Sabato 18 Maggio 2024

Pochi in Italia conoscono l’immobiliarista austriaco René Benko, 45 anni. Forse si è sentito il suo nome soltanto in Sud Tirolo, dove l’imprenditore austriaco ha avviato alcune importanti operazioni immobiliari. In Austria e in Germania lo definiscono poco rispettosamente “Jongleur”, o piuttosto “Immobilien-Jongleur”, che sta per “giocoliere nel campo immobiliare”. Insomma, uno che ha fatto i soldi in poco tempo, con abili e spregiudicate operazioni immobiliari.

E, in effetti, René Benko ha questo profilo. Studi interrotti, inizio dell’attività lavorativa nel campo della ristrutturazione di soffitte, subito dopo ampliamento del raggio di azione alle costruzioni edilizie vere e proprie. Tutto accade precipitosamente. A 20 anni guadagna il suo primo milione (a quel tempo era un milione di scellini, equivalenti a 73.000 euro), a 40 anni è già miliardario (questa volta in euro, non più in scellini). La rivista economica “Trend” gli attribuisce un patrimonio di 4,9 miliardi, che lo collocano al sesto posto nella graduatoria degli austriaci più ricchi (dopo la recente morte di Dietrich Mateschitz dovrebbe essere salito al quinto posto).

René Benko è una delle tante persone tirate in ballo dal “collaboratore di giustizia” Thomas Schmid, nelle 454 pagine del suo interrogatorio da parte della Procura anticorruzione, durato 15 giorni. Quasi tutti i personaggi del ponderoso dossier di accusa sono politici dell’Övp (il Partito popolare austriaco) legati al carro dell’ex cancelliere Sebastian Kurz. Benko è uno dei pochi “non politici”, ma vicini alla politica per ragioni di affari.

Che cosa significhi essere “vicini alla politica” lo capiscono tutti, anche se quasi mai ciò che si capisce o si sospetta può essere dimostrato, carte alla mano. Il verbale di interrogatorio di Schmid costituisce ora una di quelle carte.

Agli inquirenti l’ex segretario generale del Ministero delle Finanze ha riferito di essere stato avvicinato da Benko per “aggiustare” un contenzioso fiscale che si trascinava da anni. La richiesta era di fare in modo di non pagare nulla o di pagare poco. In cambio Schmid sarebbe stato premiato con un incarico dirigenziale nel gruppo Signa (la holding immobiliare di Benko), compensato con 300.000 euro lordi all’anno, più un bonus di altri 300.000 euro. Dall’ammontare del compenso si può solo immaginare a quanto dovessero ammontare le imposte che l’immobiliarista voleva evitare di pagare.

Per essere più convincente, Benko invita più volte Schmid sul suo yacht di 64 metri o nella sua lussuosa residenza di Lech am Arlberg, il paradiso dello sci frequentato da lady Diana e dalla casa reale olandese. Tutto questo accade tra il dicembre 2016 e il 2018.

Sebastian Kurz era informato dell’intervento di Schmid in favore di Benko? Agli inquirenti che lo interrogavano, questi ha risposto di sì. Schmid gliene aveva parlato e per il cancelliere andava bene. Solo non voleva che fosse fatto il suo nome, per non guastare i suoi buoni rapporti con la famiglia Dichand, proprietaria del quotidiano tabloid “Kronen Zeitung” e in posizione conflittuale con Benko, proprietario a sua volta del 24,5% della testata.

Alla luce di questa ricostruzione dei fatti, quale emerge dalle pagine dell’interrogatorio di Thomas Schmid, la Procura anticorruzione ha effettuato una perquisizione in due sedi della Signa Holding, sequestrando molti documenti. Sono annunciate molte sorprese.

NELLA FOTO, l’immobiliarista multimiliardario René Benko, a destra, con l’ex cancelliere Sebastian Kurz.

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