Sabato 14 Dicembre 2024

09.02.03 01 Gorizia, aula della Corte di assiseAlfred Grünwald, 48 anni, di St. Georgen in Lavantal (Carinzia orientale), è il gestore di un vivaio, il Kompost Werk di Grafenstein. Nella sua azienda furono conferite nel 2005 quasi 5 mila tonnellate di compost, che in realtà forse non erano compost ma rifiuti speciali e forse nocivi (contenenti, tra l’altro, salmonelle, enterobacteriacee e streptococchi). Scriviamo due volte “forse”, perché in proposito non vi è ancora certezza. Per il momento si tratta soltanto di un’accusa mossa al Grünwald dalla Procura della Repubblica di Gorizia, sulla scorta delle indagini svolte dai carabinieri del Comando per la tutela dell’ambiente e dai successivi accertamenti disposti dal pubblico ministero Annunziata Puglia (all’epoca in servizio a Gorizia, ora a Udine).

Nella vicenda erano coinvolte all’inizio 26 persone, tra gestori di aziende che si occupano della raccolta e del trattamento dei rifiuti, autotrasportatori, titolari di aziende agricole e vivai, tecnici di laboratori di analisi. Erano accusate di aver partecipato, con ruoli diversi, al traffico e allo smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi, che durante il viaggio si trasformavano per magia in ammendante agricolo, destinato ai terreni di coltivazione e ai vasi per piante e fiori. La vicenda era venuta alla luce grazie al meticoloso lavoro di indagine dei carabinieri, che avevano chiamato l’operazione “Sacher Compost”, scegliendo il nome della celebre torta di cioccolata viennese, perché l’Austria era la destinazione di una parte del falso ammendante.

Al termine delle indagini, nel maggio 2008, il giudice dell’udienza preliminare di Gorizia, Massimo Vicinanza, aveva prosciolto 10 imputati, tre erano stati processati con rito abbreviato, uno aveva scelto il patteggiamento e i restanti 11 (tra cui il nostro Grünwald) erano stati rinviati a giudizio.

L’udienza è fissata al 3 febbraio 2009, vale a dire 4 anni dopo i fatti e un anno dopo la conclusione delle indagini. L’aula del tribunale di Gorizia pullula di imputati e di avvocati. Alcuni sono venuti dal Veneto, altri addirittura da Ravenna. Dalla Carinzia è sceso anche Alfred Grünwald, assistito dal suo legale austriaco Christian Ragger e dall’avvocato goriziano Maurizio Rizzatto. Grünwald ha affrontato oltre 200 chilometri di strada (e altrettanti per il ritorno), fiducioso che la giustizia italiana funzioni come quella au09.02.03 04 Gorizia, aula della Corte di assise; documenti del processo Sacher Compoststriaca. Ma gli basta il primo impatto per ricredersi.

Intanto nell’udienza del 3 febbraio è già previsto che non si faccia nulla. È un’udienza “filtro”, come si usa chiamarla. Serve soltanto per organizzare il prosieguo dei lavori. Ma il 3 febbraio non può essere svolta neppure questa marginale funzione, perché, nonostante un anno di tempo, non a tutti gli imputati è stata notificata l’udienza o non è stata notificata a tempo debito o è stata notificata all’indirizzo sbagliato.

Grünwald non sa spiegarsi come ciò sia potuto accadere, ma ne prende atto e ritorna nella sua Carinzia, in attesa della seconda udienza fissata al 30 giugno. Che diventa allora un’udienza “filtro”, necessaria per poter procedere all’inizio vero e proprio del dibattimento nell’udienza in agenda ieri.

Ma anche ieri non si discute dell’operazione “Sacher Compost” ma solo dell’ammissibilità dei documenti presentati dall’accusa e di quelli presentati dalle altre parti. Tra questi figura anche la richiesta della trascrizione di un’infinità di intercettazioni telefoniche (soltanto il pubblico ministero ha presentato un elenco lungo 14 pagine). Quanto tempo richiederà il lavoro? Settimane? Mesi? Anni? Impossibile prevederlo, anche perché alcune intercettazioni potrebbero essere in tedesco e richiedere una traduzione.

Intanto la prossima udienza è già stata fissata al 15 dicembre e sarà riservata esclusivamente al giuramento del perito incaricato delle trascrizioni (se poi si scoprirà che per alcune intercettazioni serve anche la traduzione, si dovrà nominare un altro perito interprete e convocare un’altra apposita udienza per far giurare anche lui). L’escussione dei testi e l’interrogatorio degli imputati non potrà avvenire che il prossimo anno, verosimilmente dopo che tutte le intercettazioni telefoniche saranno state trascritte e messe a disposizioni delle parti.

Fin qui la vicenda “Sacher Compost”. Ora cambiamo argomento e ci occupiamo dello scandalo Hypo Bank (hol09.02.03 06 Gorizia, Palazzo di Giustiziading bancaria di Klagenfurt, presente in una dozzina di Paesi, tra cui l’Italia, dove la direzione generale ha sede a Tavagnacco): un buco di 329 milioni di euro verificatosi nel 2004 per operazioni swap fallite, buco scoperto soltanto nel 2006, dopo che per due anni erano stati falsificati i bilanci per non far emergere l’ingente perdita. L’inchiesta giudiziaria è stata completata in un anno e mezzo (compresa una complessa perizia contabile su due esercizi finanziari di una holding bancaria internazionale, tradottasi in due carrelli carichi di faldoni e di documenti). Il processo si è celebrato nel 2008 e si è concluso nello stesso anno con la condanna dei tre dirigenti al vertice dell’istituto. Quattro anni dopo i fatti, due anni dopo la loro scoperta, pochi mesi dopo la conclusione delle indagini.

Herr Alfred Grünwald, che arriva in Italia avendo alle spalle questa civiltà giuridica, che idea si sarà fatto della giustizia nel nostro Paese, che molti chiamano ancora la “patria del diritto”?

Nella foto in alto, il banco del Tribunale di Gorizia con la poltrona del presidente. Al centro, i carrelli su cui sono accatastati i faldoni con tutti i documenti dell’inchiesta sul traffico di rifiuti tossici svolta dalla Procura della Repubblica. In basso, il palazzo di giustizia in via Nazario Sauro, a Gorizia

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