con Russian Machines e con la fabbrica di auto Gaz, di Nischni Novgorod, anch’essa parte dell’impero di Deripaska, Wolf aveva in mente nuovi progetti per il rilancio di una fabbrica di camion e autobus già della tedesca Man, acquisita di recente da Steyr Automotive GmbH. Ne parliamo soltanto per far avere un’idea di quali intrecci societari, ma anche personali, ci siano tra Austria e Russia.

Qualche altro esempio? Wolf non è l’unico partner in affari di Deripaska. L’oligarca russo, tramite la sua Rasperias Trading Limited, con sede a Cipro, controlla il 27% di Strabag, società austriaca di costruzioni, cresciuta negli anni fino a diventare una delle più grandi società del settore in Europa (le più grandi opere stradali, autostradali e ferroviarie del continente sono sue, come i due tunnel del Semmering e della Koralm lungo il tratto austriaco del Corridoio Baltico-Adriatico, in corso di costruzione). Per entrare nel capitale di Strabag il magnate russo ha pagato sull’unghia oltre un miliardo di euro, stringendo saldi rapporti con il presidente del consiglio di sorveglianza della società, l’ex cancelliere socialdemocratico Alfred Gusenbauer, e con il fondatore e presidente emerito Hans Peter Haselsteiner.

Torniamo in Schwarzenbergplatz e spostiamoci nel palazzo accanto, che dista poche decine di metri. Qui, al civico 5, ha la sua filiale la holding privata Lukoil. seconda produttrice di petrolio in Russia. Si chiama Lukoil International GmbH e gestisce tutte le operazioni all’estero della casa madre, contando su oltre 17.000 dipendenti in 40 Stati. Il capitale sociale è stato aumentato qualche anno fa a 6,2 miliardi.

Anche in Lukoil si riscontrano interessanti intrecci personali con la nomenclatura austriaca. Tra i membri del consiglio di sorveglianza troviamo, infatti, l’ex cancelliere Wolfgang Schüssel, del Partito popolare (Övp), quello che nel 2000 strinse un accordo di governo con l’estrema destra di Jörg Haider, attirando addosso all’Austria le sanzioni di quasi tutti i Paesi dell’Europa, oltre che di Israele, Usa e Canada.

Questa volta le sanzioni hanno colpito Lukoil e Schüssel, dopo una settimana di sofferta riflessione, ha deciso di rassegnare le dimissioni dall’imbarazzante incarico. Anche Lukoil ha reagito a suo modo alle sanzioni, che le procurano enormi danni, esprimendo nel suo sito web preoccupazione “per i tragici avvenimenti in Ucraina” e sollecitando trattative perché sia posta fine al conflitto. Per prudenza non ha usato la parola “guerra”, perché è meglio tenersi buono lo zar di Mosca, almeno finché è al potere.

Allo stesso indirizzo di Lukoil International GmbH ha sede anche Gazprom Neft Trading GmbH. È questa la società che probabilmente ci interessa più di tutte, perché da essa dipende l’arrivo del gas russo in Italia (ma anche in Germania, in altri Paesi limitrofi e nella stessa Austria). Gestisce una fitta rete di società in tutta Europa, che si occupano del trasporto e stoccaggio del gas, della sua vendita, della progettazione e manutenzione dei gasdotti.

Anche in Gazprom Neft Trading GmbH si riscontrano agganci con investitori austriaci. Uno di questi è Martin Schlaff, che con la sua Centrex controlla al 100% una ragnatela di società nell’Est Europa e nei Balcani per la distribuzione del gas. Tutte figurano appartenere a società di comodo che, guarda caso, hanno sede a Cipro, nel Liechtenstein e in Svizzera.

Sempre in Schwarzenbergplatz, ma nel palazzo di fronte, ha sede Rag Austria. Questa, per la verità, è una società interamente austriaca che si occupa di ricerche petrolifere. I suoi azionisti sono Evn, Uniper, Energie Steiermark, Salzburg Ag, ovvero quelle che noi un tempo chiamavamo “aziende municipalizzate”. Sono tutte società a capitale interamente o quasi interamente pubblico (di Länder e Comuni). La sede è in questa piazza non a caso, perché Rag Austria è partner di Gazprom nella gestione del deposito di gas di Haidach, presso Salisburgo, che con la sua capacità di 2,6 miliardi di metri cubi, è il secondo più grande del Centro Europa.

Chiudiamo il giro imboccando la Prinz Eugen Strasse, la strada che si diparte dalla Schwarzenbergplatz, affiancando dapprima il palazzo Schwarzenberg e quindi quello del Belvedere. Qui ha sede la Sibur International GmbH, società con cui la casa madre russa Sibur (più grande produttore russo nel settore petrolchimico) gestisce i suoi affari all’estero. Dal quartier generale in Prinz Eugen Strasse vengono serviti più di 1.500 grandi compratori di 80 Stati di Europa e Asia. In Russia Sibur ha 26 stabilimenti di produzione con circa 25.000 dipendenti. Tra i proprietari figura Kirill Schamalow, ex marito di Katerina Tichonowa, figlia di Vladimir Putin, e a sua volta figlio di Nikolai Schamalow, comproprietario di Rossiya Bank.

 

NELLA FOTO, il palazzo di Sberbank Europe Ag, nella Schwarzenbergplatz di Vienna.

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