Sabato 18 Maggio 2024

12.07.26 Dieter BirnbacherUno tsunami. Non può essere definita diversamente l’udienza di ieri mattina alla Corte d’assise di Klagenfurt, chiamata a giudicare le persone che nel 2007 avevano partecipato alla vendita della quota di Hypo Bank di proprietà del Land Carinzia. Non era la prima udienza del processo, ma è stata quella che ha segnato una svolta clamorosa e probabilmente decisiva per la sentenza che sarà emessa più avanti, perché ha rivelato un vero e proprio sistema di corruzione, di ruberie e di finanziamenti illeciti ai partiti in Carinzia, ma anche a livello nazionale, ai tempi di Haider e dopo Haider.

 

L’Austria che non ti immagini è stata disvelata da Dietrich Birnbacher, un piccoletto anziano e paffuto, che di mestiere fa il commercialista, con studio a Villach, nella Hauptplatz. Per anni è stato il commercialista di fiducia di Josef Martinz, fino a ieri segretario regionale dell’Övp (il Partito popolare) e fino a qualche mese fa vicepresidente del Land Carinzia e assessore con molteplici competenze. Martinz nella vita privata faceva – e probabilmente da oggi tornerà a fare – il gestore di un campeggio. Birnbacher gli teneva i conti.

 

L’affare del secolo per l’anziano commercialista arriva nell’autunno del 2007, quando Jörg Haider, allora governatore della Carinzia, e Martinz, suo vice, si recano nel suo studio. In quei giorni il Land stava trattando la vendita della sua quota di maggioranza in Hypo Bank alla Bayern Lb di Monaco di Baviera. Per la verità non era il Land a trattare, ma lo facevano in prima persona (e all’insaputa di tutti gli organi che ne avrebbero avuto la competenza) Haider e Martinz. Loro due soli, in gran segreto.

 

A Birnbacher i due chiedono una perizia sull’operazione, ma non scritta: basta un parere orale, per non lasciare tracce, tanto l’affare è delicato e riservato. Birnbacher non si chiese allora il perché di tanto riserbo, non si chiese come mai bastasse un parere verbale per un affare da 800 milioni, che di solito richiede analisi di esperti bancari lunghe centinaia di pagine. Soprattutto non si chiese come mai per un lavoro di così modesto impegno gli fosse promesso un compenso – udite, udite! – di 12 milioni. O, più probabilmente, Birnbacher si pose tutte quelle domande, ma le tenne per sé e ritenne conveniente non pretendere risposte dai suoi due committenti.

 

Ha taciuto per tutti questi anni, finché ieri mattina, ripresentandosi nell’aula della Corte d’assise, ha chiesto la parola. Il presidente gliel’ha concessa e lo ha fatto accomodare al banco dei testimoni. Quando l’anziano commercialista ha incominciato a parlare aveva un sorriso liberatorio sulle labbra, come di chi sta per scrollarsi di dosso un peso diventato insopportabile.

 

Sono le sue parole ad aver scatenato lo tsunami. Una confessione in piena regola, raccontata con puntigliosità ragionieristica, senza bisogno che né il presidente, né il pubblico ministero gli rivolgessero alcuna domanda. È partito dall’inizio, da quando aveva ricevuto l’incarico truffaldino con la promessa di un compenso milionario. Con Haider e Martinz aveva concordato la regola della divisione per tre: un terzo al Bzö (il partito di Haider, ora diventato Fpk), un terzo all’Övp di Martinz e il resto sarebbe rimasto in tasca a lui.

 

Come sarebbero avvenute le transazioni? La soluzione era stata trovata da Martinz, il quale aveva detto di avvalersi del “know-how” in fatto di finanziamenti illeciti collaudato a livello nazionale dall’ex ministro degli interni del suo partito, Ernst Strasser (ora imputato in altro processo per episodi di corruzione a Bruxelles, nella veste di europarlamentare). Sarebbero state fatturate fittiziamente spese di stampa, spese di personale, consulenze e altro per incassare un po’ alla volta il malloppo.

