Sabato 18 Maggio 2024

13.11.20 Tribunale Klagenfurt; Josef Kircher, avv. Richard Soyer, Wolfgang KultererFin dalle prime battute del nuovo processo sull’emissione di azioni privilegiate fasulle di Hypo Bank – è il sesto della serie – si era capito che la materia era scottante, perché coinvolgeva l’intero vertice (o ex vertice) dell’istituto e un buon numero di ricconi di Carinzia e dintorni e avrebbe potuto riservare molte sorprese. “Ne vedremo delle belle” avevamo scritto soltanto due giorni fa (vedi). Non è stato necessario attendere molto. La bomba è scoppiata già alla seconda udienza.

 

A farla deflagrare è stato Josef Kircher, già direttore del settore leasing del gruppo bancario. Era stato lui tra il 2006 e il 2008 a far sottoscrivere le azioni privilegiate del gruppo per 100 milioni di euro a una dozzina di “amici”, al rendimento eccezionalmente favorevole del 6,25%, con la clausola, contenuta in un atto separato, riservatissimo, della “put option”, la facoltà cioè per gli acquirenti delle azioni di restituirle in qualsiasi momento alla banca al prezzo di acquisto. Insomma, più che privilegiate, privilegiatissime.

 

All’inizio del processo tutti gli imputati, Kircher compreso, interrogati dal presidente della Corte d’assise Christian Liebhauser-Karl, si erano dichiarati innocenti. Ed ecco il colpo di scena alla seconda udienza. Josef Kircher chiede la parola per fare una dichiarazione. Nell’aula si leva un mormorio di sorpresa, che il presidente del collegio giudicante zittisce subito. L’imputato si alza in piedi e parla lentamente, pesando ogni parola. Dice di aver riflettuto a lungo, di voler fare “piazza pulita” e, modificando l’affermazione del giorno prima, si dichiara colpevole.

 

Poi Kircher è un fiume in piena. Dice che nel 2006 la banca aveva urgente bisogno di denaro e che “era chiaro a tutti” che l’emissione di azioni privilegiate con il patto segreto di riacquisto non poteva costituire un aumento di capitale. “Tutti sapevano che quelle azioni erano una truffa”. Quando dice “tutti”, Kircher intende chiaramente riferirsi agli ex dirigenti dalla banca, che ora siedono al suo fianco sul banco degli imputati. Ha deciso di vuotare il sacco e di inchiodarli alle loro responsabilità, perché probabilmente si è reso conto che gli ex colleghi stavano facendo di lui il capro espiatorio, essendo stato lui a firmare tutti gli atti dell’operazione. Mentre “non io ero stato il cervello dell’operazione, ma Kulterer. Nella banca la parola di Kulterer era legge”.

 

Kulterer in quel momento non è presente in aula, ma è presente il suo avvocato Rüdiger Schender, che tenta di tacitare Kircher. Ma questi ormai è al galoppo e nessuno lo può più fermare. Rivela di avere messo da parte mail, contratti e documenti che comproverebbero le sue parole, documenti che non risultano attualmente agli atti, perché non trovati durante le perquisizioni.

 

Kircher fornisce anche alcuni aspetti illuminanti circa il rapporto tra Kulterer e Ingrid Flick, che, come avevamo riferito due giorni fa, è la vedova dell’industriale Friedrich Karl Flick, proprietario di un patrimonio stimato in 6,5 miliardi di euro. La ricca signora era quella che più di tutti aveva beneficiato della generosa operazione di Hypo Bank. Su 100 milioni di azioni privilegiate emesse, lei ne aveva acquistato personalmente per 13 milioni e per altri 25 milioni ne aveva fatto acquistare alla sua fondazione, di cui allora era presidente Wolfgang Kulterer, contemporaneamente anche direttore generale di Hypo Bank. Ma la vedova, pur nuotando nei suoi miliardi, come Paperon de Paperoni, non si era accontentata di un rendimento del 6,5% (eccezionale di questi tempi, soprattutto per un investimento senza rischi). Quel tasso di interesse – ha spiegato ai giudici Kircher  – era parso “nicht adäquat”, “non sufficiente”. Per questa ragione Kulterer aveva avuto l’idea di concedere alla madama e a tutta la dozzina di investitori privilegiati un dividendo extra di 2,5 milioni.

 

Le parole di Kircher sono state in parte smentite già nel corso dell’udienza dagli altri imputati, ma il bello dovrà ancora venire, quando esibirà i documenti di cui afferma di essere in possesso. Perché abbia deciso di confessare è abbastanza evidente: se condannato, il suo mutato atteggiamento influirà sulle dimensioni della pena, che con tutta probabilità sarà soltanto pecuniaria e non detentiva. Precedenti illustri insegnano, a cominciare dalla tangente di 6 milioni di euro incassata dal commercialista Dietrich Birnbacher per conto di Jörg Haider e Josef Martinz.

 

Ma la novità nell’atteggiamento di Kircher sta nel fatto che per la prima volta si è rotto il fronte degli ex manager di Hypo Bank, finora tutti schierati su una linea difensiva fondata sull’asserzione che tutti gli atti compiuti sarebbero stati perfettamente legittimi. Kircher ora canta fuori dal coro: non si limita a dire che quegli atti non erano legittimi, ma che i suoi colleghi, a cominciare da Kulterer, lo sapevano molto bene fin dall’inizio.

 

Nella foto, l’aula della Corte d’assise di Klagenfurt durante una pausa del processo: Josef Kircher, a sinistra, con il suo difensore Richard Soyer; a destra, Wofgang Kulterer gli rivolge le spalle.

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