Sabato 18 Maggio 2024

09.09.05 009 Pareti N del gruppo del Coglians dalla Valentintal; a destra pendici Rauchkofel - CopiaUn blocco di roccia, grande come un casa di tre piani, si è staccato l’altro giorno dalla parete est del Rauchkofel, che domina la val Valentina. Siamo sul versante austriaco (carinziano) delle Alpi Carniche, immediatamente a nord del monte Coglians, che segna il confine. Il Rauchkofel è una propaggine settentrionale, separata dal massiccio principale dalla Valentin Törl, la “porta Valentina”. Con i suoi 2460 metri è più basso del Coglians, che è il monte più alto del Friuli (2780 metri), ma costituisce comunque una meta molto frequentata, anche da escursionisti italiani, perché facilmente raggiungibile da Collina di Forni Avoltri, attraverso il passo Volaia, e perché offre una vista spettacolare sulle pareti nord del gruppo Coglians-Chianevate-Creta di Collina.

La via normale è un sentiero che si inerpica sui ripidi prati del versante occidentale. Il cedimento roccioso, invece, è avvenuto sul versante opposto (orientale) e questa è stata una fortuna, perché quella zona dell’alta val Valentina è meno frequentata, mentre sul sentiero occidentale anche l’altro giorno c’erano alcuni escursionisti.

Il distacco del blocco di roccia è avvenuto a una quota di 2200 metri circa. Si è frantumato in massi grandi come autobus, ha riferito ieri il geologo del Land Dieter Tanner, che ha ispezionato la zona. C’erano pietre del volume di 500 metri cubi. Al momento del crollo si è sentito un boato in tutta la valle, la cui eco tuttavia non è giunta sul versante del sentiero. Una escursionista friulana, che proprio in quel momento stava scendendo dalla vetta, perché sembrava che stesse per scoppiare un temporale, ci ha riferito di non aver sentito nulla. Ma giunta ai ghiaioni in prossimità della “porta Valentina” ha incontrato altri due escursionisti terrorizzati, perché loro sì avevano udito distintamente il boato del crollo e poi la scarica di sassi che precipitavano a valle.

Che vi siano frane in montagna non deve stupire: tutti i monti sono destinati, prima o poi, a trasformarsi in pianure, anche se quel “poi” si misura in migliaia di anni. L’erosione dell’aria e dell’acqua fanno la loro parte. Ciò che sorprende, però, è la frequenza con cui fenomeni del genere si presentano ora. Il riscaldamento della terra ha la sua parte, con la scomparsa del permafrost. Nel caso del Rauchkofel – ha spiegato il geologo Tanner – il cedimento della parete rocciosa è riconducibile alle forti oscillazioni della temperatura. Dopo la pioggia, c’è stato un forte irraggiamento solare. A causa di questi elevati sbalzi termici tra il giorno e la notte e le radiazioni solari si registrano tensioni negli strati rocciosi, che poi possono determinare questi distacchi”.

* * *

Il Rauchkofel si trova interamente in territorio austriaco (non quindi sulla cresta di confine, come il Coglians, la Chianevate o il Volaia), ma, come dicevamo, è molto frequentato anche da italiani, perché facilmente raggiungibile. Spesso è meta di gite sociali del Club alpino italiano.

Qualche indicazione per chi volesse salirvi. Il punto di partenza è il rifugio Tolazzi (1350 metri), dove si arriva in auto da Forni Avoltri, per Collina. Si segue il sentiero 144, prima nel bosco e poi in un vallone ghiaioso, fino al rifugio Lambertenghi-Romanin (1965 metri), situato in prossimità del passo Volaia. Si prosegue superando il passo e affacciandosi sul lago Volaia, che si aggira per raggiungere il rifugio austriaco omonimo.

In prossimità del rifugio comincia il sentiero 436, che porta alla vetta del Rauchkofel. L’ultimo tratto, su prati molto ripidi con qualche gradino di roccia, è protetto da cavo di acciaio. Il ritorno può avvenire per lo stesso sentiero, oppure per una variante che scende alla “porta Valentina” (Valentin Törl) e quindi, con il numero 403, riporta al lago Volaia (peraltro sempre visibile lungo tutto il percorso). Impossibile sbagliarsi, perché tutti i tracciati sono marcati con segni bianchi e rossi e ai bivi vi sono tabelle gialle dell’Österreichischer Alpenverein, che tolgono ogni dubbio sulla direzione da prendere.

* * *

Nel descrivere l’itinerario di salita al Rauchkofel abbiamo riferito del passaggio per il rifugio austriaco situato sulla sponda del lago Volaia. Il suo nome, infatti, è Wolayersee Hütte, che significa appunto Rifugio del lago Volaia. È il nome storico, quello che gli avevano dato i fondatori nel 1897, anno della sua inaugurazione. Distrutto nel corso della Prima guerra mondiale, trovandosi praticamente sul fronte, era stato ricostruito dopo il conflitto e riaperto nel 1923 con il nome dell’allora presidente della Sezione Austria dell’Alpenverein, Eduard Pichl, grande alpinista e guida alpina di valore.

Ma Pichl non era soltanto uomo di montagna, era anche un fanatico nazista, quando ancora il nazismo era fuorilegge in Austria. Fu lui a introdurre l’antisemitismo nell’Alpenverein e a convincere molte sezioni ad adottare il cosiddetto “Arierparagraph”, che prevedeva norme discriminatorie nei confronti degli ebrei, consentendo l’iscrizione soltanto ad austriaci ariani. Erano state 98 sezioni su 110 ad aver fatto proprio l’”Arierparagraph”. Sui loro rifugi – il rifugio Pichl sul lago Volaia è uno di questi – comparve la scritta divenuta celebre: “Vietato l’ingresso a cani ed ebrei”.

Nel 2002 il Club alpino austriaco ha finalmente capito che un suo rifugio non poteva portare il nome di un antisemita e lo ha sostituito con quello originale: Wolayersee Hütte. È con questo nome che va chiamato oggi ed è questo il nome con cui compare anche sulle carte Tabacco, che fino a qualche anno fa avevano mantenuto la precedente denominazione.

NELLA FOTO, il Rauchkofel, come appare dall’alta Val Valentina. È da questo versante (opposto a quello su cui sale il sentiero della via normale) che si è staccato l’enorme blocco di roccia, seminando sassi nella valle sottostante.

______________________

Austria Vicina è anche su Facebook. Clicca “mi piace” alla pagina https://www.facebook.com/austriavicina.

Lascia un commento