Domenica 2 Giugno 2024

12.03.27 Klagenfurt, Striedinger e KultererÈ un carosello di denaro (55 milioni di euro) che viaggia avanti e indietro tra l’Austria e il Liechtenstein quello messo in piedi da Hypo Group Alpe Adria nel 2004 per aumentare alla svelta il proprio patrimonio. Sono gli anni delle vacche grasse e la holding carinziana sta crescendo in fretta, troppo in fretta, soprattutto nei Balcani. La legge prescrive un capitale pari almeno all’8% dei crediti a rischio e il capitale di Hypo Group non ce la fa più a reggere il passo dell’espansione dei suoi affari. Occorre subito altro denaro.

 

Di questo si sta occupando il processo apertosi la scorsa settimana dinanzi alla Corte d’assise di Klagenfurt, che vede sul banco degli imputati volti noti (gli ex direttori generali Wolfgang Kulterer e Günter Striedinger), e meno noti (il commercialista Hermann Gabriel e l’avvocato Gerhard Kucher, a suo tempo consulenti della banca). L’accusa per tutti è di infedeltà patrimoniale, per aver costruito un sistema artificioso di autofinanziamento che avrebbe causato al gruppo bancario e ai suoi azionisti (allora erano ancora il Land Carinzia, la compagnia assicuratrice Grawe e, per una quota marginale, una fondazione dei dipendenti) un danno di 5,490 milioni di euro.

 

Di parere opposto la difesa degli imputati, che ha schierato nell’aula del tribunale ben otto legali, tra i migliori dell’Austria, tutti esperti in diritto societario e tributario. Dal loro punto di vista la soluzione adottata per l’aumento del capitale non solo era perfettamente lecita, ma anche la più conveniente sul piano economico. Da essa non sarebbe derivato alcun danno alla banca, ma al contrario un risparmio di costi.

 

Sarà interessante vedere a chi darà ragione la corte. Ma per saperlo bisognerà attendere almeno fino a maggio, perché la presidentessa del collegio giudicante, Sabine Roßmann, ha fissato per ora un calendario di 13 udienze. Gli imputati si sono dichiarati tutti „non colpevoli“. Ma, al di là del giudizio che verrà formulato nei loro confronti, vale la pena di tentare di capire il meccanismo dell’operazione da essi messa in atto.

 

Il punto di partenza, dunque, è l’aumento di capitale. I metodi „normali“ per farlo sono tre: chiedere nuove risorse agli attuali azionisti; cercare nuovi azionisti disposti a sottoscrivere un aumento di capitale; vendere parti non strategiche della società (per esempio, le partecipazioni in attività immobiliari e turistiche). Nessuna di queste strade risulta percorribile: gli azionisti non hanno mezzi da conferire; non si vogliono cercare nuovi azionisti, perché si aprirebbe la porta ad altre banche, come la Erste, uno dei principali concorrrenti nel sud-est Europa, che così potrebbe ficcare il naso nelle carte di Hypo Group; la smobilitazione di investimenti in settori marginali per il recupero di risorse non sarebbe economicamente conveniente.

 

Con l’aiuto dei consulenti Gabriel e Kucher si esplora una nuova via: quella dell’acquisto di prodotti propri strutturati. Già la definizione dovrebbe insospettire. Vediamo di che si tratta. Il punto di partenza è la società di leasing del gruppo bancario. Ad essa viene chiesto di erogare un prestito di 55,5 milioni a 11 fondazioni con sede nel Liechtenstein. Queste, a loro volta, presteranno il denaro a un’altra società, la BC Holding, che lo userà per acquistare azioni privilegiate di Hypo Group. In questo modo, il denaro della banca uscirà da una porta (quella di Hypo Leasing) e rientrerà da un’altra in forma di aumento di capitale per 55,5 milioni, senza che nulla cambi, perché la BC Holding, con le sue azioni privilegiate, avrà diritto a un dividendo, ma non al voto negli organi deliberativi.

 

Il marchingegno, secondo lo squadrone di avvocati che difende gli imputati, non sarebbe illegale, perché l’autofinanziamento è consentito dalla legge austriaca, quando lo scambio di denaro avviene non nell’ambito di una sola società, ma tra società differenti di una holding, come Hypo Group appunto. La scelta di effettuare l’operazione nel Liechtenstein, inoltre, non mirava a nascondere nulla, ma soltanto a beneficiare dei vantaggi fiscali consentiti in quel Paese. Tanto per capirci: i dividendi che la BC Holding avrebbe lucrato con le azioni privilegiate sarebbero stati incassati nel principato alpino, dove si pagano meno tasse. Poco importa che dietro alla BC Holding e alle 11 fondazioni ci siano sempre gli amministratori di Hypo Group.

 

Il ruolo dell’accusa nella Corte d’assise è esercitato da una sola persona, il pubblico ministero Robert Riffel, e il suo compito appare disperato di fronte alla potenza di fuoco degli otto avvocati che siedono di fronte a lui sull’altro lato dell’aula, ciascuno specializzato a trattare un singolo capitolo dell’intricata vicenda. Così come disperato sembra il ruolo dei cinque giudici laici della Corte d’assise. Non sappiamo che lavoro facciano e che studi abbiano fatto, ma la materia su cui dovranno giudicare sarebbe complicata anche per un docente di scienza delle finanze.

 

Nella foto, Wolfgang Kulterer (a destra) e Günter Striedinger, i due principali imputati nel processo Hypo Group III, nell’aula della Corte d’assise di Klagenfurt.

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