Sabato 18 Maggio 2024

18.12.02 Sillian, Raifffeisenbank - CopiaUno dei tipici cortocircuiti dell’informazione si ha talvolta quando non sono i fatti a diventare notizia, ma le notizie diventano fatti. O almeno sono ritenuti tali. Le cronache degli ultimi anni ci offrono molti esempi in proposito. Ricordate quegli imprenditori che si suicidavano per i debiti della loro azienda? Non c’era alcun riscontro sul nesso di causalità e, anzi, qualcuno aveva addirittura rilevato che c’erano stati più suicidi in tempi di vacche grasse, quando le aziende marciavano a gonfie vele. Ma la notizia piaceva, perché assumeva una valenza politica, e a forza di ripeterla, senza verificarne la fondatezza, aveva finito per sembrare vera. Anzi, era diventata “realtà”.

Era accaduto qualcosa del genere anche oltre trent’anni fa, nel 1985, quando si ebbe un’”epidemia” di suicidi nelle caserme (allora esisteva ancora il servizio di leva). Eppure quello fu l’anno in cui si registrò il minor numero di suicidi, rispetto agli anni precedenti, e, comunque, in un rapporto non dissimile dai suicidi nella vita civile per quelle stesse classi di età. Ma anche allora mettere sotto accusa l’istituzione militare suscitava interesse giornalistico e a forza di parlarne si finì per credere davvero che i disagi della naja conducessero al suicidio. In quel caso l’effetto perverso di una serie di notizie che si alimentavano a vicenda fu tale che un tenente colonnello, comandante di battaglione nel Pordenonese, fu indotto davvero a togliersi la vita, perché un suo soldato si era suicidato e si sentiva addosso il peso di un’opinione pubblica resa isterica da un’informazione distorta.

Qualcosa del genere sta accadendo anche in questi mesi a proposito della presunta fuga di capitali in Austria. Ne hanno scritto vari giornali, giornali di provincia, ma anche autorevoli giornali nazionali. Tutti hanno dato sostanzialmente la stessa notizia: quella di una Raiffeisenbank (l’equivalente delle nostre casse rurali di un tempo) di Sillian, nella quale un numero crescente di clienti italiani stanno aprendo conti correnti e depositi. Possibile che tante testate italiane (anche radiofoniche e televisive) abbiano avuto riscontro soltanto dei “buoni affari” della banca di Sillian e non ne abbiano trovato un’altra, interessata alla clientela italiana, da menzionare nei loro servizi?

Il sospetto è che uno abbia ripreso la notizia dall’altro, in una sorta di perversa catena. Quel cortocircuito mediatico di cui parlavamo in apertura, per cui a forza di ripetere un’informazione sbagliata, quell’informazione diventa vera. Magari forse tutto è nato solo dal fatto che la Raiffeisenbank di Sillian ha fatto pagine di pubblicità sui giornali italiani del nord-est (ricordiamo che Sillian è il primo paese che si incontra in territorio austriaco, attraversando il confine da San Candido, in val Pusteria), per accaparrarsi clientela italiana, approfittando delle incertezze della situazione politica nel nostro Paese, dovute allo spread e a una manovra di bilancio minacciata dalle sanzioni dell’Ue, che potrebbe concludersi con un’imposta patrimoniale. Quindi non i risparmiatori italiani sono corsi fino a Sillian con il loro gruzzolo, ma è la Raiffeisenbank di Sillian che è andata a cercarseli, facendo leva sulle loro paure.

Il famoso “cortocircuito” è tale che ora perfino la stampa austriaca dà notizia di questo flusso di capitali italiani nelle banche austriache. Qual è la loro fonte? Le banche del loro Paese? No, sono i giornali italiani. E qual è la banca che hanno interpellato? Ma è ovvio: anch’essi hanno sentito la Raiffeisenbank di Sillian, perché hanno letto quel nome negli articoli italiani. Non colossi come Bank Austria-Unicredit, Bawag, Erste Bank, no, si sono basati sugli affari di una piccola banca di paese.

Ieri lo ha fatto anche la “Kleine Zeitung”, quotidiano di Klagenfurt, in un articolo a firma di Uwe Sommersguter (lo stesso redattore economico che ieri aveva approfondito la vendita dell’ex sede centrale di Hypo Bank a Klagenfurt). Ma Sommersguter ha fatto di più. Oltre a sentire il direttore della banchetta di Sillian, Alois Ortner, ha consultato anche alcuni direttori di banche di Klagenfurt e Villach. Tra questi, soltanto la direttrice della Kärntner Sparkasse, Gabriele Semmelrock-Werzer, ha riferito di “un interesse straordinariamente alto dall’Italia” negli ultimi due mesi.

Ma Herta Stockbauer, direttrice della Bks Bank (la banca della Carinzia e della Stiria che ha maggiori rapporti con l’Italia), ha parlato “soltanto di un lieve aumento della richiesta di informazioni sulle possibilità di investimenti in Austria” da parte italiana, senza tuttavia poter parlare di una vera e propria fuga di capitali. Dello stesso tenore la risposta delle Kärnten Raiffeisenbanken (è il livello regionale del “sistema Raiffeisen”, che funge da coordinamento tra tutte le casse rurali della Carinzia, a cui non appartiene però quella di Sillian, che si trova in Tirolo): “Da noi non abbiamo avvertito alcun cambiamento degno di nota nel comportamento della clientela italiana”.

E, dunque, queste fughe di risparmiatori verso l’Austria ci sono o non ci sono? Probabilmente qualche persona ha pensato di aprire un conto oltreconfine, ma almeno per ora il fenomeno non ha assunto dimensioni di rilievo, come quelle che avevamo registrato nel 1992, quando la lira fu costretta a uscire dalla Sme e nel cuore di una notte il governo Amato dispose un prelievo forzoso su tutti i depositi bancari. Allora i trasferimenti di valuta non erano liberi come oggi (c’era un tetto di 20 milioni a persona) e non c’era una moneta comune europea. Per questo centinaia di risparmiatori italiani corsero in Austria, con borsoni di banconote da cambiare in scellini. Oggi pellegrinaggi di quel tipo non sono più necessari. Si può operare legalmente dall’Italia, disponendo bonifici all’estero on line e investendo i propri risparmi in titoli di qualsiasi Paese del mondo e in qualsiasi Paese del mondo, non solo in Austria. Tutto nel rispetto della legge, per mettere  al sicuro il proprio patrimonio, senza inutili viaggi fino a Sillian o a Villaco.

In settembre la Banca nazionale austriaca registrava depositi di clienti italiani per 1,229 miliardi, senza variazioni di rilievo rispetto ai mesi precedenti. Vedremo a fine anno se, dopo le ultime turbolenze politiche in Italia, quell’importo sarà cresciuto.

 

NELLA FOTO, la piccola Raiffeisenbank di Silllian, che ha teso l’amo ai risparmiatori italiani.

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