Sabato 18 Maggio 2024

KAPSCHVORTRAG2Un collega austriaco osservava che “la situazione economica e politica dell’Austria non è molto dissimile da quella italiana. Anche da noi la spesa pubblica cresce, le riforme necessarie sono bloccate dai veti contrapposti dei partiti al governo, il deficit dello Stato e il debito pubblico aumentano. La sola differenza è che noi non ci troviamo già sul ciglio del burrone, come l’Italia, abbiamo ancora un margine di tempo per frenare e cambiare direzione di marcia. Ma, se non ci muoviamo subito, andremo incontro alla stessa sorte”.

In effetti, l’Austria è ancora uno dei Paesi più ricchi d’Europa, con il più basso tasso di disoccupazione e un sistema sociale eccellente, che non lascia mai a terra chi si trova in difficoltà. Ma le apparenze ingannano. Come abbiamo segnalato altre volte in questo “osservatorio”, vi sono settori che necessiterebbero di urgenti riforme – dal fisco all’amministrazione pubblica, dalla scuola alla giustizia – mentre invece il sistema politico è in una situazione di stallo. Il governo di “grande coalizione” tra socialdemocratici e popolari, visto dall’Italia come un modello di proficua collaborazione tra forze politiche differenti, non batte un colpo ormai da tempo, perché in tutti i campi Spö e Övp hanno idee opposte e il loro matrimonio resiste soltanto perché entrambi sanno che, in caso di crisi, si andrebbe ad elezioni anticipate, da cui tutti e due uscirebbero decimati.

La difficoltà della situazione è emersa anche dall’intervento che il presidente degli industriali austriaci  Georg Kapsch ha tenuto recentemente a Klagenfurt, nel corso di un incontro con i colleghi della Industrielle Vereinigung (Associazione industriali) della Carinzia. Kapsch ha dipinto un quadro a tinte fosche di “una repubblica che non vuole riformarsi”, individuando due “blocchi sistematici”.

Il primo sarebbe dato dal federalismo. Sì, proprio il federalismo, da molti auspicato in Italia, mentre in Austria, dove già esiste, lo si vorrebbe eliminare o quanto meno ridimensionare, a causa dello “squilibrio tra i doveri dello Stato federale e i diritti dei Länder”. Kapsch in proposito non si è soffermato sui dettagli, già noti all’uditorio carinziano, ma le sue parole erano riferite alle spese che i Länder fanno spensieratamente, perché tanto il conto alla fine lo paga Vienna.

Il secondo blocco alle riforme sarebbe dato dalla pratica della “Sozialpartnerschaft”, la cosiddetta “concertazione sociale”, che per anni, specie nel dopoguerra, ha contribuito al successo e alla crescita economica del Paese. “Sozialpartnerschaft” significa accordo a ogni costo, anche al di fuori delle sedi istituzionali, tra i partner sociali, che in Austria sono la Camera dell’economia, il sindacato, la Camera del lavoro, quella degli agricoltori e alcuni altri gruppi di interessi, tra cui la stessa Associazione degli industriali.

Kapsch, pur facendo parte di questo meccanismo di concertazione, ne ha denunciato le conseguenze perverse: “Interviene ovunque, a livello legislativo, di governo, di consulenza, annullando la cultura del conflitto. Al suo posto viene ricercato fin dall’inizio un compromesso”. E questa “cultura della concertazione”, per non scontentare nessuno, avrebbe fatto crescere il debito pubblico fin oltre l’80% del Pil (neppure paragonabile con quello enorme italiano, ma inquietante per gli austriaci, che lo hanno visto crescere di 20 punti percentuali nei pochi anni seguiti alla crisi finanziaria internazionale) e avrebbe determinato una congiuntura economica stagnante, con una crescita del Pil ridotta quest’anno allo 0,8%, senza considerare ancora la crisi Ucraina e le conseguenze delle sanzioni nei confronti della Russia.

Che fare? Nel campo fiscale le idee del presidente degli industriali austriaci sono chiare: no all’introduzione di imposte patrimoniali e testamentarie (volute invece dai socialdemocratici), sì ai tagli di spesa. E qui balza in primo piano il federalismo: se tutti i Länder usassero le loro risorse come quelli più efficienti (tornano all’orecchio le considerazioni che si fanno in Italia sui costi standard delle Regioni che, per gli stessi prodotti sanitari, spendono somme astronomicamente diverse), si potrebbero risparmiare immediatamente 4,5 miliardi, che sono la metà dell’importo calcolato per la riforma fiscale allo studio.

Non soltanto Länder diversi spendono somme diverse per fornire al cittadino lo stesso servizio. Lo stesso sistema federale rappresenta un costo insostenibile, perché in molti campi – dalla sanità alla scuola, alla previdenza sociale – moltiplica per 9 (quanti sono i Länder) i costi, che potrebbero essere di gran lunga inferiori. E spesso lo fa con sovrapposizione di competenze tra Länder e Stato federale. Basti dire che la burocrazia austriaca, apprezzata dagli osservatori italiani per la sua efficienza, ha un costo che sfiora il 20% del Pil, mentre in Italia è sotto il 19%. Una semplificazione di alcuni servizi ora inutilmente moltiplicati per nove – secondo il Wifo-Wirtschaftsforschungsinstitut (Istituto di ricerche economiche) – consentirebbe immediatamente un risparmio potenziale di 2,5 miliardi all’anno.

Accanto ai risparmi dell’amministrazione pubblica, Kapsch ne indica altri per le pensioni (l’età di uscita dal lavoro in Austria è inferiore a quella italiana è il sistema è in forte squilibrio, tanto da richiedere ogni anno un sostegno di 10 miliardi a carico della fiscalità) e nella sanità, dove si assiste a una esplosione dei costi. Troppi ospedali e spesso a pochi chilometri l’uno dall’altro, per ragioni di campanile.

Il ministro delle finanze Hans Jörg Schelling, subentrato recentemente al dimissionario Michael Spindelegger, viene dal mondo imprenditoriale ed è sicuramente in sintonia con Kapsch. In una recente riunione del governo fuori Vienna (qui queste riunioni le chiamano “Klausur”) ha annunciato una riforma fiscale per il 2015, sempre che tra i due partiti della coalizione si raggiunga un’intesa. Altrimenti l’Austria continuerà il suo cammino in discesa, fino a raggiungere il ciglio di quel burrone da cui noi, italiani, ci stiamo già sporgendo.

 

NELLA FOTO, secondo da sinistra, il presidente degli industriali austriaci Georg Kapsch. Gli altri sono, da sinistra, la direttrice dell’Associazione industriali della Carinzia Claudia Mischensky, la direttrice generale di Bks Bank Herta Stockbauer, e il presidente degli industriali carinziani Christoph Kulterer.

 

[Questo articolo è già stato pubblicato in “Realtà Industriale”, mensile di Confindustria Udine]

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