Sabato 18 Maggio 2024

18.10.28 Vienna, Bundesverwaltungsgericht (Tribunale amministrativo federale)A 70 cittadini austriaci è stata notificata in questi giorni la revoca della cittadinanza. La motivazione del provvedimento? Sono immigrati turchi, o figli di immigrati turchi, che hanno mantenuto o riacquistato la cittadinanza del Paese di origine. La doppia cittadinanza in Austria non è ammessa: chi vuole diventare austriaco deve giurare sulla Costituzione della sua nuova patria e rinunciare alla cittadinanza precedente.

È un paradosso che questo avvenga in Austria, proprio nel Paese che intende concedere la sua cittadinanza agli italiani di lingua tedesca e ladina del Sud Tirolo, rischiando per questo anche una crisi diplomatica con il nostro Paese. Se l’Italia applicasse ai suoi nuovi “cittadini austriaci” le stesse regole che valgono in Austria, una Eva Klotz, tanto per fare un nome, cesserebbe di essere anche cittadina italiana e perderebbe tutti i relativi diritti – in primo luogo quelli di fare attività politica, di votare e di essere eletta – pur mantenendo quelli che le deriverebbero dall’appartenere comunque all’Unione Europea.

I 70 austro-turchi, che d’improvviso si sono ritrovati ad essere solo “turchi” e non più anche “austro”, sono soltanto la prima pattuglia di un esercito di oltre 26.000 loro connazionali presenti in Austria, nei confronti dei quali è in corso un procedimento per la revoca della cittadinanza. In realtà nella loro stessa condizione dovrebbero trovarsi in tutto circa 100.000 persone di origine turca, che incautamente avevano mantenuto la doppia cittadinanza.

A “scovarle” era stato lo scorso anno l’Fpö, il partito della destra populista al governo assieme all’Övp. Lo aveva fatto in occasione del referendum costituzionale in Turchia, cui avevano partecipato anche molti austriaci, in quanto anche cittadini turchi. L’Fpö era venuto in possesso delle liste degli aventi diritti al voto e le aveva trasmesse al ministero degli Interni, chiedendo la revoca della cittadinanza a tutti gli iscritti.

In Austria la competenza in materia è dei Länder. Alcuni, più vicini all’Fpö, hanno provveduto sollecitamente, altri devono ancora incominciare. Per questo i procedimenti in corso riguardano per ora soltanto 26.000 “doppi” cittadini e non 100.000. Contro la revoca della cittadinanza dei Länder è stato presentato ricorso ai Tribunali amministrativi regionali, che hanno confermato il provvedimento.

A questo punto è stata tentata la strada del Tribunale amministrativo federale, che ha esaminato finora 70 casi – quelli menzionati sopra – e nei giorni scorsi si è pronunciato, convalidando anch’esso la revoca della cittadinanza. Una sentenza importante, perché ad essa faranno riferimento d’ora in avanti i Tar regionali.

Per 26.000 austro-turchi (che però, probabilmente, diventeranno alla fine 100.000) il destino è segnato. Senza la cittadinanza non potranno cercare un lavoro o, se ne hanno già uno, lo perderanno (come accade agli immigrati in attesa del riconoscimento di rifugiati). Ma, siccome il provvedimento avrà effetto retroattivo, tutti gli atti giuridici eventualmente compiuti diverrebbero nulli: per esempio, l’acquisto di una casa o l’ottenimento di un contributo.

Qualora la legge fosse applicata alla lettera, per queste persone si aprirebbe uno scenario catastrofico. Una tragedia per loro, ma certo anche un motivo di inquietudine per gli austriaci, che improvvisamente si troverebbero in casa 100.000 “ospiti” privati dei loro beni e impossibilitati a fare alcunché per sopravvivere.

 

NELLA FOTO, il nuovo palazzo del Bundesverwaltungsgericht, il Tribunale amministrativo federale, inaugurato a Vienna nel 2013.

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