Sabato 18 Maggio 2024

14.04.30 Karl Sewelda, ad Raiffeisen Bank International - CopiaL’economia austriaca teme l’eventualità di sanzioni nei confronti della Russia, per l’intromissione in Ucraina. Fin che si parla di congelamento di conti bancari all’estero o di visti d’ingresso negato a esponenti russi e ucraini, nessun problema. Ma la prospettiva di sanzioni economiche suscita inquietudine, perché si rivelerebbero un boomerang: a soffrirne non sarebbero i russi, ma gli operatori austriaci.

 

La questione è stata sollevata recentemente da Karl Sewelda, amministratore delegato di Raiffeisen Bank International (Rbi), uno degli istituti di credito austriaci più esposti nell’Est Europa e in particolare in Russia. Basti dire che del suo utile di 835 milioni, prima delle tasse, conseguito nel 2013, per 615 milioni è stato prodotto dalla sua controllata in Russia. È evidente allora che sanzioni nei confronti di quel Paese si ritorcerebbero immediatamente a danno della banca austriaca, che in Russia lavora soprattutto con le aziende e nella gestione di patrimoni di clienti privati. I crediti concessi in quel Paese ammontano attualmente a 10 miliardi, mentre in Ucraina sono per 3,6 miliardi.

 

La crisi in atto in Ucraina ha già avuto ripercussioni nel campo finanziario. Dall’inizio dell’anno, nel timore di una escalation militare, circa 70 miliardi di investimenti in dollari Usa hanno preso il volo dalla Russia. La situazione economica così si è aggravata, con notevoli perdite di valore del rublo e della valuta ucraina sul mercato dei cambi. Ciò si è ripercosso anche sul capitale di Rbi, che si è svalutato per 280 milioni, e sull’utile del 2013, sceso del 19,5%.

 

La crisi dell’Ucraina si ripercuote anche sul rimborso degli aiuti che la Rbi, come altre banche austriache, ha ricevuto dallo Stato: 1,75 miliardi. L’istituto recentemente si è ricapitalizzato in borsa per 2,78 miliardi e con le risorse fresche acquisite avrebbe voluto subito rimborsare il prestito pubblico, che soltanto di interessi gli costa 600 mila euro al giorno. Ma è incappato nel veto del Finanzmarktaufsicht (l’organo di vigilanza su banche e società quotate in borsa) e della Banca nazionale, secondo i quali Rbi potrebbe aver ancora bisogno di quelle risorse, per le incertezze nell’Est Europa.

 

Karl Sewelda non condivide quelle preoccupazioni. Ritiene che la propria banca sia sufficientemente capitalizzata per affrontare eventuali emergenze. Lo scenario sul fronte orientale resta in ogni caso incerto. Rbi intendeva ritirarsi dal mercato dell’Ucraina, vendendo la propria controllata, ma l’operazione è stata rinviata a tempi migliori proprio in conseguenza delle attuali vicende politico-militari. Per la banca ucraina di Rbi il 2013 si era chiuso con un utile di 101 milioni, ma quest’anno è prevista invece in perdita. Il 30,6% dei crediti sono in sofferenza. In Russia, al contrario, problemi si pongono soltanto per il 4,8% dei finanziamenti concessi.

 

Proprio tenendo conto di queste difficoltà e del calo dell’utile nello scorso esercizio finanziario, il dividendo agli azionisti è stato ridotto da 1,17 a 1,02 euro.

 

Nella foto, Karl Sewelda, amministratore delegato di Raiffeisen Bank International.

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