 

Quando l’ammontare della consulenza divenne di pubblico dominio scoppiò il pandemonio in Carinzia e Haider decise che era meglio dimezzare l’importo a “soli” 6 milioni di euro. Lo fece sembrare un atto di generosità e lo definì un “Patriotrabatt”, uno “sconto patriottico”. Birnbacher non fu neppure interpellato in proposito e del resto non sollevò alcuna obiezione. “Io non avevo chiesto 12 milioni – ha dichiarato candidamente in Tribunale – e neppure 6. Sono stati Haider e Martinz a fissare quell’importo. Se mi avessero dato 300.000 euro mi sarebbero bastati”.

 

Ciò che nessuno dei tre aveva messo in conto era stata la morte di Haider, avvenuta nell’ottobre del 2008. A quel punto i soldi erano ancora in mano a Birnbacher. Si presentano da lui Uwe Scheuch e Harald Dobernig, gli uomini che hanno preso il posto di Haider ai vertici del partito (il primo è vicepresidente della giunta e segretario politico regionale, il secondo è assessore alle finanze), per chiedergli un milione di euro (questa la prima tranche fissata a suo tempo da Haider). Si accontentano di 500.000 euro (visto che la parcella era stata dimezzata, anche la somma indicata da Haider poteva esserlo). Al Partito popolare, invece, sarebbero stati versati finora 100.000 euro in due tranche (una, di 65.000 euro, consegnata in contanti a Martinz durante la cena di Natale 2008 del Rotary).

 

La confessione di Birnbacher ha ovviamente sconvolto i tempi del processo, perché è bastata da sola a rendere chiaro ciò che l’impianto accusatorio ipotizzava fin dall’inizio e cercava di dimostrare. Alle parole di Birnbacher sono seguite quelle di Martinz, che sostanzialmente ha ammesso che il suo commercialista (o ex commercialista) ha detto la verità. Alla esplicita domanda del pm sul coinvolgimento dell’ex ministro Strasser, Martinz ha glissato con un “non ricordo”.

 

Subito dopo, prima ancora che l’udienza fosse conclusa, ha annunciato le sue dimissioni dalla segreteria regionale dell’Övp e dal partito. Il processo è stato poi aggiornato al 6 agosto, per consentire a Martinz la nomina di un nuovo difensore. Quello che aveva, l’avvocata Astrid Wutte-Land (moglie di un ex capogruppo dell’Övp), è stata a sua volta incriminata in udienza, dopo che Birnbacher aveva svelato un pagamento fittizio in suo favore di 35.000 euro. Alla prossima udienza, dunque, siederà lei pure sul banco degli imputati, accanto al suo ex cliente.

 

Le reazioni politiche, naturalmente, sono state immediate. La direzione regionale dell’Övp ha tenuto ieri pomeriggio una riunione di emergenza che è durata fino a tardi, mentre dagli altri partiti sono giunte sollecitazioni alle dimissioni e sono state chieste a gran voce nuove elezioni. Il governatore Gerhard Dörfler, dalla Croazia dove si trova in viaggio per incontri politici, ha manifestato la sua costernazione.

 

C’è da chiedersi come sarebbero andate le cose se Haider fosse ancora in vita. Sarebbe riuscito a pilotare diversamente la vicenda giudiziaria? L’interrogativo rimane senza risposta, perché il sistema giudiziario austriaco è più efficiente e più rapido di quello italiano, ma anche più condizionabile politicamente. Basti dire che il processo di cui stiamo parlando in passato era già stato archiviato due volte dalla Procura della repubblica di Klagenfurt ed è stato riaperto soltanto in seguito a un ricorso dei Verdi alla Procura nazionale anticorruzione. Senza l’intervento di questo organismo viennese la parcella milionaria a Birnbacher sarebbe rimasta un mistero, non si sarebbe mai avuto notizia del finanziamento illecito a Fpk e Övp (i due partiti al governo in Carinzia) e Martinz sarebbe ancora vicepresidente del Land.

 

Nella foto, il commercialista Dietrich Birnbacher.

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