Venerdì 4 Ottobre 2024

09.09.14 Ulrich Habsburg-LothringenNovant’anni dopo il crollo dell’impero, gli Absburgo chiedono di poter tornare di nuovo alla guida dell’Austria. O, per essere più precisi, lo chiede uno degli appartenenti alla numerosa famiglia: Ulrich Habsburg-Lothringen, 67 anni. È probabilmente l’unico dell’antico casato, che per sei secoli ha retto le sorti dell’Austria, a risiedere in Carinzia, dove ha svolto per anni il lavoro di amministratore forestale. Ora, da pensionato, è impegnato politicamente con i Verdi come consigliere comunale di Wolfsberg. Assistito dall’avvocato Rudolf Vouk, noto esponente della minoranza di lingua slovena, ha presentato ricorso alla Corte costituzionale, chiedendo una modifica o, quanto meno, una più chiara interpretazione dell’articolo 60, comma 3, della Costituzione, che nega a un Absburgo o a un suo familiare, che abbia avuto responsabilità di governo al tempo della monarchia, la possibilità di essere eletto capo dello Stato.

Che senso ha – si chiede e chiede il pensionato Ulrich – vietare a un Absburgo l’elezione alla presidenza, ma non quella, per esempio, al Parlamento o addirittura alla carica di cancelliere? Che senso ha imporre un simile veto a un cittadino austriaco, perché porta il suo storico nome, e non imporlo invece a chi è stato iscritto al partito nazionalsocialista? E poi, come si fa, tra gli oltre 500 appartenenti al casato degli Absburgo che attualmente risiedono in Austria, distinguere quali di essi “hanno avuto responsabilità di governo” – come recita il testo della norma costituzionale – e quali no? Ulrich Habsburg (che non ama premettere il “von” al cognome) sicuramente non ne ha avute, essendo nato nel 1941 a Wolfsberg, figlio di un salisburghese e di una danese.

Ha voluto sollevare il caso proprio adesso, perché in questi mesi partiti austriaci si stanno attrezzando in vista delle elezioni presidenziali, che si terranno in Austria il prossimo anno. Ulrich dice di volersi candidare, perché – osserva non senza civetteria – a 67 anni ha l’età giusta per aspirare alla carica presidenziale.

In realtà non ci pensa affatto. Sia perché non ha alle spalle un partito che possa sostenere la sua candidatura, sia perché non ha i mezzi per affrontare le spese che una campagna elettorale comporta. Il suo ricorso alla Corte costituzionale non nasconde una revanche aristocratica, ma ha il senso di una provocazione, per rivendicare un diritto squisitamente repubblicano, non monarchico, all’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Anche dei cittadini che portano un nome così impegnativo e condizionante come quello dalla casata Absburgo-Lorena.

03.11.19 Klagenfurt, cartello bilingue wc stazione ferroviariaDel resto, Ulrich di Carinzia è sempre stato impegnato nelle battaglie civili nel suo Comune e nel suo Land. In primo luogo nelle battaglie in difesa dei diritti della minoranza slovena in Carinzia, ripetutamente umiliati dalla politica di Haider e dei suoi successori (memorabili le sue lettere di protesta pubblicate nella “Kleine Zeitung”). Nella sua attività professionale e nel suo impegno politico Ulrich Habsburg-Lothringen non ha mai “speso” il suo nome per trarne un qualche vantaggio personale. Anzi, ha perfino tenuto le distanze da Otto d’Absburgo e dai diretti discendenti della casa imperiale.

Soltanto nelle sue battaglie in favore della minoranza slovena ha sentito l’orgoglio di richiamare alla memoria l’epoca absburgica: “Mi dà terribilmente ai nervi – ha dichiarato – il modo in cui il gruppo etnico sloveno è trattato oggi in Carinzia. Nel cosiddetto ‘carcere dei popoli’ absburgico nella Carinzia del sud c’era ovunque una segnaletica bilingue. Non è possibile che agli sloveni vada oggi peggio di quanto andasse al tempo della monarchia”.

Ulrich Habsburg forse non è ben informato. Al tempo dell’impero, non soltanto nella Carinzia del sud, ma persino a Klagenfurt – città dove neppure allora era presente una minoranza slovena – la segnaletica era bilingue. E gli sloveni che vi arrivavano in treno potevano leggere il nome della città anche nella loro lingua, Celovec, per non sentirsi stranieri in patria. Nella Carinzia di oggi, repubblicana e democratica, Haider e i suoi epigoni – in violazione della Costituzione del 1955 e delle successive sentenze della Corte costituzionale – non hanno consentito la segnaletica bilingue neppure nei comuni dove gli sloveni vivono da sempre.

Nella foto in alto, Ulrich Habsburg-Lothringen, 67 anni, pensionato e “aspirante” alla presidenza della Repubblica. In basso, il cartello del wc per uomini alla stazione di Klagenfurt in una foto degli anni ’60. Sotto la scritta “Männer” (uomini) si intravede ancora la scritta originale del periodo absburgico, in tedesco e sloveno.

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